Venezia: “Stranieri Ovunque”, ma non c’entra l’overtourism

La Biennale di Venezia quest’anno ha tema e titolo “Stranieri Ovunque” e merita davvero di farci un salto. C’è tempo sino al 24 novembre e ci sono anche tante collaterali in una sorta di fuori Biennale.
biennale di venezia

Venezia sarà pure una delle città dell’overtourism, ma se si evita il classico e troppo battuto tragitto tra la stazione ferroviaria e San Marco di over ci sono solo le tante bellezze della Serenissima.

“Stranieri Ovunque” è il titolo della 60esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia ed è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Le opere consistono in sculture al neon di diversi colori che riportano in un numero crescente di lingue le parole “Stranieri Ovunque”. Il contesto in cui si colloca l’opera è un mondo pieno di crisi multiformi che riguardano il movimento e l’esistenza delle persone all’interno di Paesi, nazioni, territori e confini e che riflettono i rischi e le insidie celati all’interno della lingua, delle sue possibili traduzioni e della nazionalità, esprimendo differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà e dalla ricchezza.

In questo panorama, come si dice sul sito della Biennale, l’espressione “Stranieri Ovunque” ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri. Inoltre, l’espressione assume un significato molto particolare e specifico a Venezia: una città la cui popolazione originaria era costituita da profughi provenienti dai centri urbani romani, una città che in passato ha rappresentato il più importante fulcro di scambio e commercio internazionale del Mediterraneo, una città che è stata capitale della Repubblica di Venezia, dominata da Napoleone Bonaparte e conquistata dall’Austria, e la cui popolazione oggi è costituita da circa 50.000 abitanti, ma che nei periodi di alta stagione può raggiungere i 165.000 in un solo giorno, a causa dell’enorme numero di turisti e viaggiatori (stranieri di tipo privilegiato) che la visitano.

A Venezia gli stranieri sono ovunque. Ma si può anche pensare a questa espressione come a un motto, a uno slogan, a un invito all’azione, a un grido di eccitazione, di gioia o di paura: Stranieri Ovunque! E, soprattutto, oggi assume un significato cruciale in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo, dal momento che nel 2022 il numero di migranti forzati ha toccato l’apice (con 108,4 milioni secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e si presume che nel 2023 sia aumentato ulteriormente.

Nelle più disparate circostanze, gli artisti hanno sempre viaggiato e si sono spostati attraverso città, paesi e continenti, un fenomeno che a partire dalla fine del XX secolo non ha fatto che ampliarsi (ironia della sorte, proprio in un periodo segnato da crescenti restrizioni rispetto alla dislocazione o allo spostamento degli individui). In occasione della Biennale Arte 2024 si parlerà di artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati, in particolare di coloro che si sono spostati tra il Sud e il Nord del mondo. La migrazione e la decolonizzazione saranno le tematiche chiave.

Allora, non vi resta che andare alla Biennale, avete tempo sino a fine novembre per non essere stranieri di questo interessante punto di vista su un tema, ma diremmo meglio un aspetto, della nostra vita attuale e futura, che è determinante.

Determinante per tutti e in tutte le dimensioni, ma proprio da qui potrebbero venire illuminazioni e insight per dare valore alla diversity di ogni genere e grado proprio nel mondo del lavoro.

Scopri di più sulla 60esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

 

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