Innovazione e sostenibilità: competenze chiave dei manager

Venerdì 12 luglio, dalle 12 alle 13, un nuovo appuntamento del ciclo Friday’s Manager dedicato a sostenibilità e management, organizzato da XLabor, la divisione di Manageritalia dedicata al mercato del lavoro manageriale
sostenibilità e innovazione

Venerdì 12 luglio, dalle 12 alle 13 a Milano (Coworking Copernico, via Zuretti 34), un nuovo appuntamento del ciclo Friday’s Manager dedicato a sostenibilità e management, organizzato da XLabor, la divisione di Manageritalia dedicata al mercato del lavoro manageriale (ISCRIVITI QUI). Ne parliamo con i due ospiti dell’incontro, Massimo Nava, Managing Director @Ayming, e Silvia Pugi, CSR – Corporate Social Responsibility Manageritalia. A entrambi abbiamo posto alcune domande.

La sostenibilità sta diventando obbligatoria per legge: com’è cambiato il quadro normativo?

Massimo Nava: «Il quadro normativo europeo sulla sostenibilità è diventato più stringente con l’introduzione di leggi e regolamenti che obbligano le aziende a rispettare criteri ambientali, sociali e di governance (ESG), come la Corporate Sustainability Directive (CSRD) che, entro il 2028 obbligherà tutte le imprese europee a rendicontare le loro prestazioni di sostenibilità secondo dei precisi KPIs.

Il percorso di sostenibilità delle imprese è un processo che ha delle tempistiche ben precise, per questo motivo è fondamentale che anche le aziende che, al momento, non sono soggette ad obblighi di legge si muovano in anticipo per non farsi cogliere impreparate.

Silvia Pugi: «In teoria le PMI potrebbero aspettare ancora un paio di anni prima di adeguarsi alla normativa sulla sostenibilità; tuttavia, sono costrette a farlo da subito se vogliono vendere alle aziende più grandi. Le grandi aziende devono infatti dare visibilità sull’intera catena di approvvigionamento, e per farlo hanno bisogno delle info circa i fattori ESG dei loro fornitori».

A che punto sono le aziende nella gestione della sostenibilità?

Nava: «Le imprese stanno progredendo nella gestione della sostenibilità, ma il livello di maturità può variare molto soprattutto in base alla dimensione aziendale. Molte grandi imprese hanno integrato pratiche ESG nelle loro strategie, mentre le PMI sono ancora in fase di adeguamento. In generale, c’è una crescente consapevolezza e adozione di pratiche sostenibili, ma permangono sfide significative, come la conformità normativa e l’implementazione effettiva delle misure sostenibili».

Pugi: «Si parla molto di sostenibilità, ma temo che per molte PMI la sostenibilità entrerà in azienda solo quando il commercialista gli dirà che è diventata obbligatoria per legge. Vedo pochi slanci in avanti».

Perché sostenibilità fa spesso rima con innovazione?

Nava: «Sostenibilità fa spesso rima con innovazione perché le soluzioni sostenibili richiedono nuovi approcci, tecnologie avanzate e idee creative per affrontare le sfide ambientali e sociali. L’innovazione consente di sviluppare prodotti e processi più efficienti, riducendo l’impatto ambientale e migliorando la responsabilità sociale delle aziende. Questo connubio stimola progressi tecnologici e modelli di business che favoriscono la crescita sostenibile».

Pugi: «In campo ambientale c’è una spinta alla riduzione dei consumi di materie prime, fonti fossili in primis. Ma questo non va letto come un invito alla “decrescita felice”, piuttosto come una spinta a trovare modi alternativi per fare lo stesso con meno. In campo industriale c’è molta ricerca per processi produttivi meno energivori. Ma è sul fronte energetico che si sono visti i cambiamenti più forti. Anche a seguito della recente crisi energetica legata alla guerra in Ucraina, c’è stata una crescita fortissima della produzione di energia da fonti alternative, in Italia solare soprattutto. Forse la nota dolente di questo processo virtuoso è che l’intelligenza artificiale sta facendo crescere la domanda di energia in maniera tale da mettere a rischio molti target che si erano dati aziende e paesi».

La sostenibilità è solo un obbligo o un’opportunità?

Nava: «La sostenibilità è sia un obbligo che un’opportunità. Come obbligo, le aziende devono conformarsi a normative sempre più stringenti. Tuttavia, è anche un’opportunità per innovare, migliorare l’efficienza, attrarre clienti e investitori attenti all’ambiente e rafforzare la reputazione aziendale. Investire nella sostenibilità porta a vantaggi competitivi e ad una crescita a lungo termine dell’impresa».

Pugi: «Le aziende che si sono mosse per prime verso la sostenibilità, ne hanno fatto un fattore di differenziazione. Oltre all’aspetto ambientale, ricordiamo anche tutti gli elementi di gestione della diversity, del lavoro da remoto, della conciliazione vita lavoro, che da talune aziende sono stati cavalcati per fare employer branding».

Chi gestisce la sostenibilità in azienda e con quali ruoli e competenze?

Nava: «La sostenibilità ha creato delle figure verticali specifiche come il Chief Sustainability Officer (CSO) e il Sustainability Manager, che devono avere forti competenze in gestione ambientale, normativa, finanza sostenibile, comunicazione e innovazione tecnologica. Non va però dimenticato che la sostenibilità è trasversale a tutte le funzioni aziendali, infatti, spesso, è responsabilità di un ESG Committee (che include non solo figure verticali sull’ESG ma anche Direzione Generale, Marketing, HR, produzione e finance) validare e implementare il percorso di sostenibilità dell’impresa».

Pugi: «Se prima la sostenibilità poteva essere nella finanza, come compliance, o nel marketing o in HR, adesso la funzione si sta specializzando. Nascono i green job, come per esempio l’energy manager o il mobility manager. Allo stesso tempo, la sostenibilità diventerà intrinseca di tutti i ruoli aziendali, sarà uno dei KPI da raggiungere».

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