New Made in Italy: come usciremo dalla crisi

La vera opportunità per l’Italia risiede nell’elaborare un concetto di New Made in Italy che potrà emergere sia smettendola di scimmiottare altri modelli culturali sia focalizzando consapevolmente il Dna esistenziale italiano, i cui 4 “nucleotidi” sono: individualismo, cultura, creatività e lifestyle

Il Caos favorisce le menti preparate (Louis Pasteur).

Inflazione, ma dove?
“Inflazione in crescita”, “inflazione strisciante” o… “inflazione negativa”? Questi i dubbi posti da economisti negli ultimi anni, evitando l’ipotesi “deflazione” mascherata dietro un ossimoro quale “inflazione negativa”, e facendo leva sull’aumento delle materie prime e, da qui, delle bollette. L’inflazione, quella vera, strutturale, è un aumento endogeno dei prezzi, ossia dovuto all’aumento di liquidità nelle nostre tasche e, quindi, più disponibile all’acquisto di beni e servizi. La pseudo-inflazione, invece, è un aumento esogeno dei prezzi causato da distorsioni nella fornitura di svariate materie prime i cui prezzi possono aumentare per fattori anche logistici, geo-politici, strozzature della supply chain o per transitori eccessi di domanda “drogata” da incentivi, da quantitative easing e altre “morfine”. Ebbene, nel 2021, dopo oltre un lustro di poderose iniezioni di liquidità nel corpus economico-finanziario italiano ed europeo, dov’è l’inflazione endogena generata da nostri acquisti che chiunque si aspetterebbe…? Per meglio comprendere, e quindi “cavalcare”, questa complessa – molto complessa – realtà, proponiamo la “bussola” fornitaci dalla citazione (parafrasata) di Louis Pasteur in incipit, che rilanciamo con un noto proverbio: “Non tutti i mali vengono per nuocere”.

Quali sono allora i possibili benefici di una crisi che, per essere colti, vanno contestualizzati nello scenario corretto verso il quale la crisi sta evolvendo? Anzitutto, la crisi non ha ancora compiuto il suo corso per ragioni “fisiche”, ossia a causa della dimensione, dell’estensione e della tipologia delle “innovative tossine” che hanno inquinato il mondo economico, sociale e politico mondiale. “Innovative tossine” quali Cdo, Cds e altri creativi strumenti finanziari “derivati”, ossia carta che non rappresenta direttamente un bene fisico o economico bensì solo indirettamente attraverso complesse formule statistiche che ignorano la strutturale complessità, e quindi imprevedibilità, della realtà.

33 “pianeti di carta”
Ebbene, questa carta valeva nel 1995 circa il 70% del Pil mondiale, ossia tutti gli strumenti finanziari mondiali rappresentavano un “quasi-pianeta” rispetto al reale pianeta produttivo di beni e servizi. Nel 2008 il “pianeta-produttivo”, quello reale, s’è trovato soffocato da ben… 15 (quindici!) “pianeti di carta” e da allora, in forza di una “sindrome da drogato”, siamo arrivati (stime de Il Sole 24Ore, 6 dicembre 2018) a…. 33 (trentatré) volte il Pil mondiale: coma profondo! Intanto, i “gestori” economico-finanziari mondiali, molto semplicemente e umanamente, non sanno cos’altro fare con questo “malato” oltre a fornire ulteriori “morfine” sperando in un miracolo oppure in un cataclisma non imputabile a loro (forse un’invasione di marziani o altri esseri…?!).

Deflazione “socialista”
Forse, come insegna la teoria della “contrary opinion”, le vere opportunità stanno nell’agire al contrario della massa e del pensiero mainstream, ossia al contrario dell’inflazione. Ma il contrario dell’inflazione è la deflazione – questa emerita sconosciuta.

Cos’è una deflazione? La deflazione è un fenomeno di ristrutturazione radicale dell’economia con cicli molto lunghi (l’ultima vera deflazione internazionale risale al 1929). La deflazione, al contrario dell’inflazione, comporta una svalutazione dei beni e una rivalutazione quindi della moneta che potrà acquistare più beni e servizi. Ciò favorisce chi ha saputo salvaguardare una “liquidità liquidabile” e punisce chi ha investito in beni immobili risultando, sempre al contrario dell’inflazione, persino più punitiva verso la fascia reddituale più alta (come evidente nel grafico che segue di diverse fasce reddituali degli Usa nel periodo 1913-2010).


La deflazione si dimostra quindi molto più “socialista” rispetto a una elevata inflazione che schiaccia i lavoratori con redditi fissi privilegiando commercianti e industriali.

Ecco quindi che uno scenario di deflazione non deve più essere rifiutato a priori, poiché i valori di molti beni (immobili, in primis…), gonfiati da tanta, troppa, finanza creativa, dovranno sgonfiarsi contestualmente alla cancellazione di tanta, troppa, carta, ormai senza più un sostrato reale e ben lontana da quell’unico pianeta reale di beni e servizi prodotti, ossia da noi stessi.

Allora, cosa c’è di New…?
Le nuove opportunità in Italia, rispetto alle precedenti crisi, scaturiscono alla natura estremamente interconnessa, mondiale, di questa crisi, e della sua possibile “fisica” evoluzione deflattiva a seguito dello sgonfiamento, se non amputazione, di liquidità, di titoli derivati, di patrimoni sempre più virtuali.

La vera opportunità per l’Italia risiede nell’elaborare un concetto di New Made in Italy che potrà emergere sia smettendola di scimmiottare altri modelli culturali sia focalizzando consapevolmente il Dna esistenziale italiano, i cui 4 “nucleotidi” sono: Individualismo, Cultura, Creatività e Lifestyle. Dopo questo primo essenziale passo, il New Made in Italy dovrà realizzare una ottimizzante ‘strategia mista’ in termini di opportuni mix di arte e scienza, di unicità e replicabilità, di individualismo e team, di estetica ed etica (sociale, lavorativa, economica), di sogni e bisogni in tanti ambiti. Il New, allora, investirà anche la sfera culturale ed esistenziale, con nuovi modelli di vita meno appariscenti e più relazionali, meno dediti all’accumulo di beni e, coerentemente al paradosso di Easterlin, più desiderosi di felicità sostenibile, anche attraverso una rivalutazione dei sogni, anziché dei bisogni, spesso atrofizzati nei più giovani da una facile disponibilità di beni.

Un’opportunità per ciascuno di “creare la luce” per uscire dal tunnel della crisi, ma soltanto a patto di impegnarsi a ricercare e creare nuovi mix quali quelli citati, partendo dal Dna esistenziale italiano.

L’articolo mostra le direttrici principali che conducono il libro di Paolo Gila e Nicola Antonucci (New Made in Italy – come usciremo dalla crisi), attraverso grafici fruibili e un testo facile (leggibile in 1,5h), a una pragmatico vademecum per affrontare domande essenziali quali: Come e quanto risparmiare? Come investire i risparmi? Quali nuovi lavori in Italia? Quali saranno le formule vincenti per coniugare rischi e redditività nei prossimi anni? Varrà ancora la pena di investire il proprio gruzzolo nel mattone? Quanto si dovrà destinare alla pensione integrativa, oppure all’investimento azionario o a quello obbligazionario? Qual è il mix corretto tra “formica” o “cicala”, tra risparmio o consumi, tra soddisfazioni rimandate con investimenti finanziari o soddisfazioni godute con “investimenti esistenziali”? Esiste una felicità sostenibile per il lavoratore, il risparmiatore, il cittadino consapevole e aggiornato?

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