Per fare carriera ci vuole fortuna?

Avere talento è una condizione indispensabile ma non sufficiente per raggiungere il successo. Le statistiche ci dicono che spesso le posizioni ai vertici sono ricoperte da persone meno dotate rispetto ad altri candidati che sono stati semplicemente meno fortunati

Aspettavate da anni quella promozione. Il momento era quello giusto, il vostro capo diretto ha ricevuto un’offerta di lavoro da un’azienda concorrente lasciando libera la sua casella nell’organigramma. Voi potevate ricoprire da subito quella posizione, gli unici con le competenze adatte al ruolo e ai rapporti consolidati con clienti e fornitori. Senza parlare poi dei corsi, delle certificazioni, del ruolo di esperto o esperta raggiunto lavorando per tutto quel tempo all’interno del vostro dipartimento. Eppure no. Viene scelta un’altra persona, uno che poco o nulla sa del vostro lavoro, un “esterno” per portare una ventata di novità, vi dicono, all’interno della direzione. Perché non siete stati scelti voi per quella promozione?

Avevate il talento, l’intelligenza e l’abilità per ricoprire quel ruolo eppure non ce l’avete fatta. Cominciate a chiedervi quindi se c’è qualcosa di sbagliato in voi, nella vostra preparazione, nel vostro modo di lavorare o di rapportarvi con colleghi e clienti. L’errore non è vostro ma nel paradigma meritocratico che vi è stato inculcato fin dai tempi della scuola. Paradigma che ci fa credere che il successo nella vita sia dovuto solo ed esclusivamente al talento e a quanto impegno mettiamo nel fare le cose. Una convinzione, questa, che sottovaluta il ruolo determinante del caso e delle forze esterne nel tracciare il destino professionale di una persona. Perché spesso il successo è determinato solo dalla fortuna o dalla sfortuna. Questa la tesi del libro Talento e fortuna. Gli ingredienti del successo di Alessandro Pluchino, Alessio Emanuele Biondo e Andrea Rapisarda (edizioni Malcor D’, 2019).


Gli autori, tre studiosi dell’università di Catania, a supporto della loro tesi non utilizzano i soliti luoghi comuni sul tema ma, con dati statistici, arrivano a delineare un modello (Talento vs Fortuna) teso a spiegare il ruolo del caso all’interno delle carriere professionali di ognuno di noi
. La conclusione è chiara, avere talento è una condizione indispensabile ma non sufficiente per raggiungere il successo. Anzi, le statistiche ci dicono che spesso le posizioni ai vertici sono ricoperte da persone meno dotate rispetto ad altri candidati che sono stati semplicemente meno fortunati.


Conclusione, questa, che pone dei dubbi anche a chi si occupa di selezione del personale: è giusto assumere persone solo sulla base degli incarichi ricoperti in passato? E se quelle posizioni raggiunte fossero solo dovute a fortuna, al fatto di trovarsi “nel posto giusto al momento giusto” oppure a raccomandazioni, parentele o amicizie? In senso più ampio questo studio mette anche in dubbio il riconoscimento di status e le conseguenti diseguaglianze che attribuiscono maggior valore sociale ed economico a chi ha avuto successo rispetto agli altri.


Nonostante l’approccio scientifico-matematico, questo non è però un libro che lascia senza speranze, trasmettendo la convinzione che talento e impegno sul lavoro alla fine contino poco. Contano eccome, ma non sono gli unici fattori a determinare la carriera di ognuno di noi. Il caso va sfruttato, come ci insegna questo libro, adottando strategie capaci di trasformare a nostro favore anche fattori non totalmente sotto il nostro controllo.

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