Che dietro al Monopoli ci fosse l’intento morale e pedagogico di condanna degli effetti negativi dei monopoli e dei guadagni da sola rendita, l’ho scoperto leggendo questo libro. Non solo quindi entrate e uscite di prigione senza passare dal via o costruzione frenetica di casette e alberghi. Le prime versioni di questo gioco apparse a fine Ottocento avevano proprio quest’obiettivo, sensibilizzare i giocatori agli odiosi effetti del monopolio. Sono venute dopo le tavolate di parenti radunati per le feste comandate, disposti a tutto pur di mandare sul lastrico l’avversario, indifferenti al vincolo familiare. Gli affari sono affari.
Landlord’s Game, questo il nome della prima versione di quello che diventerà poi il “più giocato gioco da tavolo della storia”. Brevettato nel 1904 da Lizzie Magie, il predecessore del Monopoly, al di là degli intenti educativi, faceva leva sulla naturale inclinazione a competere, vince chi diventa più ricco, meglio se mandando in bancarotta l’avversario.
Paradossalmente, è durante la Grande Depressione del 1929 che il gioco ormai conosciuto come “il gioco dei monopoli” diventa un vero e proprio successo. Durante quel drammatico periodo di crisi economica, “la gente non aveva soldi per andare a vedere degli spettacoli. Stava a casa e giocava a Monopoly. In qualche modo il gioco li faceva sentire più ricchi. Ma quello che ne alimentava le vendite era l’illusione di una vittoria individuale. Facendo leva sulla competitività di ciascuno”. Non sarà però Lizzie a raccogliere i frutti della sua invenzione, anzi, lei e la sua versione originale del gioco cadranno presto nel dimenticatoio. Una versione simile, troppo simile, del gioco sarà invece registrata nel 1935 con il nome Monopoly rendendo ricchi Charles Darrow, un ingegnere disoccupato autodichiaratosi inventore del gioco, e la Parker Brothers, l’azienda che ne acquistò i diritti di vendita.
Fine della storia? Non proprio. Perché il neo-ricco Charles Darrow, diventato ormai una celebrità, viene riconosciuto durante una delle sue interviste televisive. Riconosciuto da persone che conoscono bene la vera storia del gioco, sanno di Lizzie Magie e del suo Landlord’s Game, ma soprattutto sanno che Charles Darrow non è l’inventore di Monopoly. E cominciano a dirlo, mandando lettere ai giornali.
Perché leggerlo
Questa è solo parte della storia raccontata nel libro Monopoli stories. I segreti del gioco da tavolo più famoso del mondo, scritto da Mary Pilon e pubblicato da Egea (2015, 240 pagine). Un libro che, attraverso il famoso gioco da tavolo, ripercorre un pezzo di storia economica americana approfondendo anche gli aspetti legali e normativi a tutela delle proprietà intellettuali e dei brevetti. Senza tralasciare vicende da spy story, idee rubate, rivendicazioni di plagio, inventori dimenticati.
Chi l’avrebbe mai detto che dietro il celebre Monopoly si nascondessero tutti questi colpi di scena?
O meglio, si nascondessero tanti Imprevisti e Probabilità?