Le mille applicazioni dell’IA

L’intelligenza artificiale aiuta anche a prevedere le vendite, organizzare la logistica, cavalcare i trend. A patto di interagire nel modo giusto con domande corrette e dati di qualità
applicazioni intelligenza artificiale

Ritorno sull’investimento della lettura. Il libro del mese di ROI Edizioni, idee di management e per crescere.

La presenza dell’intelligenza artificiale è diventata evidente e dirompente nelle nostre vite con il boom di ChatGPT e degli altri sistemi legati all’IA generativa. Ma questa nuova tecnologia non ci offre solo l’opportunità di lavorare sui testi (scrittura, traduzioni, riassunti…) o su immagini e video.
Ci permette anche di ottenere risultati fino a poco tempo fa impensabili, da un punto di vista di qualità e quantità, in ambiti diversissimi: aiuta i manager a prevedere quali prodotti chiederanno i consumatori, i medici a interpretare i referti, i designer a cogliere le tendenze in atto, gli ingegneri e gli architetti a realizzare infrastrutture ed edifici più sicuri.
A fare il punto sulla situazione dell’IA e illustrare le opportunità attuali e future ci pensa Emanuele Frontoni, in un libro che è documentato come un saggio ma avvincente come un romanzo.

Perché ha scritto questo libro? E perché dovremmo leggerlo?

«In queste pagine ho compiuto un percorso nel mondo dell’IA e dell’IA generativa degli ultimi anni per capire i meccanismi che guidano questa rivoluzione. I lettori scopriranno alcuni campi di applicazione, ne esploreranno i limiti e le opportunità, le implicazioni etiche e gli scenari futuri».

Qual è il suo messaggio di fondo?

«L’obiettivo è fare chiarezza su due punti. Il primo: parliamo di intelligenza artificiale ristretta, in grado cioè di dare una mano all’uomo, non di sostituirne l’operato. Il secondo: i risultati che offre la macchina non sono frutto di ragionamento, ma di apprendimento. Perciò, più dati ed esempi saremo in grado di darle e migliore sarà l’apporto che ci fornirà. In ogni caso, l’IA non è un oracolo. Vietato riporre una fiducia al 100% nelle sue risposte; basti pensare al diffuso fenomeno delle allucinazioni».

A che punto è il confronto fra l’uomo e la macchina?

«L’intelligenza artificiale supera gli esseri umani in alcuni compiti, ma non in tutti. Le sue prestazioni sono migliori in diversi benchmark, quali la classificazione delle immagini, il ragionamento visivo e la capacità di comprendere molte lingue differenti. Tuttavia, l’IA resta indietro su compiti più complessi come la matematica a livello competitivo, il ragionamento visivo di buon senso e la pianificazione».

È anche vero che l’IA è in grado di raggiungere risultati straordinari. Come mai?

«Questo mondo non è nato tre anni fa, ma è il frutto di tanti anni di studio e crescita. Oggi la potenza computazionale – la capacità di eseguire calcoli e processare dati – è aumentata al punto da rendere possibile la soluzione di problemi complessi in tempi sempre più rapidi».

Tra gli ambiti di applicazione, indica il settore della moda.

«Grazie alla capacità di analizzare dati provenienti da social media, blog di moda, riviste e persino sfilate, gli algoritmi possono identificare in anticipo le tendenze che domineranno le stagioni future. E possono aiutare i creativi a ideare capi e accessori in linea con i gusti attuali e futuri dei consumatori. Un designer, per esempio, può sperimentare nuovi tessuti e tagli, mentre l’algoritmo suggerisce modifiche basate su analisi di fattibilità e tendenze di mercato. L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche l’esperienza di acquisto, con applicazioni come il virtual try-on. Questa tecnologia consente ai consumatori di provare virtualmente abiti e accessori utilizzando la realtà aumentata e l’elaborazione delle immagini. Grazie a una fotocamera, il software mappa il corpo dell’utente, permettendogli di vedere come i capi si adattano alla sua figura senza dover andare in negozio. Questo migliora l’esperienza del cliente e riduce i resi, un vantaggio significativo per i rivenditori».

Ma l’IA può anche aiutare a prevedere le vendite?

«La possibilità di analizzare una gran quantità di dati, per esempio le vendite dei prodotti di un’azienda in vari mercati, permette di formulare delle ipotesi di vendita molto attendibili. Per non parlare della logistica: l’analisi delle operazioni ricorrenti in un magazzino ha permesso un’ottimizzazione che si è tradotta nel risparmio del 35% del tempo degli addetti. L’IA è uno strumento predittivo potente, a patto che venga “nutrito” con dati di qualità. Oggi le aziende devono capire che tutti i dati in loro possesso, e soprattutto quelli legati ai clienti, sono preziosi e, se ben utilizzati, possono portare a risultati straordinari in termini di risparmio di costi e aumento di fatturato».

Ne esce rivoluzionata anche la progettazione di un nuovo punto vendita.

«Prima, una catena, per esempio, realizzava un punto vendita pilota, un flagship, e verificava l’impatto che questo aveva sui clienti che vi entravano. Adesso lo si può realizzare anche solo virtualmente e poi sottoporlo al giudizio delle migliaia di consumatori di cui abbiamo analizzato i comportamenti passati, ottenendo così delle indicazioni preziosissime con un investimento infinitamente minore».

A operare sul mercato sono solo i colossi Usa?

«Al contrario, l’IA è un potente driver di sviluppo anche per tante eccellenze italiane, portate avanti da giovani. Realtà magari piccole, ma molto dinamiche, di cui parlo nel libro».

Che qualità servono per beneficiare dell’IA?

«A tutti sarà sempre più richiesta la capacità di dialogare con la macchina, fare le domande giuste, cioè diventare esperti di prompt design. Chi vuole lavorare con l’IA deve avere una base culturale ampia e multidisciplinare. Meno competenze tecniche e più curiosità».

Lucia Ingrosso

AI, ultima frontiera

Emanuele Frontoni

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