Il workers buyout è una delle spiagge, non l’ultima, per salvare un’impresa e spesso per farlo ci vuole l’apporto di managerialità esterna. È infatti lo strumento ideale nei casi in cui un’azienda in crisi ha tutte le carte in regola per essere ristrutturata e proseguire la sua attività, ma non si riescono a trovare le necessarie risorse finanziarie e si configura nell’acquisto di una società da parte dei dipendenti dell’impresa stessa, che naturalmente spesso hanno bisogno di nuovi manager.
Proprio per questo, parte il 7 febbraio Manager & Workers Buyout, un percorso di orientamento e formazione promosso da Manageritalia, organizzato da XLabor, la divisione per il lavoro manageriale di Manageritalia, in collaborazione con Legacoop Produzione e Servizi e patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna. Il percorso è articolato in 4 incontri, della durata di 2 ore ciascuno e incentrato su fare il manager nei casi di Workers Buyout. E tutto questo non nasce dal nulla perché con Manageritalia Emilia Romagna abbiamo già sviluppato il tema e alcune azioni in passato.
Per tutti i manager associati Manageritalia, Manager & Workers Buyout offre l’opportunità di approfondire concretamente il mondo del WBO e le competenze necessarie per i manager interessati a operare in questa tipologia di impresa. Ogni incontro sarà seguito da un momento di Networking tra i partecipanti e i relatori. Informati e, se l’opportunità fa al caso tuo, iscriviti!
Allora vale la pena cominciare con qualche informazione sul workers buyout. Quando c’è crisi, ci può essere l’opportunità di risolverla con il Workers Buyout (Wbo). È successo con la grande recessione. E anche con la pandemia. Un’azienda di servizi per l’agricoltura in provincia di Mantova nel 2020, una fonderia sull’Appennino emiliano nel 2021 e un’impresa elettronica in Calabria lo scorso maggio. Tutte stavano chiudendo. Tutte sono state salvate dai lavoratori, grazie a un Wbo.
Un Workers Buyout (Wbo) è un’acquisizione o un salvataggio di un’impresa convenzionale da parte dei dipendenti, che si costituiscono in una cooperativa e investono risorse proprie (generalmente indennità di disoccupazione e Tfr). E ci sono anche alcuni aiuti di Stato. I Wbo, che rimangono ancora un fenomeno di nicchia e sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità, nel 2019 sono stati 6 per 62 addetti totali, nel 2021 hanno riguardato 11 aziende, per un totale di 272 lavoratori. Numeri in salita, ma comunque limitati.
La sfida è quindi farli crescere visto che Il recupero cooperativo da parte dei lavoratori di aziende in crisi salvaguarda l’occupazione, produce coesione sociale e reddito. Anche per lo stato si rivela un ottimo affare, come dimostra un bilancio tra investimenti statali e ritorni fiscali.
La nostra sfida è prendere due piccioni con una fava: aiutare lo sviluppo e il buon fine dei Workers Buyout anche grazie all’apporto di validi manager ben calati in questa particolare realtà dove il padrone sono tutti dipendenti o gran parte di essi e dove si possono sperimentare validissimi progetti pilota di partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa. Se non qui e ora dove?