Manager & Workers Buyout: la parola a Roberta Mori

L'opinione della Consigliera della Regione Emilia Romagna

L’importanza del percorso Manager & Workers Buyout per il territorio e la collettività secondo Roberta Mori, Consigliera della Regione Emilia Romagna.

In qualità di Consigliera della Regione Emilia-Romagna, qual è il suo punto di vista riguardo al mondo delle cooperative di lavoro e dell’utilità di un percorso come Manager & Workers Buyout?

La nostra Regione incentiva da tempo, all’interno dei tavoli di salvaguardia occupazionale, lo sviluppo del Worker Buy Out, innanzitutto valutando se le crisi aziendali possano trasformarsi in questa opportunità di creazione di nuova impresa che salvaguarda competenze, saperi e posti di lavoro. Per questo mettiamo a disposizione strumenti per la formazione, la ricerca, l’innovazione e anche l’internazionalizzazione, nell’ambito degli obiettivi condivisi con imprese e società sul Patto regionale per il lavoro e il clima.

Come attestato dall’ultimo Rapporto biennale sulla Cooperazione, dal 2007 in Emilia-Romagna sono almeno 56 le nuove cooperative di lavoro create, 1.200 i posti salvati. Il 60% nell’industria, il 35% nel settore dei servizi e il 5% in agricoltura. Ricordo ad esempio il buon esito della crisi Lem di Gaggio Montano, rinata nel 2021 con una ventina di ex dipendenti che sono riusciti a fondare la Coop Reno Fonderie grazie all’accompagnamento istituzionale e al sostegno di Legacoop e di Coopfond.

L’impegno di Manageritalia Emilia-Romagna con Legacoop per formare figure dirigenziali al WBO e alla cultura mutualistica merita un plauso, perché c’è davvero bisogno di tutti per superare le crisi e accompagnare le transizioni del nostro tempo difficile.

Leggi regionali anche recenti, penso a quella per le Cooperative di comunità, spingono nella direzione di utilizzare tutti gli strumenti solidaristici per colmare divari e mancanza di opportunità. È dunque un’iniziativa da estendere, in quanto concorre alla strategia inclusiva e di crescita sostenibile di una Regione che investe molto sull’empowerment formativo e lavorativo delle persone e, per una quota significativa, sullo sviluppo delle cooperative.
Sottolineo che per questo tipo di imprese, con strumenti finanziari per l’accesso al credito, messi a punto o intermediati dalla Regione, sono stati attivati circa 64 milioni di euro di investimento negli ultimi quattro anni.

Da avvocata, può fornirci un punto di vista anche giuridico e sociale riguardo all’importanza delle soft skills che i manager devono avere per poter gestire le imprese e salvaguardare posti di lavoro?

Da avvocata che si è sempre messa al servizio delle istituzioni pubbliche e della collettività, posso dire che maturare competenze trasversali e relazionali in grado di sostenere le trasformazioni e dunque le persone in percorsi di emancipazione è davvero fondamentale. Porto proprio l’esempio degli Ordini degli Avvocati e di altre professioni che, alla luce di novità normative, stanno formando al loro interno soft skills antidiscriminatorie a supporto delle donne vittime di violenza di genere.

Un altro esempio di attualità riguarda i percorsi organizzativi e formativi per le certificazioni di impresa all’insegna della parità e della qualità ambientale. L’impatto della crisi pandemica, oggi le profonde incertezze economiche derivanti dalla guerra in Ucraina, ci insegnano che o si cresce insieme o si arretra. In ogni campo e in un mondo del lavoro che cambia con estrema rapidità, dobbiamo fare la nostra parte per uno scambio, un’osmosi di conoscenze ed esperienze utili a non disperdere ricchezza.

Qualunque azienda, per prosperare, ha bisogno del capitale umano e quest’ultimo è fatto di donne e uomini che, dalle proprie specifiche competenze o ruoli, possono contribuire a fare la differenza.

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