Da un paio di giorni è il momento della carne: rossa, lavorata, insaccati, tutti sotto accusa perché cancerogeni – così ha detto la IARC – International Agency of Research of Cancer, parte dell’OMS. Ovvero, lo dice la TV, i tabloid e i giornali, che soprattutto online fanno allarmismo 2,3,4.0.
Quindi la notizia del giorno diventa legge.
In realtà sul Times, Alexandra Sifferlin, che si occupa di salute, riporta le parole del Dr. Christopher Wild, direttore dello IARC “The IARC is not saying that everyone should completely stop eating red or process meat altogether, but that people should consider limiting their intake” – e continua – “These findings further support current public health recommendations to limit intake of meat,” […] “At the same time, red meat has nutritional value. Therefore, these results are important in enabling governments and international regulatory agencies to conduct risk assessments, in order to balance the risks and benefits of eating red meat and processed meat and to provide the best possible dietary recommendations. The report doesn’t call for prohibitions on meats it considers carcinogenic, but it does urge caution when deciding what meats you eat, and how often”.
Come dire, nulla di nuovo, solo conferme note. Come in tutte le diete sane, bisogna regolare la quantità – e ovviamente – la qualità della carne assunta, che non è più quella di una volta in considerazione dei processi produttivi ai quali è sottoposta.
E tutta questa bufera mediatica, siparietti pomeridiani-mattutini (in assoluta conformità con i pubblici in ascolto), per non parlare del web, a chi hanno fatto gioco? Fortunatamente su Twitter l’ironia ha superato l’allarmismo (studio Catchy, articolo de La Stampa) ma in Italia manca ancora la consapevolezza di verificare le fonti da cui si apprendono le notizie, e poi elaborarle con un minimo di pensiero critico.
Come twitta ancora il Times: “Ieri era la carne, oggi attenzione allo zucchero cancerogeno”.