Future City: grazie virus

Il coronavirus ha messo a nudo l’insostenibilità delle nostra città: insalubri e inquinate. Basta città a misura d’auto. È tempo degli uomini e bici, perché la misura è colma

Dedensificazione urbana
– Tesoro, mi si sono ristrette le città

Non sono un urbanista come Stefano Boeri ma
condivido la sua tesi di città post Covid-19, o meglio no Covid, nel senso che non ne crea le condizioni favorevoli, in primis l’inquinamento e “l’insardinamento” (pigiati e accalcati come i pesciolini azzurri in scatola). Più spazio, diamine. “Via dalle città, nei vecchi borghi c’è il nostro futuro” grida il famoso architetto. 

Insomma, si tratta di abbandonare le zone più
densamente abitate, soprattutto quando non si ha, come a Berlino, spazio a iosa, che poi è il vero distanziamento salutare. Tra l’altro, all’alta densità abitativa corrisponde quasi sempre anche l’alta densità di particolato (che veicola volentieri il contagio). Quindi ci trasferiremo tutti in campagna? Qualcuno sicuramente, per tutti gli altri la sfida è ripensare i settori della produzione, del trasporto, del consumo, del riscaldamento in ottica di transizione verso un nuovo tipo di città più intelligente (smart a chi piace l’inglese) e respirabile, dunque dedensificazione o perlomeno con un buon Walk e Bike Score che misurano in che percentuale gli spostamenti (per commissioni, lavoro o altro) sono “bike & walk friendly”.

Togetherness
– 
Il terzo luogo
Stare bene con gli altri. Quando non possiamo farlo
 
tutto si affloscia: vitalità ma anche progettualità e redditività sul lavoro. Bar, ristoranti, biblioteche, palestre, campi da tennis, parchi, scuole, eventi e mostre. La vita sociale spazzata via dalla pandemia. 

Il terzo luogo spazzato via dalla pandemia.
 
Il cosiddetto third place è un termine coniato dal sociologo urbano americano Ray Oldenburg e si riferisce a quei luoghi in cui le persone trascorrono del tempo tra casa (first place) e lavoro (second place). Sono luoghi in cui scambiamo idee, ci divertiamo e costruiamo relazioni.

Per molti giovani molti terzi posti sono ora virtuali, ma quello reale resta insostituibile per generare creatività. Lo dimostrano bene gli spazi di di coworking e coliving, che di fatto fondono questi tre luoghi in un unico luogo stimolante. Non dobbiamo assolutamente farne a meno poiché il nostro benessere lavorativo dipende dal nostro stare bene con gli altri nel mondo reale.

La digitalizzazione ci permette forse di lavorare, ma non di vivere. In questo periodo ci stiamo rendendo conto di quanto conti la qualità della socializzazione e dei relativi spazi. Il terzo luogo va riprogettato da istituzioni e imprese per ripristinare la convivialità (che è anche un bel saggio di Ivan Illich del 1973). E il virus? Sopravvalutato.

Bike über alles
– 
Adesso pedala
Prima di tutto bici, come direbbe il “Crozza Di
 
Maio”, poi magari anche le auto. Il Covid-19 inizia a manifestare i primi sintomi positivi: ripensare le città. Berlino, Vienna e Bruxelles danno di questi tempi più spazio a pedoni e bici con percorsi temporanei chiusi al traffico motorizzato e, nel caso della capitale del Belgio, con l’intero centro storico chiuso alle auto per consentire il distanziamento e la vivibilità.

Cose da tenere presenti anche in futuro guardando un po’ al passato. Chi è stato a Copenhagen lo sa. Chi ha visitato il quartiere Christiania lo sa. Chi ha visto (talvolta con stupore) pedalare mezza città lo sa. Qui la bici non è solo un mezzo ma uno status symbol, icona urbana (con)vincente e mezzo di trasporto ideale per le sfide che ci riserva il futuro.

La bici come mezzo del futuro? Può sembrare una scelta curiosa, dal momento che non c’è molto di futuristico in una bicicletta che in fondo non si è evoluta molto in 100 anni. Vero, ma solo in parte. L’innovazione oggi è tanta e se la macchina era il mezzo di trasporto per il 20° secolo, la bicicletta potrebbe benissimo rivelarsi quello del 21°.

Non è più tempo di fancy car ma di fancy bike. La bici come nuovo status symbol potrebbe incarnare la nuova generazione post Covid che corre leggera, creativa e connessa il cui simbolo è indubbiamente la bellissima VanMoof, la Tesla delle e-bike, da pedalare cantando con i Queen “I want to ride my bicycle…”. 

https://futuranetwork.eu/il-tema-della-settimana/533-2002/citta-intelligenti-e-respirabili
https://www.penguin.co.uk/books/109/1097397/sitopia/9780701188719.html
https://www.samschwartz.com/leadership-samuel-i-schwartz
https://www.redfin.com/how-walk-score-works
https://www.walkscore.com/
https://cabinspacey.com/?lang=en
https://www.vanmoof.com/en-NL 


DALL’ULTIMO NUMERO DI DIRIGIBILE, L’INSERTO DELLA RIVISTA DIRIGENTE DEDICATO ALL’INNOVAZIONE, AGLI SCENARI E ALLE OPPORTUNITÀ DI UN FUTURO CHE È GIÀ PRESENTE. LEGGILO QUI.

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