Prosegue il format di Manageritalia che interroga alcuni manager associati su come stanno vivendo e gestendo l’emergenza coronavirus. Silvano Joly è country sales manager di Centric Software Italia e associato Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta e ci racconta la sua esperienza.
Come avete affrontato nell’immediato l’emergenza Coronavirus in Centric Software?
«Per noi è stato un vero e proprio “walk the talk”: la nostra piattaforma Plm (Product lifecycle management) ha tra i suoi scopi proprio la riduzione dei viaggi e delle riunioni fisiche, la digitalizzazione dei processi e la collaborazione tra team distribuiti in sedi diverse. Per noi il telelavoro è uso comune e molti colleghi lo praticano per l’80% del loro tempo. Di solito il vantaggio è la riduzione di tempi e costi, Time to market e altri aspetti. Questa volta anche la salute dei collaboratori».
In quest’emergenza un servizio come il vostro si ferma o il lavoro prosegue?
«Direi che al momento si lavora… Business as un-usual. Certo, alcuni nostri clienti si sono fermati e noi di conseguenza. Ma altri stanno usando questo momento proprio per avviare progetti di innovazione digitale, addirittura una delle più grandi aziende italiane del settore fashion e urban wear andrà in produzione con oltre 250 utenti in modalità completamente online».
Cosa avete fatto per garantire salute e sicurezza di dipendenti e clienti?
«La nostra Hr in collaborazione con il nostro azionista Dassault Systemes ha fornito ai colleghi tutte le indicazioni su come comportarsi e su quali cautele adottare in coerenza con le norme ricevute dalle autorità e decidendo di non fare più alcun viaggio se non strettamente necessario. Inoltre abbiamo avviato iniziative come pause caffè virtuali e non posso che raccomandarle! All’inizio erano imbarazzanti, ma ora abbiamo chat molto vivaci (e divertenti) che davvero aiutano produttività e morale, potete vedere il nostro blog».
Cosa chiedono i clienti oggi?
«Alcuni hanno chiesto anche lo sconto… In generale adattabilità e in alcuni casi soluzioni: molti clienti non possono più fare le sessioni di acquisto dei prodotti direttamente dai produttori, che sono in Asia, Europa orientale, Sud America… le nostre soluzioni servono anche a questo. Giusto qualche giorno fa, abbiamo predisposto un apposito Quick start collaboration package che permette di essere operativi completamente online in appena sette giorni».
Intervenite nei forti e repentini cambiamenti in atto?
«Sì, ma non da soli. Il change management resta una disciplina da consulenti e non da tecnologi. Con i nostri partner Accenture, FabricaLab, Pwc, Sysdat continuiamo ad aiutare le aziende nella loro evoluzione (più che trasformazione, parola di moda ma non appropriata) digitale. Un momento come questo è ideale per ripensare certi processi da fisici a virtuali».
Qual è il ruolo di un manager in questi frangenti?
«Il vero manager e leader si vede nel momento del bisogno, quando tra vision ed execution c’è di mezzo una situazione di avversità. Ritengo che i manager debbano in tempi rapidi avere un minimo di competenza nella gestione del caos, come vigili del fuoco o soccorritori: dobbiamo saper mettere in campo, in tempi brevissimi, le conoscenze che abbiamo e le emozioni positive per valorizzare e ottimizzare l’efficacia della nostra squadra. Chi vuole può approfondire l’argomento su Econopoly, il blog del Sole 24 Ore».
Nonostante la difficoltà dell’emergenza in atto, riesce a vedere opportunità da cogliere per il vostro business in ottica futura?
«È proprio nell’emergenza che bisogna avere sangue freddo e cercare l’opportunità. Oggi ne vedo, ma le scelte politiche di serrate e chiusure non ne permettono la messa in opera e ci fanno perdere tempo prezioso».
E per altri business?
«Credo che nasceranno professionisti e incarichi aziendali più che business. Molti stanno già cercando Contingency manager per adottare un approccio “full risk management”, capaci di prevedere nuovi diversi scenari di “cigno nero”, con ipotesi di stress test, di probabilità di accadimento di eventi estremi, e gestirne gli impatti e il rischio connesso. Spero che anche il settore sanitario e la qualità di vita di medici e infermieri possano migliorare».
Cosa chiedono le aziende del suo settore al Governo?
«Lasciateci lavorare».
Che ruolo hanno in questo momento le associazioni di categoria?
«Ruolo e contributo sarebbero enormi, ma sono state estromesse dalla scelta politica del dictator romano, mettendo associazioni, Parlamento e anche Costituzione in quarantena, come se servissero solo per i tempi normali e non per quelli eccezionali. Una scelta che non approvo, ma che trova la propria radice nella “dittatura” cui i romani facevano ricorso in situazioni di pericolo per la Repubblica, introducendo in quel caso la figura giuridica del dictator che per sei mesi sostituiva i consoli».
In particolare come manager cosa si aspetta da Manageritalia?
«Manageritalia sta già facendo molto, così come Cfmt già al 100% online. Mi aspetto che andiate avanti così».
Arriverà il momento di ricostruire: da dove ripartiremo e come?
«Spero da una aperta e condivisa discussione, chiudendo questo buio capitolo che ha sprangato l’Aula parlamentare e chiuso ogni concertazione».
Intanto cosa si può fare per prepararci al meglio e limitare i danni?
«Alzare la testa e far sentire la nostra voce, con idee e proposte. Francamente mi viene in mente la Marcia dei quarantamila del 1980, andrebbe rifatta. Online naturalmente».
L’Italia riuscirà a sfruttare gli investimenti per la ripresa per colmare il gap che ha in termini di trasformazione digitale con i principali competitor?
«Penso che l’Italia dovrà difendersi anzi tutto. Il rischio di messicanizzazione dell’Italia evocato da Forchielli diventerà altissimo. Il futuro dell’Italia non deve essere ribassista e con lavoratori in nero. Dovremmo vigilare per non diventare un paese low-cost, c’è già chi ci vede così. Ma noi lo impediremo!».