Il periodo estivo è anche quello dove potersi soffermare su alcuni aspetti della propria professione, riflettere su temi che vogliamo approfondire e prepararci alle sfide da affrontare al rientro. Ecco allora qualche suggerimento tra i libri che abbiamo letto per voi.
Quante volte avete sentito che “il solo modo per fare un buon lavoro è amare quello che fai” oppure “trova un lavoro che ami e non lavorerai mai un giorno nella tua vita”? In realtà, la teoria della passione secondo la quale la felicità consiste nell’abbinare un lavoro ai propri interessi e predisposizioni, è un cattivo consiglio. Credere che esista una professione perfetta porta all’infelicità perché spesso la realtà del mondo del lavoro può essere molto diversa da quella del sogno. Cosa fare poi se, come la maggioranza delle persone, non avete neanche passioni preesistenti così forti che aspettano solo di essere scoperte e associate a un lavoro specifico?
Lasciate stare il lavoro dei sogni, quello che avete sempre immaginato di fare. Atterrare direttamente sulla occupazione considerata come ideale potrebbe non essere la strada giusta, soprattutto se il sogno poi non supera la prova della realtà come ci insegna Cal Newport nel suo libro Così bravo che non potranno ignorarti: Perché la competenza batte la passione nel costruire il lavoro dei tuoi sogni (ROI Edizioni).
Dovrete essere la persona più preparata al tavolo, quella con il maggior numero di informazioni, dovrete aver calcolato tutte le opzioni possibili ed evitare l’improvvisazione. Solo così riuscirete a portare a casa i risultati che vi eravate prefissati, quell’aumento di stipendio, quelle risorse aggiuntive necessarie per il vostro progetto, l’acquisto che avevate pianificato di fare al prezzo che avevate stabilito voi. Perché avere fatto i compiti a casa distingue un bravo e preparato negoziatore da un improvvisatore. Per questo, prima di iniziare a negoziare potrebbe essere utile avere una sorta di prontuario, un manuale contenente raccomandazioni e check-list da consultare in caso di bisogno. È quello che propongono Francesco Caporali e Flavio Tosi, autori del libro Al tavolo della negoziazione: strumenti e metodi dei negoziatori professionisti (Franco Angeli).
Vi ricordate di quella volta che siete usciti dall’aula carichi di ispirazione, desiderosi di mettere in pratica quanto avevate appena imparato? Vi ricordate di quel formatore o formatrice, insegnante che vi ha lasciato un qualcosa, una frase, una riflessione che vi ha spinto ad approfondire un argomento, acquistare un libro che vi ha poi in qualche modo influenzato? Probabilmente avete avuto la fortuna di incontrare un buon formatore.
Perché fare formazione non è un mestiere per tutti. Non esiste un manuale del “bravo formatore” dove basta seguire alcuni trucchi del mestiere per gestire l’aula con successo. Questo libro di Ray Smilor, Accendere le menti. Formare con creatività e intraprendenza sviluppando la propria leadership (Guerini Editore) ci ricorda proprio questo: per trasmettere conoscenza non basta il “mestiere” ma serve avere leadership, bisogna sapere generare motivazione e coinvolgimento. Quali sono i fattori, gli elementi che fanno la differenza tra una formazione efficace e una no? In che modo si possono stimolare le persone ad imparare?
Ottenere i migliori risultati da un gruppo di persone che lavora in armonia, questo è il lavoro di un manager. In che modo si possono raggiungere questi risultati? Facile immaginare un manager impegnato in compiti di routine quotidiana come fissare riunioni, guidare i propri collaboratori, aggiornare i vertici aziendali. Tutto questo però non basta, almeno secondo quanto ci racconta Julie Zuho nel suo libro Missione manager. Come sopravvivere alla promozione al primo ruolo manageriale e crescere fino a guidare grandi team (ROI Edizioni).
“Un vincente non molla mai”, “chi si arrende è perduto”. Quante volte l’avete letto sui libri che parlano di motivazione e di come raggiungere gli obiettivi, vostri e della vostra organizzazione? La perseveranza è una virtù mentre chi molla il colpo, chi abbandona è visto come un perdente. Esiste una sola regola per raggiungere il successo: insisti, applicati, persevera e avrai risultati. È sempre vero? Non proprio, come ci spiega Annie Duke nel libro Lascia perdere. L’importanza di capire quando è meglio abbandonare le proprie posizioni (Egea).
L’autrice è relatrice in eventi per il mondo delle imprese e consulente nell’ambito del decision making. Ex giocatrice professionista di poker afferma che “se non riesci al primo tentativo, prova e riprova. Dopo di che, molla. Non ha senso fissarsi stupidamente”.
Può un libro far cambiare atteggiamento a leader e manager cresciuti in un contesto culturale dove conta decidere, dimostrare di sapere sempre cosa fare, senza mostrare incertezze, soprattutto davanti ai propri collaboratori? Questa è la domanda che si pongono Edgar e Peter Schein nel libro L’arte di fare domande. Quando ascoltare è meglio che parlare (GueriniNext). L’intento degli autori è quello di diffondere la cultura dell’umiltà all’interno delle organizzazioni e migliorare i comportamenti inefficaci dei leader.
L’obiettivo dev’essere quello di creare un ambiente psicologico sicuro dove poter esprimere la propria conoscenza senza paura di comunicare, anche le cattive notizie, anche se in una posizione gerarchica superiore perché i bravi leader sanno accettare uno status inferiore rispetto alla persona che in quel momento ha le informazioni e le competenze necessarie per risolvere un certo problema o proporre un’idea innovativa.
Avremmo voluto leggere questo libro all’inizio della nostra carriera lavorativa quando andavamo in libreria per scovare libri utili alla nostra professione. Avremmo voluto un libro con questo titolo: Le regole che nessuno ti insegna. Storie di un mese di vita lavorativa tra fame di rivalsa, ricerca di sé stessi e strategie lavorative (Franco Angeli). Perché questo libro di Giacomo Dall’Ava è esattamente quello che ci sarebbe servito da neoassunti, quando appena entrati in azienda abbiamo dovuto capire, molto velocemente, come muoverci e a quali aspetti prestare attenzione per dare da subito una buona impressione. Come scrive Sebastiano Zanolli nell’introduzione: “questo libro è rivolto a chi è affamato di miglioramento, di crescita e di sfide professionali”. Un libro adatto quindi ai lettori di questa rubrica.
Chi lavora a contatto con il pubblico, come assistenti di volo, bibliotecari, commessi oppure operatori in ambito sanitario, lamenta una crescente aggressività da parte delle persone con le quali ha a che fare ogni giorno. Utenti, passeggeri, contribuenti, studenti in virtù del semplice fatto che concorrano a pagare uno stipendio, mostrano una crescente aggressività fatta di attacchi verbali sempre più aspri fino a diventare una vera e propria minaccia per l’incolumità fisica.
Un’ostilità crescente a partire dalla recente pandemia che ha spinto molte aziende a prestare maggiore attenzione al fenomeno dei clienti difficili. Corsi di formazione e sensibilizzazione cercano di rispondere alla domanda dei propri dipendenti a contatto quotidiano con il pubblico: come gestire e calmare un cliente arrabbiato? Il libro di Ryan Martin dal titolo Cosa faccio quando si inca***no? Come sopravvivere in una giungla di gente perennemente arrabbiata (Giunti) vuole essere una guida su come gestire i clienti difficili, cosa dire per difendersi e allo stesso tempo non deludere le aspettative del cliente.
Quanto avete migliorato voi stessi oggi? Avete reso migliore qualcun altro sempre oggi? Se la risposta è sì allora è stata una buona giornata. È quello che vi chiede di fare Adam Grant nel suo libro dal titolo Il potenziale nascosto. Sbloccare le nostre risorse più preziose per raggiungere grandi traguardi (Egea). Come ci ricorda l’autore, per continuare a migliorare bisogna avere intraprendenza, disciplina e determinazione. Il successo non è tanto avvicinarsi il più possibile alla perfezione ma superare quanti più ostacoli possibili lungo il tragitto.
Leggere le notizie è una perdita di tempo, saturano l’attenzione e distraggono da quello che stavamo facendo. Almeno secondo quanto riporta questo libro di Rolf Dobelli: Smetti di leggere notizie. Come sfuggire all’eccesso di notizie e liberare la mente (Il Saggiatore). Dobelli è un manager svizzero, in passato amministratore delegato di diverse società e ora imprenditore. Non è quindi uno psicologo ma condivide in questo libretto la sua scelta radicale e convinta di diventare un non-lettore di notizie facendo propria l’affermazione di Thomas Jefferson secondo la quale “chi non legge niente è più colto di chi legge solo i giornali”. La tesi di Dobelli è che il solo modo per acquisire conoscenza su argomenti importanti sia quello di leggere libri, saggi o articoli lunghi senza esporsi a continue breaking news il cui obiettivo principale è conquistare l’attenzione del pubblico.