Riprendiamoci il turismo: Luca Belenghi (Human Company)

Le azioni in atto per la ripresa di un settore chiave del nostro paese. La parola ai manager

Manageritalia vuole parlare dei vari comparti e territori del turismo italiano con una serie di interviste a manager di aziende e organizzazioni dell’intero settore (alberghi, cultura, leisure, agenzie viaggi ecc.) per cogliere le azioni in atto per la ripresa. Una ripresa che ci vedrà tutti protagonisti, come operatori o come turisti. Intervistiamo oggi Luca Belenghi, ceo Human Company.

Quanto ha pesato la crisi in atto sulla sua azienda e, in generale, sul turismo del suo territorio?
«Il 2020 è stato senza dubbio l’annus horribilis del turismo, provocando uno scisma profondo tra quello che sapevamo prima del Covid-19 e tutto quello che abbiamo conosciuto successivamente. Per Human Company il 2020 si è tradotto in una perdita di quasi il 50% dei ricavi consolidati, rispetto al 2019, con una chiusura dell’anno a circa 55 milioni di euro, registrando comunque ottime performance nella stagione estiva in tutte le strutture aperte e un Ebitda complessivo in positivo».

Come avete fatto fronte sino ad oggi alla crisi?
«La reazione allo shock pandemico ha investito differenti aree di intervento. La prima ci ha visto fin da subito porre la massima attenzione alla salute e al benessere dei nostri clienti e collaboratori: attivazione del lavoro agile, ammortizzatori, politiche di salvaguardia di ogni singolo posto di lavoro, determinante per un’azienda come Human Company, che fa della “persona al centro” uno dei propri valori fondanti, scrupolosa definizione e applicazione di tutti i protocolli e standard di sicurezza. Al contempo, ci siamo concentrati su tutte le misure di mitigazione necessarie a contenere i costi e gestire al meglio la posizione di cassa. Pensando alla ripartenza ci siamo poi dedicati alla digitalizzazione e all’innovazione continua dell’offerta, sia in fase di booking che in fase di soggiorno in struttura per gli ospiti.
Infine, abbiamo continuato a lavorare su progetti e investimenti di sviluppo che renderanno il Gruppo sempre più l’operatore italiano di riferimento nell’industry open air. Tra gli altri, il villaggio di Eraclea, che aprirà nel 2023, sarà il game changer dell’open air: il più grande e più innovativo, con 240 ettari di superficie, 12.000 posti totali, piazzole di 200 metri per ogni famiglia. Il Villaggio di Cavriglia, in Valdarno, programmato per il 2024, sarà il più grande villaggio open air basato sullo sport. Infine, il progetto di Porto Tolle, nel Polesine, prevede la riqualificazione della più grande centrale idroelettrica dismessa in Italia, in partnership con Enel, e vedrà la luce nel 2025».

Oltre le singole aziende, l’ecosistema del turismo del suo territorio come ha reagito in questo duro frangente? Si poteva fare meglio e di più? 
«La reazione è stata corale. Il nostro Gruppo vi ha contribuito in prima linea attraverso l’attività con le associazioni di categoria e interessanti forme di collaborazione, come Open Air Next Step, il network che mette assieme i più grandi player del mondo outdoor in Italia. Il progetto ha tutt’oggi l’obiettivo di promuovere le vacanze all’aria aperta di livello premium in Italia, raccontando il prodotto attraverso le sue eccellenze».

Quali le prospettive per il prossimo futuro?
«La nuova edizione del nostro Osservatorio del Turismo Outdoor conferma il trend positivo già rilevato nella passata stagione, evidenziando una crescente fiducia della clientela, in particolare italiana, nei confronti dell’ospitalità open air. Siamo convinti che il mercato domestico possa costituire una base importante dalla quale ripartire con prudenza e ragionevole ottimismo per l’estate 2021. Nonostante l’incertezza del quadro pandemico e i ritardi del piano vaccinale, crediamo in un recupero, che sarà senza dubbio graduale, verso una “nuova normalità”. Nel complesso, dopo un primo semestre molto difficile – per noi il peggiore di sempre – ci attendiamo a partire da giugno un progressivo incremento del fatturato rispetto allo scorso anno, che significa in buona sostanza graduale ripresa sui periodi di spalla e tenuta sull’alta stagione».

La pandemia e la conseguente crisi hanno innescato dei cambiamenti irreversibili per il settore turismo?
«Guardando ai megatrend che caratterizzano l’evoluzione sociale e dei diversi mercati, oggi, a livello internazionale, il turista outdoor è altamente rappresentato nel trend “Great expectations” con riferimento al desiderio, sempre più marcato nelle persone, di fare esperienze psicologicamente gratificanti in qualsiasi atto di acquisto e fruizione di un prodotto o servizio. In altre parole, non basta più, genericamente, essere soddisfatti di un prodotto o di un servizio: vogliamo, letteralmente, esserne “deliziati”. Questo trend è stato se vogliamo accelerato dalla crisi pandemica e, unito ad alcuni fattori di impatto quali il corto raggio, il drive to Italy, il last second, il tema sicurezza, definiscono un cambiamento irreversibile che investe tutti, imprese e consumatori».

Avete in atto di cambiare qualcosa nel modello di business e nelle strategie per cogliere al meglio la ripresa?
«Innovare per competere e continuare ad essere punto di riferimento nel settore dell’hospitality in Italia: sono questi gli obiettivi di Human Company, capace di ridisegnare rotta e schemi con lo scenario pandemico in corso. Mettendo le persone al centro, con la creazione di un’academy per la formazione e lo sviluppo delle competenze dei collaboratori, ma anche per creare cultura da diffondere all’esterno dell’azienda. Innovando costantemente il prodotto, attraverso la creazione di esperienze uniche e distintive, quali ad esempio il progetto Ants (Activity, Nature, Training, Sense), un’esperienza di benessere della persona in vacanza supportata dal monitoraggio dell’attività fisica, attenzione al cibo, cura del riposo e un’app di supporto e consiglio per vivere meglio. Compiendo un deciso passo verso la digital transformation dell’azienda, per permettere alla tecnologia di trasformare i dati in conoscenza e informazioni utili. Posizionando infine il Gruppo in maniera forte su tematiche quali il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo di un’economia sostenibile, promuovendo una progettazione creativa e responsabile, attenta al mondo dove viviamo».

Il vostro territorio come si sta preparando alla ripresa? C’è più sinergia tra gli attori, pensate sia necessario fare maggiormente sistema, dotarsi di più managerialità… ?
«Crediamo ci sia un distacco tra il mondo delle istituzioni e quello delle imprese. Nelle regioni dove siamo presenti – Veneto, Toscana e Lazio – tuttavia, stiamo lavorando in sinergia su key point del futuro del turismo: oggi parliamo di “neverending tourism”, di de-stagionalizzazione e “holiday working”, di turismo di prossimità, di sostenibilità sociale e ambientale. Ecco, la capacità di creare destinazione partendo da questi temi sarà fondamentale per accompagnare le aziende del sistema turistico-ricettivo in un percorso di ripresa vero e rapido».

E la vostra azienda, in particolare?
«Ovviamente stiamo facendo la nostra parte, puntando molto ad esempio sui concetti di formazione e managerialità. In questo anno difficile abbiamo lanciato la nostra academy, Open Mind Academy. Un progetto nato con l’obiettivo di rispondere alle esigenze del mondo outdoor, analizzarne le potenzialità e i punti di forza, potenziarne le infinite sfumature. Contenitore e contenuto di viaggi, informazioni e percorsi di formazione da assimilare e condividere, un affaccio privilegiato da cui osservare il mondo del turismo e dell’ospitalità. Tutto questo per essere pronti a cogliere le sfide di oggi e di un domani inevitabilmente diverso da come ce lo saremmo aspettati fino a qualche tempo fa».

Come vi aspettate che sia la domanda, i clienti… nell’immediato e nel prossimo futuro?
«La prevalenza di un mercato internazionale di prossimità – Germania, Austria, Svizzera, Francia e Belgio – renderà il segmento outdoor particolarmente pronto a reagire a uno shock di domanda come quello attuale. Inoltre, la quasi totale assenza di intermediazione, l’accessibilità in auto e le formule molto flessibili di alloggio garantiscono al segmento la possibilità di tornare a competere molto più velocemente rispetto alle altre forme di ricettività. Infine, il turismo domestico sarà il mercato di riferimento per un periodo non breve».

Sostenibilità e digitalizzazione sono opportunità?
«Siamo di fronte non più a delle opportunità, ma a necessità determinanti per lo sviluppo delle imprese del domani. Soprattutto, relativamente al tema dello sviluppo sostenibile del settore turistico, diventato una necessità inderogabile, oltre che un bisogno sempre più sentito: significa rispetto per l’ambiente e le persone, nonché sviluppo equo e diffuso nella comunità. La crescita inesorabile del turismo mondiale ha determinato una pressione ambientale e sulle comunità che necessitano di intervento coordinato tra autorità e privati, affinché si concretizzi una crescita più attenta e inclusiva. E i numeri in questo sono chiari: da una nostra ricerca del 2020, effettuata in Italia, il 74% degli intervistati si è dichiarato favorevole a un turismo sostenibile vero».

Insomma, come si immagina il turismo in Italia e per l’Italia da qui a cinque anni?
«Il turismo in Italia tornerà a pieno regime pre-Covid non prima del 2024. Certo, una prospettiva non rosea, un contesto che radicalmente pone di fronte alla necessità di nuove forme del viaggio, dell’abitare e del sentire. Siamo certi che in questo scenario ci possa essere una grande opportunità per il mondo outdoor: il suo essere sostenibile, flessibile e legato ai valori fondanti della vacanza, ovvero svago, contatto con la natura, flessibilità delle soluzioni, sostenibilità della spesa, lo rendono già oggi un protagonista importante».

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