Dopo due anni difficili, i viaggi sembrano finalmente ripartiti. Com’è andata questa estate 2022?
Fabio Bin: «Dopo la solitudine e il distanziamento degli ultimi due anni, c’è una forte esigenza di tornare il prima possibile a viaggiare, condividere esperienze, vivere di nuovo una vita piena e libera. Non a caso, WeRoad sta vivendo oggi una crescita tripla rispetto ai livelli del 2019. Stiamo costruendo la più grande comunità di viaggiatori in Europa, con oltre 55mila clienti e 1,5 milioni di follower sui social. La nostra visione è chiarissima: connettere persone, culture e storie. Sentiamo la responsabilità di essere un attore protagonista di una ripartenza che metta le connessioni umane al centro».
Gabriele Maria Sada: «Molto bene. Siamo davvero soddisfatti perché siamo andati oltre le aspettative che avevamo non solo a inizio anno, ma anche solo pochi mesi fa, quando eravamo ancora divisi in zone colorate e non si vedeva una via d’uscita certa dalle limitazioni. Abbiamo raggiunto il record di ragazzi partiti con noi in una stagione, oltre 15mila, segnando un +50% rispetto all’estate 2019. Abbiamo visto una voglia di vacanza e di spensieratezza che ci ha travolto!».
La pandemia ha portato solo difficoltà o anche qualche opportunità?
Gabriele Maria Sada: «Non nel mondo del travel: puoi facilmente sostituire un appuntamento con un meeting Zoom o una lezione con la dad (con tutte le limitazioni del caso), ma non puoi sostituire un viaggio con niente. Il settore turistico è stato tra i più colpiti e tra gli ultimi a vedere una ripresa. Ma ora arrivano le opportunità: confini aperti, una domanda enorme, una voglia di Italia, soprattutto dai paesi lontani… sta a noi saperla intercettare, offrire alla clientela esperienze nuove, e non piegarci all’aumento dei costi incontrollato».
Fabio Bin: «Più che opportunità, per noi questi sono stati anni di grandi “adattamenti”. WeRoad è nata per far viaggiare insieme persone che non si conoscono, su itinerari a lungo raggio, condividendo ogni momento di quell’esperienza. A marzo 2020, in pieno lockdown e con l’enfasi sul distanziamento sociale e tutti i confini internazionali (e pure regionali e comunali) chiusi, sembravamo un’azienda destinata a chiudere. Ma ci siamo reinventati, offrendo viaggi a corto raggio in Italia e in Europa, itinerari più brevi e nuove esperienze, come i viaggi in barca a vela e quelli in accomodation esclusive».
In questa fase di forte ripresa, quali sono i must per distinguersi nel settore dei viaggi organizzati?
Fabio Bin: «In WeRoad puntiamo molto sul coinvolgimento dei viaggiatori attraverso la figura del coordinatore di viaggio: non si tratta di una guida turistica “classica”, ma di un appassionato viaggiatore, adeguatamente selezionato e formato, che esplora il mondo insieme al gruppo, magari trovandosi in una determinata destinazione per la prima volta. Il suo livello di coinvolgimento ed entusiasmo sarà quindi molto diverso da quello che può avere una guida locale, figura che comunque accompagna i WeRoaders in determinate fasi del viaggio. Siamo fermamente convinti che il nostro modello costituisca un unicum nel settore del travel».
E i passi falsi da evitare?
Gabriele Maria Sada: «Secondo me sono tre gli errori da non commettere. Il primo è sicuramente ribaltare sui clienti tutti i costi. La crisi c’è, si sente, e la sente anche il cliente: si aspetterà sicuramente un lieve aumento dei prezzi, ma non di dover sostenere tutte le spese di un tour operator! Il secondo è raccontare che fai viaggi organizzati, quando di organizzato non c’è nulla. Dopo due anni di pandemia e di vita quasi chiusa in casa, il cliente ha alzato le proprie aspettative: non vuole solo “stare fuori”, ma godersi fino in fondo ogni centesimo speso, vivere esperienze che vanno al di là del semplice viaggio, provare emozioni davvero indimenticabili. La cura del dettaglio e l’attenzione maniacale all’esperienza sono un obbligo. Infine, è importante la gestione delle emergenze. Tra social e portali di recensioni, più o meno moderate e più o meno reali, il danno d’immagine è all’ordine del giorno e spesso può essere fatale. Dobbiamo arrivare pronti su ogni scenario possibile».
I vostri viaggiatori sono Millennials e GenZ: che “pubblico” è? Cosa cercano in un viaggio? Come li attraete e trattenete?
Fabio Bin: «I nostri WeRoaders sono trentenni, per lo più ragazze, che scelgono di partire soli o in piccoli gruppi di amici. Con loro instauriamo un rapporto diretto basato su un tono di voce colloquiale e una comunicazione paritaria, più da community che da azienda. Per WeRoad il viaggio non è il fine ma un mezzo per conoscere nuove persone, creare relazioni e incontrare nuove culture. Rispondiamo a un bisogno molto forte e profondo, quello appunto di creare connessioni tra le persone».
Gabriele Maria Sada: «I GenZ sono il pubblico più difficile in assoluto: sono attenti alla sincerità e alla trasparenza, non puoi abbindolarli con grandi adv o effetti speciali. Se mostri qualcosa, stai pur certo che in viaggio dovrai offrirlo esattamente come l’hai raccontato. Vi faccio un esempio: da un po’ di tempo, durante un evento particolare, usiamo un holi color fatto solo con polveri biodegradabili e certificate. Negli ultimi anni abbiamo notato sempre più domande su composizione, smaltimento ecc., domande a cui, per fortuna, sappiamo rispondere!».
E i visitatori esteri? Per il turismo italiano, attrarli è un must. Come e dove muoversi, oggi e in prospettiva?
Fabio Bin: «Per i viaggiatori esteri proponiamo grandi tour in Italia e nel Mediterraneo: spiagge della Sardegna, Dolomiti e Sicilia. Natura, avventura, buon cibo, paradisi naturali, castelli medievali, cultura, arte e tradizioni… sicuramente non c’è da restare delusi! L’Italia ha davvero tanto da offrire, è il luogo di nascita di WeRoad e noi vogliamo mostrare tutti i suoi lati migliori».
Gabriele Maria Sada: «Come ScuolaZoo, al momento, parliamo solo al target italiano. In generale, tuttavia, mi sento di dire che per attrarre il visitatore estero dobbiamo ripensare profondamente il modo in cui raccontiamo l’Italia: ho visto pagine su quotidiani esteri e video commerciali che sembrano fermi agli anni 80. Va ristrutturata l’intera filiera, incluse le esperienze che offriamo».
Come vedi il futuro del settore? Come evolverà? Come vi state preparando per affrontarlo?
Gabriele Maria Sada: «Siamo a un punto di rottura, necessario e da affrontare col piglio giusto. Dopo due anni e mezzo di pandemia abbiamo assaggiato una stagione segnata dal ritorno dei turisti stranieri, dalla voglia di libertà e di tornare a viaggiare. Ora dovremo affrontare un inverno con costi destinati a esplodere e il settore dei trasporti in piena crisi economica e di identità. In ScuolaZoo ci concentreremo sempre di più sulle esperienze da offrire in viaggio e sulle nostre mete storiche; inoltre nei prossimi mesi ci sarà qualche novità, con un nuovo brand che andrà ad affiancare quello storico».
Fabio Bin: «Proprio perché siamo a un punto di rottura, tra gli obiettivi di WeRoad c’è anche quello di “riscrivere le regole del turismo”. Vogliamo raggiungere la leadership nel mercato italiano, accelerare la crescita su quello spagnolo e inglese e avviare la conquista di quello francese e tedesco. Siamo convinti di avere tutte le carte in regola per diventare il leader europeo nel group adventure travel entro il 2025».
Smart working, south working, workation, worklife balance influiscono sul settore? Come?
Fabio Bin: «L’argomento è ampio e merita sicuramente di essere tenuto d’occhio. Si stanno sviluppando già delle offerte specifiche, con gruppi informali e player, per lo più internazionali, che lavorano sul segmento verticale dei digital nomads, offrendo loro soluzioni ad hoc. Si tratta comunque ancora di un fenomeno limitato, nonostante abbia un’ampia visibilità sui media. Per chi invece svolge forme di lavoro interamente da remoto, come il south working, non notiamo particolari cambiamenti nelle abitudini di viaggio e nella necessità di fare vacanze in maniera “tradizionale”».
Sono cambiati i viaggiatori? Come? Cosa chiedono/cercano in un viaggio organizzato?
Fabio Bin: «I viaggiatori contemporanei sono indipendenti e abituati a organizzare brevi viaggi in autonomia: basta acquistare un aereo e un albergo su un sito di viaggi e il gioco è fatto. La cosa cambia però quando si tratta di viaggi più lunghi e impegnativi. Sicuramente il modello dell’agenzia di viaggio è superato, almeno per le nuove generazioni abituate a gestire tutto online, ma l’organizzazione su viaggi più lunghi e impegnativi resta un valore. A tutto questo, il modello WeRoad introduce la componente della socialità: si passa dal semplice viaggio organizzato per visitare un paese lontano a un viaggio che porta a fare esperienze e conoscere nuove persone, che sono proprio i compagni di viaggio. Direi che è proprio questo il tratto principale di come stanno cambiando i viaggi organizzati: il bisogno di socialità».
Gabriele Maria Sada: «I “nostri” ragazzi sono cambiati in modo sostanziale: sono sempre più social oriented e vogliono il luogo instagrammabile, ma allo stesso tempo cercano contatti umani ed esperienze reali. Sta a chi organizza viaggi capirli e offrire loro programmi aggiornati e in linea».