In tema di mancata perequazione, CIDA ha dato mandato ai propri legali di procedere per contrastare questo ormai intollerabile mancato aggiornamento dell’importo della pensione sulla base dell’inflazione, che in questi ultimi anni impatta in modo cospicuo.
Infatti, come è noto a tutti, ma troppo spesso dimenticato, i pensionati colpiti dal blocco della perequazione hanno versato una copiosa contribuzione nella loro vita lavorativa e la mancata rivalutazione rappresenta un pesante e ingiusto danno permanente.
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In merito agli effetti del blocco della perequazione, Alberto Brambilla, presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, dice: “La rivalutazione delle pensioni prevista nella Legge di Bilancio del governo Meloni rappresenta una vera “punizione” per i pensionati sopra i 2.500 euro di pensione lorda, uno schiaffo al merito e una perdita in 10 anni che va dai 13mila euro agli oltre 115mila per i pensionati con un assegno di 10mila euro lordi (meno di 6mila netti), che sono quelli che hanno pagato di più in tasse e contributi. …Negli ultimi 10 anni, le pensioni da 4 volte il minimo Inps (circa 2.000 euro lordi al mese) hanno perso oltre il 10% di potere d’acquisto o, se volete, sono state svalutate del 10%.”
Le diffide all’Inps predisposte dai legali CIDA, a nome di sette dirigenti in pensione individuati dalle Federazioni aderenti a CIDA, sono partite a metà luglio. L’iter concede all’Inps 55 giorni di tempo per rispondere. Quindi, ai primi di settembre, i legali saranno pronti a notificare i ricorsi presso i 5 tribunali ordinari e le 2 corti dei conti precedentemente individuate.
Le motivazioni dei ricorsi riprenderanno in modo più approfondito le motivazioni già esplicitate nelle lettere di diffida, ribadendo che:
• la pensione è retribuzione differita;
• la Corte Costituzionale ha fissato paletti che devono guidare l’azione del Legislatore e che, nel caso di specie, risultano manifestamente non rispettati;
• negli ultimi trent’anni si sono susseguite norme che hanno impedito di poter riscontrare il carattere temporaneo del raffreddamento della perequazione;
• la nota tecnico-illustrativa alla Legge di Bilancio non fornisce un’adeguata motivazione al provvedimento adottato;
• l’attuale contesto economico è assai peggiore rispetto agli anni precedenti;
• la norma crea un’ingiustificata disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti e pensionati;
• sono violati, infine, i princìpi di universalità dell’imposizione tributaria e di progressività.
Oltre all’azione legale, CIDA si sta muovendo a livello istituzionale, forte anche dell’accredito perseguito e ricevuto negli ultimi mesi.
CIDA viene infatti costantemente chiamata da Governo e Parlamento per esprimere la propria posizione sugli argomenti più disparati. Fra maggio e giugno siamo stati convocati a Palazzo Chigi, alla presenza della presidente Meloni, per discutere del Dl Lavoro e di politiche in favore delle persone anziane. In entrambi i casi, abbiamo evidenziato l’insostenibilità della situazione, non solo per i nostri pensionati, ma per tutti coloro che percepiscono una pensione superiore a 4 volte il minimo Inps.
A partire da giugno, CIDA ha partecipato regolarmente ai Tavoli sulla previdenza organizzati dal Ministero del Lavoro. Dopo un incontro politico, alla presenza della ministra Calderone, c’è stato quello con i componenti dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale, che dovrà procedere tra l’altro a valutare l’impatto della spesa pensionistica, anche in un’ottica previsionale, ed effettuare l’analisi delle politiche di revisione del sistema previdenziale.
Il primo incontro si è tenuto l’11 luglio ed era focalizzato sulle pensioni di garanzia per i giovani. Il prossimo è previsto per il 26 luglio e il tema da discutere sarà quello della flessibilità in uscita. A settembre, poi, ne sono previsti uno su lavori gravosi e pensioni per le donne e un altro sulla previdenza complementare.
In ogni incontro, CIDA ribadisce in modo forte, supportata da dati inconfutabili, che non si giustifica in alcun modo la costante penalizzazione dei manager pensionati rappresentati. Questi infatti sono pensionati colpiti dal blocco della perequazione che hanno versato una copiosa contribuzione nella loro vita lavorativa e che dalla mancata rivalutazione subiscono un danno ingiusto e permanente.
Parallelamente, il presidente CIDA sta tenendo una serie di incontri informali, anche in vista della Finanziaria, per sondare il terreno e capire quali provvedimenti potrebbero essere introdotti.
Mai come ora c’è bisogno di classi dirigenti rispettate e riconosciute come tali per i valori che esprimono, le competenze di cui sono portatrici e i risultati che hanno conseguito. CIDA rappresenta un’importante parte di queste classi dirigenti e ne è orgogliosa.