Una storia di turismo inclusivo e sostenibile

Enrico Pedemonte, presidente della Compagnia della Tartaruga, cooperativa sociale impegnata a creare opportunità di lavoro concrete e sostenibili per giovani con disabilità intellettiva, ci racconta una storia di inclusione lavorativa che si svolge nel cuore di Genova, dove quattro giovani con sindrome di Down gestiscono un b&b esprimendo al meglio il loro potenziale

Dalla cooperativa sociale Compagnia della Tartaruga, come nasce il progetto “La sosta della Tartaruga”?
«Il progetto nasce all’interno del nostro nucleo familiare in qualità di genitori di una ragazza 23enne, Giulia, con sindrome di Down. Abbiamo scelto di avviare un bed and breakfast perché ci è sembrato il contesto ideale: qui la velocità dell’esecuzione dei compiti da svolgere non incide sulla qualità della prestazione del servizio e la spontaneità e la voglia di entrare in contatto che i nostri ragazzi esprimono naturalmente possono rappresentare un plus nell’accoglienza degli ospiti».

Quali sono gli scopi e le motivazioni che la animano?
«Il progetto punta a creare un contesto di lavoro favorevole dove giovani con disabilità cognitiva possano lavorare con efficacia e soddisfazione, ma anche a dar vita a un’attività lavorativa che si autosostenga, in cui i giovani impiegati svolgano realmente un ruolo produttivo il cui valore viene riconosciuto e remunerato. Questo è possibile solo creando il lavoro attorno alle peculiarità delle persone e non cercando di forzarle in contesti poco adatti ai loro ritmi: una visione che consentirà a questa esperienza di essere duratura e crescere nel tempo. L’investimento e il sostegno sono necessari solo in fase di avvio, ma a regime l’attività deve camminare in autonomia, con le gambe dei giovani lavoratori».

Ci parli del significato del suo nome. Perché “Sosta della Tartaruga”?
«La tartaruga è l’animale che ci rappresenta. Nell’immaginario comune, è la protagonista della favola di Esopo “La lepre e la tartaruga”, in cui la lepre arrogante viene sfidata in una gara di velocità dalla tartaruga. La lepre, per dimostrare il suo disprezzo per la sfidante, si ferma a fare un sonnellino e si sveglia troppo tardi, mentre la tartaruga, lenta ma costante, percorre con fatica il tragitto e arriva al traguardo. Così sono i nostri ragazzi: lentamente possono raggiungere il loro traguardo!».

Avete aperto i battenti a giugno di quest’anno, ma qual è stato il percorso per arrivare all’apertura?
«Siamo partiti dalla convinzione che il lavoro sia l’obiettivo più importante per il raggiungimento di una vita autonoma per tutti i giovani. La nostra Costituzione sancisce questo diritto-dovere per tutti. Abbiamo voluto rimboccarci le maniche proprio per promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto anche per i ragazzi disabili, così che possano compiere il proprio dovere secondo le loro possibilità. Questo, secondo noi, è l’unico modo per renderli partecipi alla società. Quindi, a gennaio del 2021, abbiamo creato una cooperativa sociale, la Compagnia della Tartaruga, poi ci sono stati l’acquisto degli spazi da adibire a b&b, i lavori di ristrutturazione in piena pandemia, la selezione dei ragazzi in collaborazione con la Fondazione Cepim da indirizzare a un corso di formazione della durata di 7 mesi e la ricerca delle figure corrette per ricoprire il ruolo di coordinatori. Infine, l’inaugurazione e un’estate all’insegna del tutto esaurito. Un sogno che si sta realizzando, anche se il cammino per la completa sostenibilità economica è ancora un po’ in salita».

Possiamo dire che La sosta della Tartaruga è un b&b all’insegna dell’inclusione lavorativa. Cosa significa in concreto “inclusione”?
«L’inclusione lavorativa non sarebbe nulla di più che il risultato dell’applicazione del concetto del collocamento mirato, previsto dalla legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Il collocamento consente di individuare e valutare le effettive capacità lavorative e professionali della persona disabile al fine di inserirla nel posto di lavoro più adatto. In tal modo, il lavoratore potrà avere un inserimento più aderente alle sue possibilità e il datore di lavoro avrà modo di considerare l’assunzione di un lavoratore con disabilità come una risorsa da valorizzare. Solo così è possibile realizzare una vera inclusione lavorativa».

Come è strutturato il b&b e qual è la forza che anima le persone che ci lavorano?
«Tra i sei dipendenti del b&b ci sono quattro ragazzi con disabilità. Le sei persone sono organizzate in due squadre che, alternandosi, coprono le attività di accoglienza, il servizio colazioni e il riordino delle stanze 7 giorni su 7. La forza del gruppo è l’entusiasmo che ciascuno di loro porta e lo spirito di squadra».

Quali sono i primi riscontri degli ospiti e del mercato?
«Fino ad oggi tutte le recensioni ricevute sono una vera e propria iniezione di fiducia. La struttura è nuova e davvero bella, ma siamo conviti che sia il nostro staff a conquistare il cuore dei nostri clienti».

Vi trovate nel cuore di Genova, qual è il rapporto con il territorio?
«Siamo nel centro della città, ma con un giardino pensile al quinto piano di un palazzo dell’800. Gli esercizi commerciali nelle vicinanze ci conoscono bene e spesso hanno indirizzato da noi turisti in cerca di un alloggio. Abbiamo iniziato ad allacciare relazioni anche con alcune iniziative del territorio, come l’Acquario e l’organizzazione dei Rolli (eventi culturali che vedono i principali palazzi storici aperti per visite guidate). Abbiamo ancora strada da fare, ma stiamo iniziando a seminare».

Foto in alto di Luciano Rasco.

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