Manager in tempi di emergenza: Luigi Candida

Prosegue il format di Manageritalia che interroga alcuni manager associati su come stanno vivendo e gestendo l’emergenza coronavirus.

Prosegue il format di Manageritalia che interroga alcuni manager associati su come stanno vivendo e gestendo l’emergenza coronavirus. Luigi Candida è Real estate head of sales & marketing at Portopiccolo Resort e associato Manageritalia Friuli Venezia Giulia e ci racconta la sua esperienza. 

Come avete affrontato nell’immediato l’emergenza Coronavirus nel vostro resort?
«La nostra massima priorità è stata quella di garantire la sicurezza dei nostri dipendenti e clienti e abbiamo risposto di conseguenza. Come destinazione internazionale, abbiamo reagito al virus fin dalla sua comparsa in Italia all’inizio dell’anno. Fino al primo decreto del presidente del Consiglio, siamo stati in grado di condurre una vita quasi normale offrendo una gamma di servizi completa ai nostri clienti, con le attività del borgo aperte, pur con tutte le precauzioni sanitarie adottate subito sia per i clienti sia per i dipendenti. Poi abbiamo man mano ridotto il personale e chiuso le attività più a rischio ovvero hotel, spa, ristoranti e bar. Dall’inizio dell’emergenza, siamo stati supportati da Bakel di Raffaella Gregoris, la famosa azienda udinese di skincare gestore della spa di Portopiccolo, che ci ha fornito un particolare gel disinfettante insieme a un siero lenitivo per contrastare le irritazioni causate dai presidi di protezione che i nostri dipendenti sono costretti a usare».

Da quando siete chiusi?  
«Seguendo le direttive del governo regionale e delle autorità sanitarie, abbiamo chiuso le attività hospitality dal 13 marzo. La parte del nostro staff che è necessaria a mantenere in attività le aziende che oggi gravitano su Portopiccolo sta lavorando in smartworking, continuando a supportare i clienti e a rispondere alle email come farebbe normalmente. Un piccolo gruppo sta continuando a lavorare a Portopiccolo, osservando rigidamente le regole sanitarie, per assicurare servizi di manutenzione al condominio, servizi di sicurezza alla Marina, di guardiania a tutto il resort e stanno supportando le 35 famiglie che, per le caratteristiche morfologiche di Portopiccolo hanno deciso di trascorrere insieme a noi questa situazione quasi irreale. A loro forniamo anche il servizio di spesa al supermercato e di “food delivery”. Tutto il resto del personale, soprattutto della parte hospitality, sta smaltendo le ferie o, purtroppo, è in cassa integrazione».

Tutto fermo? Che ipotesi fate per la ripresa?
«Anche se non possiamo prevedere il futuro, stiamo comunicando con i nostri clienti e residenti affinché sappiano come stiamo affrontando l’epidemia e cosa ci si può aspettare da noi nel prossimo futuro. Con le nostre capacità, continueremo a fare ciò che facciamo meglio, ovvero collegare le persone e fare loro vivere l’esperienza dell’Italian Style. Il mercato che per noi ripartirà prima sarà quello locale e speriamo quello austriaco e sloveno, in seconda battuta quello europeo ed extra-europeo, ma tutto dipenderà da come gli altri Paesi affronteranno e conterranno la pandemia. Poiché siamo abituati a pensare positivo, stiamo lavorando, nei limiti di quanto concesso, per essere pronti ad aprire il beach club e le altre strutture in modo molto elastico da metà maggio. Siamo in contatto con la Regione e con gli uffici del Demanio per capire quali possano essere le loro indicazioni in merito. Inoltre, stiamo attivando tutte le necessarie precauzioni per garantire la salute e la sicurezza dei nostri dipendenti, residenti e visitatori una volta che le persone avranno nuovamente il permesso di ricondurre una vita prossima alla normalità. Per mitigare la possibilità di contatti tra le persone (almeno in un primo tempo) stiamo predisponendo: sanificazione dei locali aperti al pubblico e degli appartamenti rental, collocazione di presidi igienico sanitari in ogni retail di Portopiccolo, predisposizione di percorsi a senso unico nelle vie del borgo che permettano di visitare i negozi in totale sicurezza, distanza adeguata tra le postazioni al beach Club, distanza adeguata tra i tavoli nei ristoranti e nei bar con servizio esclusivamente al tavolo. Siamo tecnologicamente attrezzati per gestire la nostra attività in diversi scenari, sempre in attesa delle direttive del Governo e dalla sanità».

Qual è il ruolo di un manager in questi frangenti?
«Fondamentalmente due: prendere decisioni, alle volte sgradevoli, ma necessarie per il bene dell’azienda ed essere pronti a modificarle in base alle direttive del governo e del mercato e, allo stesso tempo, pur essendo realistici, compattare il gruppo per non dare spazio a scoramento e depressione. Nel mio caso, avendo la gestione dell’azienda Baia di Sistiana Resort che, per motivi di sicurezza al porto, rimane attiva, sono presente ogni giorno per coordinare lo staff; nella veste invece di responsabile real estate per conto del Fondo Portopiccolo, sto coordinando il gruppo che lavora in smart working e sto mantenendo i rapporti con i miei agenti italiani e internazionali e direttamente con i clienti. Con i miei colleghi abbiamo ovviamente rivisto il budget del 2020 e abbiamo spostato la maggior parte degli investimenti al 2021 con l’elasticità di poter cambiare repentinamente i programmi. Stiamo parallelamente rivedendo sotto un’altra ottica anche i contenuti dell’attività di marketing, cercando di prevedere l’evoluzione del mercato e cercando nuove forme di comunicazione a breve termine, programmando il 2021 che sarà l’anno del ritorno a regime».

Se non si sblocca qualcosa in fretta come pensate di gestire l’immediato e il futuro?

«Stiamo prevedendo più di uno scenario nel breve termine, modificandoli a seconda degli sviluppi e delle nuove direttive e nel contempo stiamo cercando di limitare i danni aziendali e ai nostri dipendenti. Per il futuro il segreto sarà essere il più possibile come l’acqua, adattabili e fluidi, trovando sempre la strada più efficace senza mai fermarsi. E faremo sicuramente tesoro del presente».

Cosa chiedete al Governo?
«Chiediamo di attuare azioni, a livello nazionale ed europeo, di sostegno economico alle aziende e ai lavoratori autonomi, che siano concrete, veloci e con tempistiche certe, per consentirci di guardare al futuro sapendo di essere sorretti da un Sistema Paese che sa farsi rispettare nelle sedi opportune. Quanto fatto fino a oggi è totalmente e tristemente insufficiente, a volte ai limiti del ridicolo e dell’offensivo, soprattutto nei confronti di alcune categorie. Questo momento è una dura prova che metterà alla luce la validità e la necessità di tanti organi istituzionali, dell’Europa in primis».

Che ruolo hanno in questo momento le associazioni di categoria?

«Devono ricevere e sintetizzare le necessità dei loro associati trasformandole in richieste e proposte; essere la nostra voce, trasferendo le richieste e le proposte con forza e determinazione alle istituzioni; essere il punto di riferimento per gli associati per tutto ciò che riguarda informazione, procedure burocratiche, possibilità di attingere a fondi di salvataggio, fino a trattare con istituti di credito agevolazioni e tassi di interesse realmente convenienti per la categoria».

In particolare come manager cosa si aspetta da Manageritalia?

«Mi aspetto una fondamentale attività di networking tra noi associati in modo da scambiare dati, impressioni, suggerimenti che sono di sicura utilità per tutti nell’affrontare il presente e nella programmazione del futuro».

Ci sarà da ricostruire, quando sarà ora. Da dove ripartiremo e come?

«Sono sicuro che ripartiremo dal genio, dalla creatività, dalle competenze e dalla forza di volontà e di abnegazione al lavoro che la maggior parte degli italiani ha e che sta dimostrando di possedere. Il nostro Paese si è sempre rialzato dalle prove peggiori a cui la storia lo ha sottoposto, ci rialzeremo anche questa volta. Abbiamo oltre il 70% del patrimonio storico, artistico e culturale globale. Siamo la culla di civiltà che hanno condiviso cultura, progresso e conoscenza. Ripartiremo dalla ricchezza intrinseca del Paese che molti ci invidiano».

Nell’emergenza in atto, come spesso succede nelle crisi, ha individuato qualche opportunità per il futuro? 

«In un simile frangente non vi possono essere opportunità da sfruttare, ma competenze da accorpare per creare valore per il futuro».

Intanto cosa si può fare per prepararci al meglio e limitare i danni?

«Credo che le aziende abbiano fatto e stiano facendo tutto ciò che è, per loro competenza, possibile fare. Il grande attore diventa adesso il Governo italiano che deve giocarsi tutte le sue carte in un “All in” che determinerà la sopravvivenza o meno di una gran parte del tessuto produttivo nazionale, ma anche del Governo stesso».

Com’è Trieste oggi?
«Come le città di tutto il Paese è rallentata, soffre, piange le sue vittime, ma non si ferma, è in attesa di rifiorire. Ma Trieste ha i Triestini e ha il mare. Insieme possono vincere ogni battaglia».

A Trieste, come in tutt’Italia, ci sarà da mettere in campo creatività, competenze e…?

«Trieste, oltre che città di mare e storicamente di scambi commerciali e di popoli tra Est e Ovest, è una città di scienza. L’Esof – Euroscience Open Forum – che è stato spostato a settembre, sarà una grande opportunità per la città e il suo territorio, ancor di più dopo questa pandemia. Il nuovo Esof2020 avrà una maggiore attenzione ai temi della crisi che stiamo attraversando e un’organizzazione che massimizzerà l’accessibilità all’evento. Verranno di conseguenza sviluppate piattaforme online e strumenti multimediali per produrre e condividere contenuti, creando incontri virtuali che si sostituiranno in alcune parti agli incontri fisici che forse non potranno aver luogo, ma sicuramente allargherà la platea e aumenterà la partecipazione. Inclusività, sostenibilità e sicurezza saranno le parole chiave del nuovo Esof, che sposterà forse meno persone, ma migliorerà ulteriormente la circolazione delle idee. come diceva Einstein “La creatività nasce dall’angoscia, proprio come il giorno nasce dalla notte oscura”».

 

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