Parole e buoi dei paesi tuoi!

I termini e le espressioni che utilizziamo per esprimerci hanno sfumature diverse per ognuno, in base alla nostra esperienza personale e all'ambiente in cui viviamo

Alcune modalità linguistiche derivano indubbiamente dalle prime esposizioni alla lingua familiare. Questo significa che molte di quelle che utilizziamo provengono dal lessico appreso nei primissimi anni di vita. Anche i significati che diamo alle parole, spesso provengono dalle nostre origini. Per qualcuno il termine “timido” ha un’accezione, per qualcun altro ha un significato leggermente diverso. 

Le parole che utilizziamo per esprimerci hanno sfumature diverse per ognuno, in base alla nostra esperienza personale con quella parola specifica. Sulla base del grado di istruzione, della capacità di esprimersi, della predisposizione umorale e caratteriale, del contesto, utilizziamo le parole per dare voce ai nostri pensieri e alle nostre emozioni. 

Un’interessante ipotesi sulla linguistica è stata proposta dall’antropologo Edward Sapir e dal suo allievo Benjamin Lee Whorf. Si tratta della “ipotesi della relatività linguistica” che evidenzia l’interdipendenza fra pensiero, linguaggio e realtà circostante. In pratica, la struttura di una lingua influenza il modo in cui ci si relaziona con la realtà, con il mutare della lingua varia anche il modo di percepire e di comprendere il mondo. Questa ipotesi ha trovato alcuni sostenitori e molti oppositori. Ma non è di questo che ora ti voglio parlare. Se sei interessato a questa affascinante teoria puoi approfondirla attraverso il testo “Linguaggio e relatività” di E. Sapir e B.L. Whorf. Attraverso il celebre studio sul linguaggio Inuit si è potuto constatare che gli eschimesi utilizzano più di 50 parole per descrivere la parola “neve” (anche questo studio è stato contrastato da altri successivi). Queste popolazioni eschimesi, in effetti, sono maggiormente esposte all’esperienza nevosa, per questo probabilmente avranno la necessità di differenziarla in modo più specifico. Esiste infatti un termine che possa distinguere la neve appena caduta da quella sciolta, farinosa o ammucchiata. 

L’ambiente in cui viviamo influenza la nostra vita e anche il nostro linguaggio, prova ne sono i termini specialistici dedicati ai settori specifici. Più si entra nella specificità e più si sente la necessità di creare nuovi termini che possano descrivere meglio una data realtà. Parole che possano differenziare meglio le nostre esperienze

Ogni settore ha i suoi acronimi, il suo slang, che nasce dall’esigenza di condividere un linguaggio comune con precisi significati condivisibili. Nel settore digitale, ad esempio, il linguaggio è molto contratto: se si può ricorrere a un acronimo lo si fa molto volentieri. Si potranno dunque ricevere email del tipo “forwardami asap il file zip, grazie A.” o messaggi contraddistinti dalla totale assenza di convenevoli di apertura, che tuttavia sono ancora decorosi e attuali. Qualcuno oggi scrive direttamente il contenuto dell’email saltando completamente il “ciao” o il “buongiorno” e ovviamente chiude il messaggio senza ringraziamenti, ma solo con la lettera del proprio nome puntata. Va bene l’efficienza, i KPI e tutti gli effort del mondo, ma un “Buona giornata” non si dovrebbe negare a nessuno.

Ma anche queste mancanze linguistiche fanno parte del pacchetto “Parole e buoi dei paesi tuoi!”.

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