Manageritalia vuole parlare dei vari comparti e territori del turismo italiano con una serie di interviste a manager di aziende e organizzazioni dell’intero settore (alberghi, cultura, leisure, agenzie viaggi ecc.) per cogliere le azioni in atto per la ripresa. Una ripresa che ci vedrà tutti protagonisti, come operatori o come turisti. Intervistiamo oggi Luigi Candida, head of real estate Porto Piccolo – Golfo di Trieste.
Quanto ha pesato la crisi in atto sulla sua azienda e, in generale, sul turismo del suo territorio?
«I dati evidenziati dagli studi di settore registrano perdite ovunque in doppia cifra con i picchi nel settore della ristorazione (oltre il -50%) e nell’attività di ricezione turistica (oltre il -60%). Per quanto riguarda la mia azienda, che si occupa della gestione di una marina e di un beach club all’interno del complesso di Portopiccolo, i numeri, anch’essi a doppia cifra, sono tutti con il segno positivo. Per i protocolli Covid-19 adottati e per la percezione di Portopiccolo come luogo protetto, siamo stati fully booked tutta l’estate, recuperando il periodo di lockdown e performando meglio degli anni precedenti».
Come avete fatto fronte sino ad oggi alla crisi?
«Siamo riusciti a non licenziare nessuno e questo è una bella soddisfazione. Abbiamo adottato un protocollo anti Covid condiviso da tutte le società che operano a Portopiccolo che ci ha fatto guadagnare il plauso dei clienti. Alcune società hanno potuto e dovuto ricorrere alla cassa integrazione a rotazione in modo da mantenere alto lo spirito di squadra, nonostante il momento critico per tutti».
Oltre le singole aziende, l’ecosistema del turismo del suo territorio come ha reagito in questo duro frangente? Si poteva fare meglio e di più?
«Si può e si deve sempre fare di più ma, dal mio piccolo angolo di visuale, ho percepito un maggiore avvicinamento delle istituzioni alle imprese e un fronte comune tra gli operatori. Purtroppo, come al solito, il grande male a livello Paese è la burocrazia che ancora rallenta e gli interessi politici che intralciano il lavoro e le iniziative di chi fa impresa».
Quali le prospettive per il prossimo futuro?
«Le prospettive sono confortanti. Come molti nostri colleghi, abbiamo lavorato alacremente per la preparazione di questa stagione estiva e le prenotazioni sono almeno ai livelli dello scorso anno».
La pandemia e la conseguente crisi hanno innescato dei cambiamenti irreversibili per il settore turismo?
«Sono certo che nel medio periodo, a meno di altri casi eccezionali, si tornerà alla normalità: l’uomo ha la memoria corta. In questo momento ancora di incertezza, lato cliente è sicuramente aumentato il desiderio di vacanza, il concetto di sicurezza come priorità assoluta e la riscoperta delle bellezze dell’Italia. Lato imprese probabilmente, in futuro, aumenteranno la proattività verso il cliente, la flessibilità dell’offerta, la sostenibilità, il coordinamento tra imprese e, sicuramente, l’attenzione generale alla sicurezza».
Avete in atto di cambiare qualcosa nel modello di business e nelle strategie per cogliere al meglio la ripresa? E come?
«Come azienda, per dare un servizio sempre migliore ai clienti, stiamo digitalizzando il più possibile, e abbiamo attivato un processo interno di cambiamento, che sarà ultimato il prossimo anno, per abolire il più possibile la plastica e il packaging non riciclabile».
Il vostro territorio come si sta preparando alla ripresa?
«C’è molto fermento a tutti i livelli e la Regione, in questo momento, è molto vicina agli operatori turistici, come se avesse preso coscienza del fatto che il settore turismo può essere un ottimo veicolo trainante per l’economia di tutto il territorio. L’ultima iniziativa promossa da Promo Turismo FVG con migliaia di ombrelloni aperti lungo i 130 km delle nostre coste è stata ben augurante e di sicuro impatto. Oggi il Friuli offre al suo pubblico una bella immagine di coesione tra pubblico e privato».
E la vostra azienda, in particolare?
«Convinti che il 2021 sarebbe stato la fotocopia del 2020, con i miglioramenti dovuti a un’efficace campagna vaccinale nel Friuli Venezia Giulia, abbiamo investito in attrezzature, personale e qualità del servizio. Al momento questa strategia sta portando i frutti desiderati».
Come vi aspettate che sia la domanda, i clienti… nell’immediato e nel prossimo futuro?
«Abbiamo già i primi riscontri. Qualità, servizio e un prezzo corretto, comunicati in modo adeguato, vengono recepiti nel modo migliore. I clienti capiscono gli sforzi fatti e sono contenti di poter sostenere un’azienda che, in un momento di crisi così devastante, ha saputo investire per loro».
Sostenibilità, digitalizzazione… sono opportunità e come?
«La rivoluzione digitale è ad oggi realtà concreta e irreversibile che interessa ogni settore delle nostre società e ne sta profondamente modificando le dinamiche, con tutti i benefici e rischi del caso. Credo che la digitalizzazione debba essere al servizio della sostenibilità intesa ad ampio spettro: ambiente, cultura, sanità, lavoro. Come annunciato dalla presidente Von der Leyen, la cosiddetta digital economy deve essere profondamente centrata sulle persone e lavorare per il loro benessere. Penso alla condivisione mondiale di dati sanitari, alla prevenzione di calamità naturali ma provocate dall’incuria dell’uomo, e soprattutto alla condivisione della cultura che significa libertà di pensiero e politica».
Insomma, come si immagina il turismo in Italia e per l’Italia da qui a cinque anni?
«Spero che tutti noi e a tutti i livelli abbiamo fatto tesoro di quanto è successo in Italia e all’estero. Siamo adesso consapevoli che non siamo invincibili e che un semplice virus può distruggere non solo la vita umana ma soprattutto le nostre economie con le stesse irreversibili conseguenze. Questo implica l’adozione di protocolli di controllo sanitario, di piani di emergenza sempre aggiornati a livello almeno europeo. Chi più offrirà un’immagine di serietà ai propri clienti, soprattutto a livello di Paese e territorio, diventerà meta appetibile negli anni a venire».