Tecniche di resistenza interiore

Non fatevi fuorviare dal titolo. “Tecniche di resistenza interiore” (Mondadori) sembra richiamare tecniche di meditazione, frasi automotivanti da ripetersi allo specchio ogni mattina e cose di questo genere. Il libro di Pietro Trabucchi invece tratta temi a cavallo tra antropologia, sociologia, economia e internet. Non spaventatevi, niente d’illeggibile, ma una solida narrazione che permette di seguirne in modo logico il ragionamento.

Ragionamento che si sviluppa da una semplice domanda. Perché abbiamo perso la motivazione, la capacità di resistere, di cadere e di rialzarci? In teoria è una caratteristica, quella della resilienza, scritta nei nostri geni. I nostri antenati si sono evoluti grazie alla loro capacità di cacciare, nonostante non fossero nati per questo. La caccia di prede più veloci è stata resa possibile dalla progressiva capacità degli antenati di inseguire, aggirare e sfiancare le loro prede. In poche parole, di autoregolare il proprio comportamento, interpretare gli stimoli sensoriali provenienti dall’esterno e controllare quelli interni: la paura, la fame, la fatica.

Per conquistare la preda, i nostri predecessori dovevano mantenere alto sia il livello di attenzione sia lo sforzo, fino al raggiungimento del loro obiettivo. Una capacità, questa, tipica degli atleti, degli sportivi, capaci di rimanere concentrati e di vincere la fatica in vista del traguardo.

Atleti a parte, perché la motivazione, intesa come capacità di perseguire in modo costante un determinato obiettivo, è una caratteristica che si è affievolita con il passare delle generazioni? Varie le motivazioni citate in questo libro. La prima è un generalizzato benessere diffusosi nei paesi più avanzati. Le generazioni vissute nel dopoguerra hanno goduto di una ricchezza che ne ha fiaccato la spinta motivazionale. Atteggiamento, questo, che a livello economico si riflette anche in un generale calo di competitività delle economie più avanzate.

Altro fattore è la diffusione massiccia delle tecnologie digitali e dei social. Un perenne essere qui ma allo stesso tempo altrove, perso nelle mille foto, video, commenti, like continuamente pubblicati da amici e follower non può che minare la capacità attentiva che ha guidato l’evoluzione umana. Se a questo ci aggiungiamo la moda del multi-tasking, al quale il nostro cervello non è abituato, ecco che il calo generalizzato della concentrazione è presto servito.

Calo che però non ci possiamo permettere. Oggi, a chi lavora in un’azienda o in un’organizzazione servono un livello di preparazione e capacità senza precedenti, oltre che una maggiore indipendenza, fiducia in sé e iniziativa. La resilienza, da bisogno psicologico molto importante ora è diventata un attributo indispensabile per adattarsi a un mondo sempre più complesso, stimolante e competitivo. In pratica dobbiamo adottare le tecniche di resistenza interiore che questo libro ci aiuterà ad apprendere.

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