Dopo due anni di pandemia Covid-19 le aziende dovrebbero aver sviluppato una mentalità “crisis ready” secondo la quale la propria strategia di business deve essere flessibile e adeguarsi al cambiamento di uno scenario inaspettato.
Avere un rapporto di comunicazione continua e trasparente con tutti gli stakeholder (interni, ovvero tutti i dipendenti, ed esterni, quali fornitori, istituzioni, media ecc.) è l’asset che permette di anticipare e gestire al meglio l’imprevisto.
Il contesto odierno, caratterizzato da una guerra che preme alle porte dell’Europa, spinge a dare priorità ad alcune domande e relative best practice in tema di business continuity e valutazione del rischio.
Mappatura dei rischi: indipendentemente dal settore di appartenenza o dal fatto che la nostra azienda lavori su mercati nazionali o internazionali, è fondamentale creare (nel caso non sia già disponibile) e aggiornare con costanza (giornalmente) la mappa dei rischi. La business continuity può essere danneggiata dall’ improvvisa mancanza di materie prime ma anche dal danno reputazionale creato da un dipendente che si espone a nome dell’azienda su tematiche sensibili. Ecco che aver chiaro quali e quanti sono gli issue a cui potremmo andare incontro in questo particolare momento ci aiuta a prendere decisioni mirate verso persone, altre aziende, istituzioni. Per preservare business continuity e reputazione, che vanno di pari passo.
Comunicazione interna: come comunicano i nostri dipendenti con il management e fra di loro? Quali strumenti usano? La confusione e la paura generata dal conflitto impattano direttamente sullo stato emotivo e psicologico dei nostri collaboratori. Garantire canali di comunicazione interna sicuri, aperti, trasparenti è fondamentale per la sopravvivenza dell’organizzazione, e per monitorare eventuali issue e mitigarli.
Comunicazione esterna: Con chi siamo in contatto? È facile comunicare con la nostra azienda? Similmente alla comunicazione interna, quella esterna con persone, media, istituzioni legate alla vita della nostra azienda è un must. Fornitori e clienti devono essere contattati con costanza, aggiornati sulle nostre attività e allo stesso tempo consultati sulle loro strategie e sulla capacità di essere resilienti.
Ascolto critico e revisione delle policy aziendali: Quali sono le nostre fonti e come le aggiorniamo? In un mondo dove la disinformazione, l’infodemia e la propaganda hanno strumenti potenti attraverso i quali penetrare l’opinione pubblica, è necessario avere un approccio critico verso le proprie fonti, ed essere pronti a rivedere le proprie policy aziendali in tema di comunicazione interna ed esterna.
Cybersecurity: dove vengono conservate le informazioni e i dati sensibili della nostra azienda? Chi vi ha accesso? C’è un back-up in caso di perdita? Chi se ne occupa? Rispondere a queste domande è il primo passo verso una cultura aziendale che integra la cybersecurity al processo di crisis management. Azione imprescindibile considerando lo scenario sia mondiale che locale.
Esercitazioni: è questo il momento di proporre esercitazioni, mock-up di crisis management alla propria C- suite, e a tutto il personale. Rendere i nostri dipendenti consci della situazione che stanno vivendo, e fornire strumenti pratici con i quali affrontarla, è ciò che fa la differenza fra un’azienda realmente preparata alla crisi, e una che si ferma alla teoria.