A tu per tu con Roberta Bruzzone: il crimine sul web

In occasione dell’incontro di giovedì 30 marzo “Le minacce del cybercrimine: sai cosa rischi?” dedicato agli attacchi informatici, organizzato a Udine da Eurosystem e Nordest Servizi, ci confrontiamo sul tema con la famosa criminologa investigativa, ospite del dibattito

I crimini informatici sono sempre più frequenti e devastanti per le aziende che hanno milioni di dati da proteggere. Dall’ultimo report Global Threat Impact Index stilato da Check Point, solo nel mese di febbraio il numero di attacchi informatici in Italia ha fatto scalare la classifica mondiale delle nazioni più attaccate di ben 25 posizioni.
Le aziende hanno la necessità di capire come muoversi per iniziare un percorso preventivo e risolutivo in materia di sicurezza informatica che non coinvolge esclusivamente un discorso infrastrutturale ma diversi aspetti. Questo è l’obiettivo dell’evento Le minacce del cybercrimine: sai cosa rischi? di giovedì 30 marzo organizzato a Pordenone (via Jacopo Linussio 1 Servizi CGN) da Eurosystem e Nordest Servizi, con la collaborazione di Servizi CGN.
Il dibattito metterà a confronto le risposte di criminologi, ex hacker oggi esperti consulenti aziendali, avvocati, istituzioni e tecnologie. Il pomeriggio coinvolgerà gli imprenditori, manager e responsabili IT per metterli in guardia dalle minacce del cybercrimine con cui oggi tutte le aziende, grandi e piccole, hanno a che fare illustrando le possibili soluzioni per la tutela di se stessi e del  patrimonio informativo della propria società.

Abbiamo chiesto a Roberta Bruzzone alcuni utili consigli su questo tema di estrema attualità.

Il crimine oggi viaggia in rete: quali sono secondo lei le minacce più gravi in questo ambito?
Con la diffusione di internet e l’avvento dei social network, i crimini online hanno visto una crescita esponenziale, basti pensare che un crimine su cinque viene commesso in rete facendo leva su una poco elevata percezione del rischio e una labile tutela della privacy. I fatti di cronaca parlano chiaro: dalla violenza contro le donne attraverso lo stalking, che oggi viene definito cyberstalking perché molto spesso trova terreno fertile proprio sul web, al cyberbullismo che vede in atto le stesse dinamiche, fino alla pedopornografia e ai furti di identità e dati personali.

Tra i casi di cybercrime che ha analizzato, quale l’ha più colpita?
Io mi occupo prevalentemente di crimini singoli, ma ho senz’altro un punto di vista privilegiato per la professione che svolgo: i furti di identità sono dal mio punto di vista il fenomeno più preoccupante e dilagante.

Quali sono i campanelli di allarme? Come possiamo difenderci? Ha qualche consiglio pratico che vuole condividere con i nostri lettori?
Prima cosa: consapevolezza del problema. Non possiamo ignorare quello che è sotto gli occhi di tutti. Dalle ricostruzioni che sono state fatte si è registrato che esporsi al rischio con comportamenti quanto meno leggeri rende vulnerabili. Dall’ambito personale a quello aziendale il passo è breve: si tratta di fenomeni piuttosto nuovi. Oltre che salvaguardare le macchine con le corrette procedure e software, bisogna che venga conosciuto il modus operandi di chi invece opera in rete attraverso truffe online o attacchi informatici. Il non sapere purtroppo ci danneggia.

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