CIDA, nelle PA più managerialità e competenze

Il presidente CIDA Mario Mantovani, partecipando all’incontro governo-sindacati promosso dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta per aprire la stagione dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, afferma la necessità di riorganizzare, managerializzare e puntare sulla PA

“I rinnovi contrattuali nella pubblica amministrazione sono molto di più di un confronto su richieste salariali e miglioramenti normativi: devono essere l’occasione per riconoscere alle PA un ruolo centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, riconoscendo le specificità settoriali e dotandole degli strumenti e delle risorse necessarie a questo compito”. Lo ha detto Mario Mantovani, presidente di CIDA, la Confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, durante l’incontro governo-sindacati, promosso dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, per aprire la stagione dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego.

“Il presidente del Consiglio ha giustamente riconosciuto il ruolo della pubblica amministrazione durante la pandemia, come capacità di proteggere e sostenere i cittadini colpiti nei loro affetti e nel loro tenore di vita. L’uso massiccio dello smart working e il ricorso intensivo agli strumenti digitali da un lato hanno evidenziato criticità e inefficienze della PA, dall’altro hanno indicato le due direttrici sulle quali impostare un’azione profonda di rinnovamento e potenziamento delle professionalità che servono alla pubblica amministrazione e, di riflesso, alla società tutta”.

“A questo devono servire i rinnovi contrattuali, a segnare un deciso cambio d’orientamento, declinato con norme e istituti ad hoc, in grado di sviluppare e mappare le competenze, rendere compatibili i concorsi con modalità efficaci e mirate di assunzione, rivedere gli assetti organizzativi e le funzioni HR, disegnare nuovi processi digitali, collegare i sistemi di valutazione agli sviluppi delle competenze e della carriera, dare valore e centralità alla formazione”.

“Per consentire la transizione digitale ed ecologica, sarà necessario immettere nella PA nuovi profili professionali, tra cui ingegneri, architetti, geologi, chimici, statistici, esperti di project management, pianificazione, progettazione e controllo. Pensiamo anche all’introduzione di forme di collaborazione con università, ordini professionali e settore privato in modo da costruire una capacità tecnica interna alla PA. Parallelamente saranno disegnati percorsi formativi in grado di colmare le carenze di competenze informatiche e digitali. La formazione continua va vista come un diritto-dovere per chi lavora nella pubblica amministrazione”.

“È evidente che la dirigenza pubblica avrà compiti e responsabilità importanti in questo percorso di modernizzazione. È quindi per noi indispensabile un confronto continuo e costruttivo con il decisore politico, ispirato ai migliori principi della concertazione con le parti sociali voluta dal nuovo governo, con tavoli dedicati alla dirigenza e alle alte professionalità. Il rischio di un approccio basato sui numeri di nuovi ingressi e di uscite incentivate è mantenere in vita modelli organizzativi obsoleti e, in pochi anni, svilire le nuove professionalità, anche eccellenti, immettendole nei vecchi ruoli e processi. L’idea, più volte espressa da CIDA, di attuare una “osmosi” fra management privato e pubblico, deve essere gestita con cura e competenza da chi conosce bene entrambi i mondi poiché non è priva di rischi. Anche l’assunzione di manager e professionisti a tempo determinato può essere un’opportunità o finire per creare nuove sacche di precariato professionale”.

“I diversi settori delle PA esprimono poi esigenze specifiche: nella scuola il ruolo del dirigente deve finalmente essere reso coerente con le esigenze dell’autonomia scolastica e consentirgli di guidare una squadra adeguata di collaboratori esperti e motivati, quel “middle management” non ancora adeguatamente definito negli ordinamenti, archiviando i modelli “assembleari” nati negli anni 70. Al settore sanitario deve essere riconosciuta la specificità organizzativa e soprattutto, prima di aprire il campo di una nuova contrattazione, occorre risolvere gli ostacoli che hanno impedito la realizzazione della contrattazione decentrata”.

Infine, ma non per importanza, i prossimi contratti collettivi del pubblico impiego dovranno definire una disciplina normativa ed economica per il lavoro agile che superi l’attuale assetto emergenziale garantendo condizioni di lavoro trasparenti e conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con quelle delle pubbliche amministrazioni. Infatti, nei nuovi ccnl dovrà essere valorizzato il ruolo della contrattazione integrativa, compresi gli istituti di welfare contrattuale”, ha concluso Mantovani.

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca