Lasciare il lavoro a 40 anni: nuova tendenza in Occidente?

Una scelta di vita radicale, per chi può permetterselo...

Lasciare il lavoro nel pieno della carriera cercando la gratificazione nella libertà di gestire il proprio tempo anziché nello status professionale e retributivo, riducendo drasticamente i consumi e svincolandosi dai ritmi frenetici. 

Si tratta di una tendenza, emergente seppur ancora marginale, che si va affermando in molti paesi occidentali. Viene considerata il sintomo di un’evoluzione culturale che potrebbe trasformare alcuni capisaldi valoriali del mondo attuale, specialmente nell’ambito del lavoro. 

Il valore fondante del movimento Fire (acronimo di Financial independence, retire early, indipendenza finanziaria, pensione anticipata) – così è conosciuto il fenomeno negli Stati Uniti – è la gestione del proprio tempo di vita. Un tempo considerato come un capitale non rinnovabile, la cui quantità si può ipotizzare ma non conoscere con esattezza, da impiegare per massimizzare la felicità nell’arco dell’esistenza.

La tendenza richiama periodicamente l’attenzione dei grandi giornali, con un incremento negli ultimi tempi. Sabato scorso il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato “Come ritirarsi a 30 anni con un milione di dollari in banca”. Mercoledì su Le Figaro è uscita un’inchiesta con le testimonianze di chi ha fatto questo passo laterale e le analisi degli studiosi.

I frugalisti, così sono stati battezzati i nuovi “pensionati a quarant’anni”, appartengono principalmente alle classi medie e medio-alte. Hanno in genere un’istruzione elevata e hanno svolto lavori qualificati – manageriali, creativi, nell’ict e nella finanza – che in molti casi hanno permesso loro di accumulare un capitale su cui fare affidamento. Molti possono contare anche su piccoli patrimoni immobiliari di famiglia.

La loro scelta scaturisce da motivazioni diverse: personali, politiche ed etiche. Secondo l’antropologa ed esperta di consumi Fanny Parisse la tendenza indica che la performance professionale stia perdendo peso come l’indicatore principale del successo individuale.

I frugalisti associano la riuscita nella vita alla ricerca di una felicità e di un senso che, lasciato il lavoro, coltivano dedicandosi al volontariato, all’arte, al contatto con la natura, alla salute fisica e spirituale, ai propri interessi.

Per far quadrare il bilancio alcuni fanno investimenti online. Molti puntano sul risparmio, tagliando ogni spesa ritenuta superflua: dalle vacanze all’abbonamento alla paytv. Per guadagnare utilizzano le proprie competenze professionali o svolgendo lavori manuali: fai da te, agricoltura, artigianato, cura della persona, sempre in modalità per quanto possibile destrutturate e prive di legami gerarchici.

Una vita di sobrio privilegio che – secondo i critici – non tutti possono permettersi, anzi: una forma di egoismo dalle conseguenze destabilizzanti. In una fase, specialmente in Occidente, in cui si discute su come allungare la vita lavorativa e garantire un welfare costoso a popolazioni sempre più anziane e longeve, i frugalisti vengono accusati di parassitismo: non ci si può chiamare fuori da un sistema di cui si è beneficiato, magari acquisendo istruzione e professionalità elevate; non si deve smettere di contribuire ai circuiti produttivi e fiscali nel pieno dell’età adulta. Se lo facessero in tanti, il sistema crollerebbe!

Tramite gli esponenti più noti, autori di libri e blogger di successo, gli interessati ribadiscono che non vogliono la pensione pubblica e rivendicano il diritto di uscire dalle logiche dominanti. Alcuni pensano che il mondo si adeguerà e cambierà, superando l’imperativo della produzione e del consumo, nel momento in cui la loro filosofia si diffonderà oltre la nicchia.

Uno dei leader mediatici del fenomeno negli Stati Uniti è Mr. Money Mustache, che ha un blog con migliaia di commenti in cui racconta del suo approccio con il denaro, le strategie di investimento e le soluzioni che gli permettono di vivere felice risparmiando al massimo.

Anche nei blog dei tedeschi Lars Hattwig e Oliver Noelting, 47 anni il primo e 29 anni il secondo, si trovano consigli finanziari, incentrati sul costruirsi una rendita passiva con investimenti a lungo termine.  

Oltre a quelli che sfruttano i meccanismi finanziari per mantenersi – e magari passano il tempo online cercando super offerte last minute per le vacanze… – ci sono frugalisti che seguono approcci completamente diversi. C’è chi sperimenta stili di vita a basso impatto ambientale ed economico, affinando pratiche creative di riuso e riciclo. C’è chi agisce per necessità, dopo aver perso il lavoro, e magari ripiega sulla seconda casa lasciando la città. C’è chi si dedica a tempo pieno ai propri talenti, facendoli diventare un lavoro appassionante. Anime divergenti accomunate dall’aver scoperto che, nella nuova vita, si può essere più felici con meno soldi in tasca.

Simone Perotti è uno di loro. Fino a dieci anni fa era impegnato come manager nella comunicazione, oggi vive in una piccola casa nell’entroterra ligure. Scrive libri che vincono premi editoriali, costruisce e vende sculture fatte con materiali di recupero, ha contribuito alla divulgazione dell’Ufficio di scollocamento scollocamento e ha realizzato il progetto Mediterranea, una spedizione culturale, scientifica e nautica che lo ha portato a navigare e vivere in barca a vela per cinque mesi all’anno negli ultimi cinque anni. Oggi, 7 settembre 2018, è sbarcato in Portogallo.

Come lui, molti altri manager potrebbero decidere di scollocarsi e iniziare a vivere da frugalisti, alimentando il Fire di un cambiamento che alcuni temono e altri aspettano. Che ne pensate?

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