Uno di noi: Marco Bavazzano, fare il Ceo nella global security

A tu per tu con Marco Bavazzano, associato a Manageritalia Lombardia e chief executive officer di Axitea. Con lui parliamo del suo ruolo e dei valori da mettere in campo nell’ambito di iniziative di sicurezza digitale nelle organizzazioni

Cosa vuol dire oggi essere ceo di un’azienda che si occupa di sicurezza fisica e informatica?
«Quando si guida un’azienda, in qualsiasi settore, ci si trova ad affrontare delle sfide complesse e stimolanti ogni giorno. Nel mio ambito questo è ancora più vero, perché la nostra mission è quella di aiutare le aziende a gestire la propria sicurezza, ma il profilo di rischio si sta modificando sempre più velocemente a seguito dei processi di digitalizzazione, dell’evoluzione dei modelli di business abilitati da nuove tecnologie (come artificial intelligence e machine learning), ed eventi esogeni come la pandemia».

Quali i must da mettere in campo, indipendentemente da azienda e settore?
«Oggi, ancora più di prima, i must fondamentali per chi si trova alla guida di un’azienda è la capacità di promuovere il cambiamento in tempi molto rapidi, in modo da non essere sopraffatti dalle dinamiche del mercato e saper cogliere le opportunità tempestivamente».

Come un manager può dare contributo e valore a un’organizzazione che si occupa di sicurezza?
«Credo che oggi sia necessario per tutte le organizzazioni evolvere verso un modello agile, in modo che anche il manager possa allinearsi a concetti di servant leadership. Un paradigma diverso di leadership tale per cui il manager ispira i propri collaboratori e li mette in condizione di ottenere risultati sempre migliori come singoli e performance ottimali come team».

L’emergenza Covid come ha inciso sul suo lavoro?
«L’emergenza Covid non ha inciso in maniera particolarmente significativa sul mio lavoro perché la scelta di un’organizzazione agile che prevede un numero di riporti elevato (circa 20), distribuiti su sedi geografiche diverse, mi aveva già abituato a condurre riunioni di allineamento utilizzando modalità miste tra presenza e strumenti di web conferencing».

Quali altre esperienze ha avuto e come l’hanno fatta crescere portando valore a quello che fa oggi?
«Ho avuto la fortuna di condurre esperienze multidisciplinari (dalle vendite al marketing, dall’It al strategy & governance e operation) e questo è stato di fondamentale importanza per permettermi di arrivare ad assumere un ruolo di leadership di un’azienda in modo consapevole e adeguato».

Cosa fare per crescere professionalmente?
«Occorre ispirarsi a modelli di leadership che hanno dimostrato la capacità di raggiungere obiettivi importanti e condurre esperienze in ambiti lavorativi differenti. Con questo non intendo promuovere la tendenza del job hopping, ovvero il cambiamento frequente dell’azienda in cui si lavora, perché il cambiamento di ruolo e attività lavorativa può avvenire anche all’interno della stessa azienda. Parlo quindi di job rotation e spostamenti orizzontali e verticali all’interno della stessa organizzazione come elementi importanti per una crescita professionale individuale».

Lei ha fatto anche esperienze in altre aziende: quali punti di forza di business e manageriali ha colto qua e là?
«Ho avuto la fortuna di imparare il mestiere di manager in un’azienda che aveva una grande tradizione in tal senso: la Sip – Telecom Italia degli anni 2000. L’altra grande opportunità che ho avuto è stata quella di imparare la gestione e lo sviluppo del business in una realtà leader nel mondo dal punto di vista commerciale, ovvero Symantec, ai tempi in cui era la “software security company” che primeggiava nel mondo. Aggiungo che non si smette mai di imparare, quindi anche ora mi dedico alla lettura di libri dedicati al management e alla storia di aziende di successo, per sviluppare ulteriormente le mie capacità manageriali e di business, e per ricavare delle ispirazioni».

Dal punto di vista manageriale a Milano e in Lombardia, dove lei lavora, che ambiente professionale c’è e come sfruttarlo?
«Milano e la Lombardia offrono possibilità di networking di gran lunga superiori ad altre province o regioni d’Italia. Per sfruttare al meglio l’ambiente professionale di un territorio come Milano ritengo molto utile fare riferimento alle associazioni manageriali e industriali, che hanno una conoscenza approfondita e puntuale dell’ambiente professionale che caratterizza questo territorio».

Com’è fare networking con vantaggi per sé e l’azienda, magari anche divertendosi?
«Può essere faticoso fare networking perché significa togliere tempo a interessi personali e alla famiglia, ma è un’attività fondamentale per lo sviluppo professionale e per portare vantaggi alla propria azienda. L’ideale è sfruttare le occasioni che permettono di creare il giusto connubio tra l’utile e il divertente, e in alcuni casi per fortuna questo è possibile».

Lei è associato a Manageritalia Lombardia: che rapporto e quali vantaggi ha?
«Ho un rapporto attivo con l’associazione perché cerco di partecipare, impegni permettendo, ai numerosi incontri formativi e di approfondimento, attività culturali e per il tempo libero organizzati per gli iscritti».

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