Come far crescere persone e organizzazioni: intervista a Giulio Xhaet

Con Giulio Xhaet, ospite del prossimo Friday's Manager, parliamo di crescita personale all'interno delle organizzazioni
intergenerazionalità

Cosa significa unire il purpose aziendale con le vocazioni personali? Come aiutare i talenti a lavorare dando il massimo e “godersi il flow?” Come creare ponti intergenerazionali attraverso le passioni anche extralavorative di colleghi e collaboratori?

Ne parliamo con Giulio Xhaet, Partner & Head of Communication in Newton Spa, e ospite il 28 febbraio alle 12 del prossimo Friday’s Manager.

Per far crescere le aziende serve far crescere le persone. Lapalissiano, ma poi quanti lo fanno e bene?

Poche aziende, ma è anche vero che ultimamente è diventato più difficile. Nonostante se ne parli sempre di più, si riesce sempre meno. Tra i tanti motivi, la proliferazione di tecnologie che ci tramutano in “ladri di tempo” gli uni con gli altri, e tutti finiamo sommersi da messaggi, call, videocall spesso totalmente inutili.

Far crescere le persone non è solo un fatto di formazione, cosa serve?

Con la formazione imparo a fare cose nuove, lo sviluppo mi permette di essere e diventare qualcosa di nuovo, di scoprire lati di me che non conoscevo e erano rimasti sopiti, di stupirmi nel trovare motivazioni “nude” (cioè non “vestite” da aspettative altrui o esterne, quindi non nostre).

Quanto contano obiettivi, deleghe, empowerment?

Gli obiettivi devono essere chiari e aggiornati. Dalla famosa ricerca Project Aristotle lanciata da Google qualche anno fa, è emerso come la chiarezza su obiettivi e ruoli sia tra gli aspetti più importanti per lo sviluppo personale e il lavoro in team. Niente di nuovo, se non che l’importanza su questo aspetto è cresciuta negli anni, evidentemente perché gli obiettivi ambigui e opachi stanno proliferando.

Per crescere serve dare un senso al lavoro delle persone, alla loro realizzazione… mettendo il tutto in sinergia con strategie e obiettivi aziendali, con il purpose in primo luogo. Vero? E come farlo?

Molto spesso si parte da un purpose generico calato in modo top down e deciso con qualche agenzia di consulenza, e le persone devono adattarsi. Ultimamente in Newton proponiamo un approccio inverso: si parte dai purpose delle persone, che vengono adattati in base alla cuultura e contesto aziendale. E dannazione se funziona meglio, per tutte le generazioni.

Serve anche includere e far dialogare e collaborare le diversità anagrafiche, di genere ecc.?

Sì, è questa è una delle sfide più ostiche. Un consiglio: partite dalle passioni personali e gli interessi extralavorativi delle persone (che dicono moltissimo anche di noi come professionisti e del modo in cui lavoriamo): poi create dei gruppi di lavoro intergenerazionali passion-driven legati da interessi in comune. È un format di team working che ci sta dando un sacco di soddisfazioni.

Quali gli ingredienti e gli strumenti per fare quest’impresa?

Purpose: la bussola per capire la direzione. Passion: capire cosa piace davvero alla gente. Flow: capire cosa spinge gli individui a impegnarsi molto e con soddisfazione. Network: capire come stringere alleanze con i legami forti e deboli in azienda. E poi l’ingrediente da cui parte tutto: la curiosità. Che non a caso deriva dal latino “cura” e significa “il miglior modo di prendersi cura di sé e degli altri”.

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