Come sta affrontando la Germania l’emergenza coronavirus? Mi vorrei limitare a parlare di Berlino, perché, come tante capitali cosmopolite, si differenzia per attitudine dal resto della Germania. I suoi abitanti hanno una mentalità più aperta e certamente sono più predisposti a prendere “le cose un po’ come vengono” senza farne un grosso problema, probabilmente ereditando questo comportamento da ciò che hanno dovuto passare negli ultimi decenni di storia.
Qui a Berlino, quando è arrivata la notizia di questa emergenza, che poi è diventata pandemia, non è stata presa troppo sul serio dalla popolazione, anzi non era infrequente vedere deridere chi, con animo più serio, cominciava a chiedersi se fosse il caso di comprarsi una mascherina.
La cosa forse più triste è stata la non considerazione delle preoccupazioni manifestate da noi expat, in particolare italiani (quelli più colpiti all’inizio), che, quotidianamente in contatto con i nostri familiari in patria, ci rendevamo conto della gravità della situazione a cui nessuno sembrava credere. Io in particolare ho applicato da subito i comportamenti che i miei familiari da Milano mi suggerivano (mantenere la distanza, lavare le mani, evitare luoghi affollati…), ma accanto a me i miei amici tedeschi reagivano alla prime misure di contenimento, come la chiusura delle discoteche, organizzando party affollati nelle case, a cui naturalmente non partecipavo, cercando di spiegare la gravità della situazione.
Quando, poi, in Italia la situazione è diventata estremamente grave, e a seguire in altri Paesi europei vicini come Spagna, Austria e Francia, si è cominciato a cancellare eventi con partecipazione superiore alle mille persone, chiudere scuole, parchi giochi, organizzarsi per lo smart working e chiudere ristoranti che non garantiscono il metro e mezzo di distanza: tutte misure prese repentinamente, una in seguito all’altra nel giro di circa 5 giorni. Finalmente la gente sembrava aver preso più coscienza della gravità della situazione. Anche le organizzazioni più piccole (gruppi di volontariato, meet ups, …) si sono organizzate per offrire i propri servizi online e nel giro di una settimana si era in grado di proseguire virtualmente quasi tutti i soliti impegni settimanali, dalla birra con gli amici al corso di lingua straniera.
Le indicazioni ufficiali del Governo non erano però molto chiare e parecchi bar, ristoranti e altre attività aperte al pubblico hanno preso l’iniziativa di chiudere. Si sono creati diversi siti online di supporto alla popolazione, dalle liste dei ristoranti che offrono home delivery a pagine social per donare e supportare le piccole attività locali che stanno soffrendo maggiormente dal punto di vista economico. Le strade si svuotavano e i mezzi pubblici si dimezzavano, anche se ancora in molti continuavano a ritenere si trattasse “solo di un raffreddore più forte”. I media parlavano quotidianamente dell’emergenza coronavirus, ma focalizzandosi principalmente su altri Paesi e dando piccoli consigli pratici su come proteggersi, dal lavare le mani allo starnutire nell’avambraccio.
Intanto nelle regioni di Nordrhein-Westfalen e in Bayer il numero di contagiati cominciava a salire velocemente e la Baviera ha deciso di passare a lockdown, chiudendo ristoranti, bar e suggerendo fortemente di rimanere a casa. A quel punto, il governo ha deciso per tutta la Germania il veto di aggregazione superiore alle due persone, fatta eccezione per le famiglie (significa che puoi uscire e incontrare una persona al massimo se non vive nella tua casa, se invece vivete in 7 nella stessa casa, perché familiari, potete tranquillamente uscire tutti insieme).
Questa può sembrare una regola un po’ insolita, ma qui sta funzionando bene poiché, expat esclusi, già normalmente i tedeschi tendono a uscire in piccoli gruppi di 3, 4 persone al massimo e non certamente in 8 o più persone come è abitudine in Italia.
Essendo anche un popolo abbastanza riservato viene già naturale per loro mantenere una certa distanza interpersonale, ovunque sia permesso. Infatti qui a Berlino non si sono alzate grandi polemiche riguardo questa regola; piuttosto, quel che ha fatto più discutere è stata la controversa immagine di famiglia tradizionale che è stata utilizzata come riferimento!
Ora si può uscire solo per i pochi motivi elencati nel sito ufficiale della regione come fare sport, comprare beni di prima necessità, andare dal medico o andare al lavoro. I media hanno finalmente cominciato ad incalzare di più con il messaggio “State a casa” ed evidenziare come bisogna evitare il più possibile i contatti sociali. Il messaggio che viene trasmesso, però, è che non siamo in lockdown e che la possibilità di muoversi è vitale per la salute mentale!
Più passano i giorni, più nuove misure di prevenzione vengono messe in atto. I parchi giochi e le aree di allenamento all’aperto sono chiusi da nastri e tappezzate di divieti, i supermercati hanno indicazioni e strisce a terra che suggeriscono il metro e mezzo di distanza, i ristoranti sono aperti solo per delivery. Si vedono molte più auto della polizia in giro e i poliziotti cominciano ad andare anche nei parchi e nelle aree verdi a rimproverare, più in maniera paterna che con forza, chi esce a godersi il primo sole. Generalmente le persone stanno rispondendo bene alle regole e lentamente si sta comprendendo la vera gravità della pandemia. In giro si trovano, specialmente nelle aree verdi, sempre più cartelli con messaggi ironici, o anche meno ironici, per “sgridare” la gente che resta in giro a gozzovigliare.
Va detto che i tedeschi tendono poco ad affrontare le controversie sociali di persona: se c’è una minima disputa o se si nota che una persona non rispetta una norma anche molto semplice (come fare rumore in casa in orario di riposo), è normalissimo contattare la polizia, invece che risolvere semplicemente facendo notare la cosa all’interessato. Ora però questo comportamento non aiuta e la polizia si sta trovando sovraccaricata di chiamate di chi, per esempio, vede un passante incontrare un amico e abbracciarlo. In giro si trovano alcuni cartelli, ironici e non, dove si spiega come affrontare questa emergenza in maniera civile, invitando a non chiamare il 110 quando si vede qualcuno che non rispetta le regole o invitando a non spiare il vicino che ha starnutito troppe volte aspettando il momento che esca di casa per chiamare la polizia, ma piuttosto a pensare che magari queste persone hanno un motivo valido per agire in quel modo e provare quindi a comunicare con loro (ma a distanza!).
Berlino ha elargito fino a cinquemila euro ai liberi professionisti per i guadagni mancati; simili supporti sono garantiti per i lavori part-time e minijob (lavori al di sotto delle 20 ore a settimana), facilmente ottenibili compilando un semplice form. Acqua e luce non vengono “tagliate” se le bollette non vengono pagate e se non si ha la possibilità di pagare l’affitto si può compilare un form da mandare al proprio proprietario di casa.
Insomma, dopo le prime giornate di allarmismo dove qualche supermercato è stato preso d’assalto, l’emergenza qui non sembra ancora esser scoppiata. A parte qualche piccola modifica nella propria quotidianità, come andare a correre fuori invece che in palestra o recarsi a un supermercato più distante, non molto sembra essere cambiato rispetto alla vita di tutti i giorni.