Ieri a Milano si è svolto il Social Media Marketing Day, un evento che ha coinvolto imprenditori e startupper, direttori vendite, marketing, responsabili comunicazione, social media manager, content manager, giornalisti e consulenti. Il format ha dato la parola a 16 esperti – nella maggioranza dei casi manager in azienda – che in 20 minuti hanno affrontato singoli aspetti del loro business, partendo da casi concreti. Nessun “guru”, come spesso capita di trovare in appuntamenti del genere, ma condivisione di esperienze e best practice, con la consapevolezza che tutti dobbiamo imparare costantemente e che non esistono facili ricette. Un plauso al moderatore Andrea Albanese, allergico ai massimi sistemi.
Tra i molti spunti emersi e su cui riflettere, ne ho individuati 10.
- Navigazione sul web La navigazione su internet oggi è mirata e frammentata e avviene soprattutto attraverso il nostro smartphone. Non si naviga ma si punta a quello di cui abbiamo bisogno, in una logica da e-commerce. Oppure si cerca intrattenimento superficiale. Si approfondisce ben poco sul web.
- I social e gli italiani, i social in azienda Oggi i social sono la prima fonte di informazione e hanno condizionato il linguaggio di altri mezzi di comunicazione. Nessun under 30 compra più un quotidiano cartaceo. I brand oggi hanno sempre più l’obbligo di raccontare la verità con accuratezza, ispirandosi al modello dell’agenzia stampa anziché a quello dello story telling. Correggere un errore commesso alla fonte diventa molto complicato. Occorrono figure interne in grado di gestire gli strumenti (senza preclusioni, vedi UniCredit che sbarca su Instagram) e gli account ufficiali, ridimensionando il ruolo delle agenzie esterne.
- E-commerce in crescita Ha convinto 18.8 milioni di italiani (60,9% della popolazione online). Negli ultimi 5 anni è raddoppiato il numero degli acquirenti, con almeno un acquirente in più nel 55% delle famiglie. Il settore più interessante resta il fashion.
- CRM multitouch Un CRM efficace oggi è in grado di gestire più touch point, ma le regole base non sono molto diverse da quelle tradizionali, oltre alle competenze informatiche. I clienti oggi ricordano le esperienze, non il logo, e possono diventare potenti promoter attraverso i social. Interessanti le nuove applicazioni per Facebook per gestire la relazione con il cliente. Twitter, il social dei 140 caratteri, può essere uno strumento per il customer service efficace, smart e in grado di conquistare il cliente, a patto che la gestione dell’account sia affidato a professionisti in grado di rispondere in tempi ultra rapidi (KLM docet), verificando che il problema sia stato effettivamente risolto e che le informazioni fornite siano state utili.
- Sport/Club L’ingaggio dei cosiddetti “official supporter”, volontari con ampia base di follower, può essere un modo intelligente (ed economico) per diffondere contenuti attraverso i web influencer, che verranno ripresi sui canali ufficiali della squadra/club sportivo.
- Chat Dal pubblico al privato (vedi i gruppi di conversazione chiusi come quelli di WhatsApp). Esplode Snapchat (150 mln di utenti attivi al giorno, 8 mld di video visualizzati al giorno). WeChat fa gola a molti, ma la versione europea per il momento non è quella cinese (chiusa), ha numeri contenuti e possibilità limitate per fare ecommerce.
- App addio Le applicazioni per smartphone sono morte. Le web agency cercano di proporre questi prodotti – costosi – alle aziende ma sono in malafede. Basta osservare l’uso privato per rendersi conto che l’era delle app è tramontata. Molto meglio un sito responsive per tutti i device.
- Petizioni/foundraising Chi pensa che le petizioni online siano inutili dovrebbe ricredersi, vedi il caso di change.org e delle sue battaglie vinte per i diritti umani. I social amplificano, raggiungono nuovi pubblici e fanno leva sui buoni sentimenti e la repulsione verso ingiustizie come la negazione del diritto di opinione.
- Lobby e associazioni Le lobby un tempo agivano in modo nascosto ai media, non avevano bisogno di comunicare, mentre oggi l’attività di lobbying non prevede più solo una negoziazione ma una conversazione che può sfruttare efficacemente i social per raggiungere nuovi target, sondare e tracciare sentiment.
- Personal branding Diffidare dei guru, di chi chiede cifre astronomiche per una consulenza. Il primo personal branding si fa lavorando sull’immagine che diamo di noi attraverso i nostri social network, dove non è più un vezzo esserci. Chi non comunica sui social non esiste e compromette la propria carriera.