Ci sono tanti modi di pensare futuro. E ogni modo porta in un futuro differente. Pensare il futuro è pura progettazione e realizzazione. Penso il grattacielo, lo progetto e lo realizzo. Pensare al futuro è pura immaginazione, evocazione, divagazione e, forse, anche allucinazione. Penso al grattacielo e vedo L’inferno di cristallo e Trappola di cristallo o, magari, una più poetica visione di Miyazaki con case volanti. Pensare nel futuro è pura immersione e partecipazione. Penso nel grattacielo e percepisco che le cose andranno proprio così e quindi devo partecipare e adattarmi a tutto e sapere come muovermi in quell’edifico. Poi puoi pensare anche come avere futuro, fare futuro ed essere futuro (cose ben differenti). Ma stiamo divagando, perché oggi troppo spesso quando qualcuno pensa futuro, pensa che gli passa la voglia di pensarci. Non sorprende. Mai il futuro è stato così cupo nella percezione anche quotidiana. Certo, non aiuta lo stato attuale delle cose. Infatti, diventa sempre più difficile un futuro positivo o addirittura immaginare un futuro in cui ci piacerebbe vivere e lavorare come manager e imprese.
Fra guerre e crisi assortite i pensieri sul futuro non sono più promettenti, non sono più eccitanti e pieni di aspettative e colore come durante il miracolo economico o durante gli anni 80, quelli del tanto criticato (e ora rimpianto) disimpegno. Sono piuttosto cupi, minacciosi, confusi. Molti si chiedono, non a torto, se il termine futuro abbia ancora senso in un momento in cui sembra non esserci nessun futuro. Quando tutto sta sempre più “andando a rotoli”, con crisi che si accumulano davanti a noi, che aumentano la confusione e la disperazione per il mondo e le sue condizioni, sorgono dubbi e domande. Ha ancora senso parlare di futuro? Ha ancora senso occuparsi di futuro? Ha ancora senso credere nel futuro?
Queste domande sono comprensibili ma sbagliate. È vero, futuro e realtà non viaggiano più insieme. Proprio per questo abbiamo bisogno di un nuovo tipo di anticipazione che va oltre le tendenze. Al di là delle mode (hype) tecnologiche e delle retoriche sul futuro. I vecchi megatrend che da 30 anni descrivono in modo apparentemente affidabile il nostro futuro non ci portano più da nessuna parte. La galassia dei megatrend illumina il cielo. Ma quando guardo il cielo vedo il passato. Molti sono solo trend morti che riflettono la luce della loro tendenza ormai estinta. Abbagli. Viviamo in un’epoca caratterizzata da massicce rotture di tendenza. In un’epoca di cambiamenti epocali, abbiamo bisogno di una conoscenza più approfondita. Soprattutto dobbiamo capire che il futuro non è un trend, ma ben altro.
Cosa sogni di fare da grande? Perché la vita vale la pena di essere vissuta, anche in azienda? Ecco due domande sagge da porsi. Pensare futuro significa discutere, esplorare e sperimentare il futuro che vogliamo o forse temiamo. Un luogo, nella nostra testa, che dà spazio a scenari, fantasie e, sì, anche utopie. Perché il futuro deve essere un disegno e non un destino da subire. Forse abbiamo bisogno di un coraggioso ministero del futuro che non si nutra di tweet quotidiani e compulsivi, ma di lontani e pazienti progetti da realizzare, come Paese, aziende e manager. Non prendete tutto troppo sul serio. Pensate futuro e, soprattutto, andate dove vi porta il futuro.
Va’ dove ti porta il futuro
Il tuo. Solo il tuo. È come nel libro di Susanna Tamaro Va’ dove ti porta il cuore. Il cuore ha le sue ragioni e anche il futuro ha le sue ragioni, che il presente, spesso, ancora non conosce. Ma come saprò qual è proprio il mio, di futuro? E come si fa a progettare e disegnare un futuro su misura per sé stessi e la propria azienda? E poi, cosa vuole dire esattamente va’ dove ti porta il futuro? È facile. È proprio come per il cuore. È il tuo e non di qualcun altro. Non sposi un futuro solo perché qualcuno ti ha detto che è quello giusto per te. Capito l’antifona? E qui veniamo al punto. Dalla mattina alla sera ti raccontano come sarà il futuro in società, in economia, nel business, nella carriera. Una volta è la transizione green, l’altra volta è quella artificiale. E se scatta la guerra devi essere pronto a “resistere”. Ti devi sempre adeguare usando come rimedio per tutti i mali la resilienza (di fatto una vaselina). Ora, qui c’è un errore di fondo, madornale.
Il futuro non è un trend, neanche se è mega. Il futuro è un viaggio, il futuro è un sogno, il futuro è un ideale, il futuro è un progetto, il futuro è una scelta, il futuro è una verità (personale), anche in azienda ma, soprattutto, il futuro è un miracolo. Vi ricordate del miracolo economico? Come operava Adriano Olivetti? O la famiglia Gucci? Non si facevano dire da nessuno cosa dovevano fare, neanche dai trend. Il futuro è tutto da scrivere senza farselo dettare da qualcuno, quello è il dettato e non il tema… il tema del tuo futuro. Attenzione alla differenza, che è sostanziale. Scrivere il futuro o subire il futuro, e obbedire al futuro.
Non importa chi vi vuole dettare il futuro. Futurist, esperti, istituti, think tank, World Economic Forum, UE, ma anche originali bastian contrari o intellettuali controcorrente. Quelli sono solo stimoli, impulsi, alert e magari anche grandi scenari, ma alla fine la vita è la vostra. Soprattutto di questi tempi. Se tutto è nero e appare nero questo è un dettato (il loro). Se tutto è rosa e appare rosa questo è un tema (il tuo). Non si tratta di essere naïf ma coraggiosi, capendo che si è nel giardino dei sentieri o, meglio, dei futuri che si biforcano. Quel grande labirinto di Borges che rappresenta le tue scelte e sfide. Insomma, diffida di tutto, tranne di quello che ti dice il tuo futuro.
CFMT LANCIA FMT NEXT THINK TANK
Dopo trent’anni di attività e dopo 30 edizioni degli eventi del ciclo Future Management Tools, Cfmt è pronto a raccontare i prossimi trent’anni. Fmt, il format di Cfmt dedicato al “come fare futuro in azienda”, nato nel 2011 e coordinato scientificamente da Thomas Bialas, si rinnova e diventa altro, oltre il futuro: nasce Fmt Next think tank, un luogo dove le anticipazioni e gli scenari prendono vita. Una nuova piattaforma per dare a imprese e manager strumenti originali per dirigere il futuro che ognuno attende o magari pretende. Next TT: si chiama così (il prossimo think tank) perché vuole distinguersi dai “normali e consolidati” think tank che trattano il tema del futuro.
Nel nostro piccolo vogliamo distinguerci per originalità, sintesi estrema nella stesura e modalità di fruizione. Soprattutto, vogliamo andare oltre il futuro noto e canonico prendendo le distanze dal conformismo scenaristico e accademico. Insomma, Next TT vuole essere divergente. Mentre la ricerca convenzionale accuratamente separa, pesa, sceglie, misura, classifica e isola, Next TT osserva ogni istante e unisce ogni ingrediente in quella che Goethe chiamava la fantasia esatta: simboli, analogie, metafore, coincidenze che, codificate creativamente, raccontano embrioni di cambiamento che orientano gli scenari futuri e possono generare grandi idee per progettare il proprio futuro. In sintesi, un nuovo strumento per aiutare imprese e manager a fare futuro, una nuova piattaforma che vi consegna contenuti originali sotto forma di eventi, webinar, notizie, video e una pubblicazione annuale, il Beyond Future Report, che espone scenari inediti e di rottura. Restate collegati. Il futuro è iniziato.