Cosa significa per la tua azienda “sostenibilità”, in termini ambientali, sociali e verso il territorio?
Elisa Bisceglia «Il termine “sostenibilità” presenta molteplici sfaccettature per Elmec. Da un punto di vista sociale, ci impegniamo a creare il miglior ambiente lavorativo possibile per i nostri collaboratori: investiamo negli spazi fisici e in iniziative finalizzate a promuovere un clima aziendale positivo e stimolante. Da un punto di vista ambientale, lavoriamo per ridurre il nostro impatto energetico e le emissioni di CO2 attraverso iniziative riguardo lo spreco, il riuso e il riciclo, con l’obiettivo di offrire i nostri servizi con il minor impatto possibile sull’ambiente. Per quanto riguarda il territorio, da oltre 50 anni abbiamo instaurato un legame forte e proficuo con la comunità: collaboriamo attivamente con associazioni e realtà della Provincia con l’intento di mantenere relazioni stabili che possano portare benefici diretti alle persone».
Luca Cassani «Significa tenere in considerazione tutti gli aspetti di sostenibilità mentre si fa business. Epson progetta e realizza dei prodotti che sono pensati fin dall’inizio per ridurre il loro impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita. Questo significa, per esempio, avere dimensioni ridotte, per “pesare” meno nelle fasi di trasporto e occupare meno spazio; consumare quantità ridotte di energia; essere facilmente riciclabili al termine dell’utilizzo e avere una lunga vita operativa. Per quanto riguarda l’aspetto sociale e verso il territorio, significa avere uffici e fabbriche dove l’ambiente di lavoro è confortevole e sicuro, in cui i diritti dei lavoratori siano garantiti; avere programmi, attività e iniziative per generare sostenibilità e per contribuire in modo positivo alle comunità in cui l’azienda opera».
Tiziana dell’Orto «La strategia globale di EY integra le tematiche sociali e ambientali con il nostro business. Crediamo che questo sia il modo migliore per realizzare il nostro purpose: building a better working world, costruire un mondo del lavoro migliore, un mondo che lavora meglio. In particolare, il network EY Italia ha declinato gli obiettivi globali in un piano di sostenibilità fatto di azioni concrete e misurabili per contribuire a rendere più sostenibile il nostro Paese, integrare la sostenibilità nel nostro modo di lavorare con le aziende fornitrici e nostre clienti e formare le nostre persone, sensibilizzarle sui temi di sostenibilità e coinvolgerle in progetti sociali e ambientali rivolti alle comunità e al territorio in cui operiamo».
Matteo Giudici «In MESA ci impegniamo a rendere la sostenibilità un vero driver di competitività per le aziende. Per questo offriamo tecnologie all’avanguardia per supportare le imprese nella gestione dei processi Esg, contribuendo in modo concreto all’obiettivo di un mondo più sostenibile. Internamente, poi, lavoriamo quotidianamente per promuovere salute e benessere e la parità di genere. Siamo stati infatti tra le prime aziende in Italia ad aver ottenuto la Certificazione Uni PdR 125 sulla parità di genere, attestando il nostro impegno e i risultati raggiunti nella valorizzazione e tutela delle risorse aziendali».
Come siete strutturati per gestire i progetti di csr?
Bisceglia «In Elmec abbiamo una struttura interna dedicata allo sviluppo e alla gestione di tutte le iniziative legate alla sostenibilità. Il gruppo è composto da professionisti specializzati ed è responsabile dell’elaborazione del nostro bilancio di sostenibilità, del monitoraggio di tutti i dati utili alla sua rendicontazione e della creazione del palinsesto di iniziative per le persone».
Dell’Orto «Il comitato di sostenibilità del network EY Italia definisce, implementa e monitora il nostro piano di sostenibilità, che declina gli impegni assunti dal network in obiettivi qualitativi e quantitativi in linea con il purpose e la strategia di EY e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. La sostenibilità sociale è particolarmente importante per EY, per questo abbiamo creato già dal 2012 la EY Foundation, braccio operativo nel sociale del network EY italiano che agisce in allineamento e in coerenza con le azioni di corporate responsibility di EY».
Qual è il ruolo del sustainability manager e come può portare a bordo sia i vertici sia tutti quelli che lavorano in azienda per farla diventare una vera cultura e prassi aziendale?
Cassani «La sostenibilità non nasce dal fatto di avere un sustainability manager. Se i vertici aziendali non sono sintonizzati su “Radio sostenibilità” non si va da nessuna parte. Il ruolo del sustainability manager si è evoluto e si sta evolvendo ancora. In principio si trattava di “evangelizzare”, quindi di lavorare soprattutto sulla formazione interna. In un secondo tempo siamo passati al coinvolgimento di piccoli gruppi, cercando di dare loro gli strumenti che li aiutassero a individuare la strada da seguire. Questi piccoli gruppi hanno infine implementato i temi della sostenibilità nelle attività quotidiane svolte in ambito aziendale. Abbiamo lavorato sul concetto di “effetto valanga”, un processo che si sviluppa in modo veloce e inarrestabile. Oggi al sustainability manager si chiede di gestire il sistema, fare in modo che sia allineato agli obiettivi di sviluppo sostenibili (Sdg) e di rendicontare i risultati in modo chiaro e oggettivo».
Dell’Orto «I sustainability manager si trovano ad affrontare principalmente due sfide: essere guida di un cambiamento culturale che crei consapevolezza e conoscenza sui temi della sostenibilità e adempiere agli obblighi normativi in forte evoluzione ed espansione. Entrambe le sfide vedono coinvolte tutte le persone che lavorano in azienda, a partire dai vertici. Formazione e sensibilizzazione sono fondamentali. Occorre che la struttura di governance dedicata ai temi di sostenibilità includa i vertici aziendali, che essi stessi acquisiscano competenza su questi temi perché possano guidare il cambiamento culturale con azioni concrete, trasformazioni nei modelli di business, investimenti, sensibilizzazione e formazione del personale».
Quali competenze deve avere un sustainability manager e come deve mantenerle aggiornate nel tempo?
Bisceglia «È fondamentale che il sustainability manager disponga di competenze trasversali. Ma anche la conoscenza degli aspetti tecnici, come quelli legati alle certificazioni ambientali, è essenziale affinché l’intero processo di riduzione dell’impatto aziendale si realizzi». «Oltre a un mix di competenze soft e hard, considerato il dirompente avvento dell’IA generativa di quest’anno, aggiungerei che anche conoscenze, seppur di base, di intelligenza artificiale siano essenziali per favorire la comprensione e applicazione di questa tecnologia in azienda. La formazione costante, l’aggiornamento continuo e una curiosità innata sono essenziali per affrontare i cambiamenti normativi e contestuali nel tempo».
Quali progetti di sostenibilità avete portato a termine negli ultimi anni e su quali siete impegnati attualmente?
Bisceglia «In Elmec ci siamo impegnati in vari progetti: ottimizzazione dei consumi energetici del nostro data center Tier IV e del Campus tecnologico nel complesso; riduzione degli sprechi a partire dal Bistrò Elmec, il nostro ristorante aziendale, dove le portate in eccesso vengono sigillate e messe a disposizione negli appositi smart fridge; riduzione dell’uso della plastica, attraverso erogatori e depuratori d’acqua e borracce; implementazione di un fitto programma di iniziative per il benessere dei nostri dipendenti, attraverso attività ambulatoriali con medici professionisti, bonus per i dipendenti con figli o per chi raggiunge l’azienda in bicicletta o in auto condivisa; creazione di iniziative volte alla socializzazione e al work-life balance. Guardando oltre, abbiamo adottato numerose iniziative, tra cui il sostegno alla riforestazione nel Campo dei Fiori, montagna varesina colpita da eventi atmosferici estremi, e la collaborazione con un’associazione locale impegnata nella lotta alla violenza contro le donne, un tema su cui c’è ancora molto da fare».
Cassani «Da diversi anni abbiamo progetti che riguardano la formazione e il coinvolgimento delle nuove generazioni. In Italia, in collaborazione con Aiesec, associazione di giovani universitari, riusciamo a incontrare quasi 2.000 studenti all’anno e a confrontarci con loro sui temi inerenti alla sostenibilità. In quanto ai progetti, a fine 2023 abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci impegnava a utilizzare elettricità proveniente da fonti rinnovabili per tutti i nostri 80 siti sparsi per il mondo. Questo risultato ci permetterà di evitare l’emissione di circa 400.000 tonnellate di CO2 equivalente all’anno».
Dell’Orto «Il piano di sostenibilità di EY Italia contribuisce a due obiettivi che EY si pone a livello globale: avere un impatto positivo su un miliardo di vite nel mondo entro il 2030, grazie alle persone EY che partecipano al programma di volontariato di competenza EY Ripples, e diventare net-zero entro il 2025 (zero emissioni nette), continuando a ridurre e compensando le proprie emissioni di gas serra. Tra i risultati raggiunti in Italia, solo nell’anno fiscale 2023 hanno donato le loro competenze più di 1.800 persone EY, con un impatto positivo sulla vita di 800.000 persone. A livello globale, dal 2021 EY è Carbon negative (rimuoviamo CO2 più di quanto ne produciamo). Nel 2024 continueranno i progetti EY Ripples articolati su 4 aree di azione: supporto alla nuova generazione, supporto agli imprenditori di impatto sociale e ambientale, accelerazione della sostenibilità ambientale e risposta alle emergenze».
Giudici «Negli ultimi anni abbiamo implementato numerosi progetti di sostenibilità per clienti di rilievo in diversi settori attraverso la nostra piattaforma tecnologica Impact, in particolare per la digitalizzazione del processo di redazione del bilancio di sostenibilità, del piano di sostenibilità e lo stakeholder engagement. Nel 2023 abbiamo introdotto il primo motore di intelligenza artificiale generativa MESA.COPILOT per la sostenibilità e non solo. I riscontri ricevuti dai nostri clienti sono stati estremamente positivi, indicando chiaramente la prontezza delle aziende nel cogliere le potenzialità di questa rivoluzionaria tecnologia».
Parliamo di costi/benefici: vale la pena investire in politiche di sostenibilità? In che termini?
Dell’Orto «Investire in sostenibilità non è una valutazione ma una necessità: è l’unico modo per restare competitivi, viste le richieste del mercato e della normativa. E i benefici ci sono: investitori e consumatori premiamo aziende e prodotti sostenibili. Essere sostenibili è anche un fattore differenziante e di crescita: le aziende devono essere sempre più agili e resilienti e diversi studi hanno dimostrato che quelle che hanno investito in sostenibilità lo sono di più».
Giudici «Sì, soprattutto se con obiettivi a lungo termine. I benefici, a fronte di un necessario investimento iniziale, sono di varia natura: pratici, economici ed etici, ovviamente. Si pensi alla riduzione dei costi operativi, al migliore posizionamento di branding e reputation, nonché all’accesso a nuovi mercati e all’attrazione di talenti. L’adozione di pratiche sostenibili risponde quindi non solo a una crescente domanda sociale, ma contribuisce anche alla creazione di valore e alla mitigazione dei rischi normativi».
Tre consigli per le aziende che vogliono iniziare a essere sostenibili?
Bisceglia «Iniziate con piccoli passi e obiettivi concreti, coinvolgendo tutti i collaboratori nel percorso di sostenibilità. Successivamente, misurate i risultati ottenuti e comunicateli in modo trasparente».
Cassani «In generale, io ritengo che coraggio, trasparenza e spazio ai giovani siano una buona sintesi: avere il coraggio di cambiare rotta con programmi a medio-lungo periodo, essere trasparenti nella comunicazione, investire sulle giovani generazioni e farle partecipare il prima possibile ai processi decisionali».
Dell’Orto «Partire da un’analisi del contesto in cui opera l’azienda e delle iniziative già in atto al suo interno. Identificare i temi più rilevanti per i propri stakeholder sul quale costruire un piano di sostenibilità con obiettivi chiari, realistici e misurabili nel tempo. Considerare la sostenibilità integrata nelle strategie aziendali, perché la sostenibilità diventi parte della cultura aziendale e non percepita come un progetto a sé stante». «La sostenibilità dovrebbe prima di tutto radicarsi nel Dna aziendale: un primo suggerimento è quindi quello di integrarla nel tessuto stesso dell’azienda. Da questa prospettiva, consiglio di coinvolgere fin da subito dipendenti e stakeholder, creando un senso di responsabilità condivisa verso obiettivi sostenibili. Infine, incoraggio l’adozione di tecnologie che accelerino l’efficienza nella gestione delle sfide lungo il percorso verso la sostenibilità».
Da sinistra, Luca Cassani, corporate sustainability manager di Epson Italia; Elisa Bisceglia, csr & sustainability manager di Elmec Informatica; Matteo Giudici, amministratore delegato di MESA; Tiziana dell’Orto, segretaria generale EY Foundation Ente Filantropico T.S. e direttore corporate responsibility & sustainability EY Italia.