Sentirsi e far sentire a proprio agio nelle relazioni interpersonali e sul posto di lavoro, è una questione di comportamenti ma anche di spazi e di distanze. È quanto ci dice la prossemica (dall’inglese proxemics), ovvero la disciplina che studia lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale. Secondo l’antropologo statunitense Edward T. Hall, che coniò il termine negli anni 60, esistono quattro aree intorno a ciascuno di noi che definiscono altrettanti livelli di interazione.
Un po’ come gli strati di atmosfera che avvolgono la Terra, immaginiamo di essere al centro di una grande bolla composta da quattro strati concentrici. Partendo dal più esterno, avremo:
- La distanza pubblica (oltre 3,5 metri). Rappresenta lo spazio entro cui siamo percepiti dagli altri come parte dell’ambiente, passando spesso inosservati a meno di non essere, appunto, un personaggio pubblico. In ambito lavorativo, è lo spazio delle riunioni più informali o dei convegni davanti a un pubblico via via sempre più nutrito.
- La distanza sociale (da 1,2 a 3,5 metri). Tipica del rapporto formale entro cui si discute di affari, si sostengono colloqui di lavoro, si interagisce con professionisti. È anche lo spazio solitamente frapposto dalle persone che ricoprono ruoli importanti e che vogliono mantenere un certo distacco con l’interlocutore.
- La distanza personale (da 45 a 120 centimetri). Comporta un maggiore coinvolgimento emotivo e uno scambio di sguardi più frequente, oltre alla possibilità di contatto fisico. È la distanza nella quale si può stringere la mano, per esempio. Ma è anche la distanza entro la quale si comincia ad avvertire “l’invasione” altrui se non autorizzata.
- La distanza intima (fino a 45 centimetri). È il caso del contatto corporeo diretto di carattere affettivo, erotico o dello scontro fisico. È possibile percepire l’odore e il calore dell’altro nonché toccarlo con estrema facilità. L’intrusione di un estraneo entro questa sfera può essere percepito come maleducazione o, peggio, violenza.
Quanto rimanere distanti da colleghi e superiori quindi?
La distanza intima è certamente off limit mentre quella personale rappresenta il minimo invalicabile per non risultare invadenti. Potrebbe essere difficile capire se si sta mantenendo la giusta distanza visto che raramente si va in giro muniti di metro. Il trucco è usare come parametro la lunghezza del proprio braccio per determinare quella che potremmo definire distanza di sicurezza.
In ogni caso, è sempre bene non toccare l’interlocutore, non prenderlo sottobraccio e non pressarlo facendolo sentire in trappola.
Mantenere la giusta distanza è, quindi, molto importante per entrare educatamente nella sfera altrui. Ma non bisogna dimenticare di porre molta attenzione anche alla modulazione della voce se si vuole risultare efficaci nella comunicazione. Più ci si allontana dall’interlocutore, infatti, più sarà necessario aumentarne il volume per essere ascoltati chiaramente senza rischiare di sembrare troppo timidi o impauriti.
Cosa influenza la distanza prossemica?
- Fattori etnici. Le popolazioni che vivono nelle zone calde del mondo sono più propense a mantenere una distanza prossemica inferiore rispetto a chi vive nelle zone più fredde. Un ospite sudamericano, per esempio, gradirà una maggiore vicinanza rispetto ad un ospite svedese.
- Fattori sociali. Lo status sociale di un individuo o la sua posizione lavorativa lo portano ad aumentare la distanza con gli altri. Ma anche la percezione che si ha di tali persone ci porta a mantenere una maggiore distanza.
- Fattori caratteriali. Essere estroversi o introversi modifica la percezione dei propri spazi e di quelli altrui. Un estroverso, infatti, sarà portato a “invadere” più facilmente lo spazio del suo interlocutore rispetto a un introverso.
- Fattori emotivi. Lo stato d’animo momentaneo può influenzare – sia in positivo che in negativo – la tolleranza di altre persone nel proprio spazio personale. Non a caso, quando si è nervosi si tende ad allontanare chiunque.
- Sesso. Donne e uomini percepiscono in modo differente la presenza degli altri nella propria sfera personale, anche con riferimento alla posizione dell’interlocutore. Rispetto agli uomini, infatti, le donne preferiscono essere avvicinate frontalmente piuttosto che di lato.
Da ricordare che sentirsi a proprio agio nello spazio personale è importante quanto rispettare lo spazio personale altrui.