Lo sport non è solo una passione universale, ma anche un settore economico di dimensioni globali, con un mercato che supera i 400 miliardi di dollari e continua a crescere grazie alle nuove tecnologie e all’espansione nelle economie emergenti. Per formare nuove figure manageriali che possono intraprendere una carriera in questo mondo, potenziare le proprie skill e cogliere nuove opportunità professionali, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Sportmaster Consulting propongono il Master in Sport Management, un percorso formativo, giunto alla sua seconda edizione, pensato per chi vuole acquisire competenze manageriali specifiche e diventare protagonista in un ambito che unisce business, innovazione e valore sociale. Ne parliamo con Maurizio Suzzi, vicepresidente di Sportmaster Consulting
Perché nasce e arriva oggi alla sua seconda edizione il Master in Sport Management dell’Università Cattolica di Milano?
«Il Master in Sport Management nasce con l’obiettivo di preservare e sviluppare uno dei settori più interessanti a livello storico e futuro per il nostro Paese: lo sport. Intende formare una nuova generazione di manager del settore sportivo preparata, pronta ad adattarsi al meglio alle novità e capace di portare competenze di alto profilo nel settore. A gennaio inizierà la seconda edizione del programma che si svolge presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in collaborazione con Sport Master Consulting, in un’edizione che vedrà partecipanti di 10 nazionalità diverse».
Possiamo dire che lo sport oggi ha sempre più bisogno di essere gestito in modo manageriale e perché?
«Assolutamente. Lo sport, abbinato al mondo dell’entertainment, sta attirando un numero sempre maggiore di persone, di capitali e di responsabilità. Per questa serie di motivi quello sportivo è un settore che necessita di figure competenti, preparate e in grado di gestire un business in continuo cambiamento e sviluppo».
Qual è il ruolo e quali sono gli obiettivi dei manager e di una gestione manageriale nel mondo sportivo di oggi?
«Il manager sportivo ha il ruolo di portare le novità tecnologiche e le competenze per migliorare l’industria sportiva, pur mantenendo il carattere storico e tradizionale che caratterizza lo sport in Italia. Abbinare la sostenibilità aziendale e il successo sportivo e competitivo è di vitale importanza in questo particolare settore ed è necessario effettuare questo “shift” per ottenere un posto di primo piano nel panorama sportivo mondiale».
Come avete colto quest’esigenza e come la soddisfate?
«L’esigenza proviene da due attori principali: le persone e le aziende. Le persone appassionate di sport – la passione non è sufficiente per diventare un manager sportivo – avevano la necessità di un percorso pratico, di alto livello e che le preparasse all’ingresso in un settore particolare e in crescita. Le aziende hanno invece dimostrato la necessità di disporre di figure professionali giovani, aggiornate e con una mentalità aperta pronta ad affrontare i cambiamenti del mondo sportivo-aziendale. Il Master in Sport Management prevede una formazione sia accademica che pratica, grazie al contributo di professori provenienti dal mondo italiano, americano e inglese, e di professionisti di alto profilo provenienti dal settore, in grado di condividere con gli studenti il proprio knowhow e la propria esperienza».
Lo sport può quindi essere lo sbocco professionale di un giovane che entra nel mondo del lavoro o di un manager già in carriera che cambia settore. Come?
«Il settore sportivo sta crescendo a dismisura a livello mondiale: ci sono sempre più fondi che investono nello sport e un interesse sempre maggiore a supportare i valori che lo sport trasmette. Con questa attrattività e la spinta verso una sempre più spiccata organizzazione aziendale, tutte le società che gravitano attorno allo sport si stanno sviluppando e necessitano di profili con una preparazione più approfondita e ampia rispetto al passato. Basti pensare che solo in Italia lo sport vale l’1,3% del pil, per un totale di 22 miliardi e un giro d’affari proiettato verso i 506 miliardi di dollari a livello mondiale».