La fotografia che emerge dall’indagine BVA Doxa commissionata da Mindwork è piuttosto preoccupante: ben il 76% dei lavoratori e delle lavoratrici italiani ha sperimentato almeno un sintomo di burnout e a una persona su cinque è stato ufficialmente diagnosticato.
Ci si riferisce in particolare a una sensazione di sfinimento, a un calo dell’efficienza lavorativa, a un aumento del distacco mentale, al cinismo rispetto al lavoro. Il sintomo più diffuso è la sensazione di sfinimento mentre per la GenZ risulta essere il calo dell’efficienza lavorativa (56%): si può facilmente notare in quest’ultimo caso un collegamento con il fenomeno del quiet quitting.
Nonostante questo scenario di generale malessere, è diffusa la difficoltà ad assentarsi dal lavoro per prendersi cura di sé, specialmente tra i e le blue collar: solo il 19% ha effettuato più di 5 giorni di assenza dal lavoro a causa di questo fenomeno. La percentuale sale invece per white collar (55%) e dirigenti (62%).
Se non si sta bene nel privato, non si starà bene nell’ambiente di lavoro
Un dato colpisce tra i tanti, a sottolineare il legame tra sfera privata e professionale: il 58% delle persone che sperimenta malessere psicologico nella propria vita personale, vive la stessa condizione anche a lavoro e viceversa. In particolare, 1 persona su 2 dichiara di soffrire di ansia e insonnia per motivi legati al lavoro. Inoltre, 1 persona su 2 sperimenta condizioni di stress elevato; dato che appare ancora più critico per i e le dirigenti (61%), confermando l’andamento dello scorso anno.
Purtroppo, sempre in continuità con i dati 2022, l’ambiente di lavoro si conferma come meno adatto ad esprimere il proprio malessere rispetto al contesto familiare (41%). Più della metà degli intervistati afferma di aver lasciato il lavoro per motivi di malessere emotivo ad esso correlato (54%) durante la propria carriera, fenomeno in evidenza per Gen Z e Millennials, in cui la percentuale aumenta rispettivamente del 66% e del 59%.
Oltre 9 persone su 10 ritengono essenziale la promozione del benessere psicologico da parte dell’azienda (96%). Tuttavia, nel 67% delle organizzazioni italiane il servizio di supporto psicologico non è presente. Laddove disponibile, viene valutato positivamente dal 51% dei lavoratori e delle lavoratrici appartenenti alla categoria blue collar. In notevole crescita anche la quota di persone che valuterebbero positivamente la messa a disposizione del servizio di supporto psicologico (73%), più precisamente relativamente ai white collar (76%) e blue collar (79%).
Per l’89% di lavoratori e lavoratrici con figli, il ruolo genitoriale ha un impatto significativo sul proprio benessere psicologico. Più precisamente, 1 genitore su 2 riferisce il bisogno di supporto da parte dell’azienda nella gestione dei propri figli (48%). Tuttavia, solo il 25% ritiene di riceverlo.
Il servizio di Manageritalia Benessere Manager
Le Associazioni Manageritalia offrono ai manager associati un servizio di consulenza e di benessere psicologico per aiutarci a gestire attivamente e al meglio il nostro stress. Tutto parte da un semplice test sullo stress che, indipendentemente dall’esito, può proseguire con un primo incontro con uno psicologo offerto da Manageritalia. Successivamente si può scegliere se continuare con un percorso di supporto psicologico e benessere studiato ad hoc per voi.
Il servizio BenEssere Manager (qui un approfondimento) si avvale della collaborazione di esperti professionisti in ambito psicologico, tutti accreditati ad Aipa – Associazione italiana psicologia analitica e coordinati dal dottor Giuseppe Primerano (psicologo e psicoterapeuta, consulente e formatore, specialista di gestione dello stress per persone e organizzazioni) e offre un aiuto, riservato e personalizzato, a tutti gli associati che vogliono gestire attivamente il loro benessere psicofisico.