Il 22 settembre apre il Salone Nautico. Che ruolo ha per Genova e la Liguria questa manifestazione e che benefici porta?
«Il Salone Nautico Internazionale di Genova, giunto alla sua 62esima edizione, è, oltreché uno degli appuntamenti più importanti dell’anno per il nostro territorio, un’irrinunciabile occasione di confronto istituzionale, tecnico e di mercato per tutta la nautica che, assieme all’economia del mare e alla logistica, rappresenta uno dei settori trainanti del sistema Liguria. Voglio sottolineare l’indotto del Salone: ogni visitatore spende a Genova, fuori dai confini della manifestazione, in media 125 euro. Moltiplicato per i 188 mila visitatori che ci furono nell’ultima edizione pre-pandemia (2019), significa più di 23 milioni di euro che il Salone riversa in città. Non solo: se li sommiamo alla spesa degli espositori, che, a differenza dei visitatori, stanno qui almeno 6 giorni (la durata della manifestazione più i giorni di allestimento e dis-allestimento), e hanno un comportamento di spesa superiore, applicando il moltiplicatore usato per le fiere (secondo cui ogni euro investito all’interno della manifestazione ne riversa 10 volte tanto sul territorio) arriviamo in totale a 60 milioni di euro».
Quest’anno quali sono le principali novità del Salone?
«Oltre mille imbarcazioni, 998 i brand in esposizione, con giornalisti e buyer esteri provenienti da 35 paesi. Numeri in crescita, così come gli spazi espositivi in acqua (+5,2%), che ci fanno ben sperare anche in vista dei prossimi anni, quando tutto il Waterfront di Levante verrà pian piano ultimato. Genova si prepara a questo grande evento internazionale con un fitto calendario di eventi collaterali, un vero e proprio Fuori Salone che contamina tutta la città, tra musica, spettacoli, iniziative culturali e valorizzazione delle ricchezze locali e della nostra cultura marinara».
Quanto pesa la nautica e tutto quello che le gira intorno, porto in primis, per la città e la Regione?
«La risposta sta nei numeri (fonte Ambrosetti 2022 da Confindustria Nautica): rispetto al dato nazionale di valore aggiunto determinato dal comparto complessivo della nautica da diporto (inclusa la cantieristica) pari a 11,8 mld (base 2018), la Liguria è quarta in termini assoluti, con 940,7 mln, ma in termini relativi sul valore aggiunto regionale è seconda a livello nazionale (2,09%, subito dopo il Friuli). Per l’occupazione, quarta a livello assoluto e prima in termini relativi, con il 2,25% del totale regionale. Se analizziamo la cantieristica, la Liguria è seconda per valore di produzione (216,1 mln), ma prima in termini relativi sia per produzione (0,48%) e occupazione (0,37%)».
Come si sta chiudendo la stagione turistica per la Regione?
«In un’estate in cui migliaia di imbarcazioni sono transitate nei nostri porti, i numeri di agosto fotografano una Liguria che, in termini di presenze turistiche di italiani e stranieri, ha superato quella del 2019. Nella prima settimana di agosto si sono infatti registrate quasi 650 mila presenze in tutta la Liguria con un +1,77% di turisti a livello regionale rispetto al 2019. Si tratta di dati ancora incompleti e pertanto destinati a crescere ancora tra lo 0,5% e 1%, che testimoniano tuttavia come già oggi la nostra regione si sia ripresa la scena nazionale».
Genova e la Liguria non sono solo mare e turismo. Quali le altre direttrici per lo sviluppo attuale e futuro?
«Il tessuto economico regionale è caratterizzato per il 96% da piccole imprese, ossia da attività con meno di dieci dipendenti, che porta in dote un valore e un “saper fare”, tipico della nostra tradizione, che, in questi anni di difficoltà economiche (dovute prima al crollo del Ponte Morandi, poi alla pandemia e oggi al caro energia) abbiamo provato in ogni a salvaguardare. Non nascondiamo una certa preoccupazione in vista dell’autunno: i costi insostenibili delle bollette stanno portando allo stremo le nostre imprese. Come avvenuto in altri Paesi, occorre che il governo intervenga con decisione per mitigare con interventi strutturali e congiunturali questa nuova emergenza che ci troviamo ad affrontare.
Parallelamente, il sistema portuale ligure per competere con gli altri scali europei necessiterebbe dell’avvio di opere infrastrutturali prioritarie, a partire dalla Gronda, che chiediamo di sbloccare da oramai troppo tempo.
E la vocazione industriale, che negli anni è stata soffocata da un generale disinteressamento nazionale, deve tornare a riprendere quota. Dalla Spezia a Imperia, passando per Genova e Savona, la Liguria innerva sul suo territorio una lunga tradizione di siti industriali strategici, ma le cui attività sono state lentamente ridimensionate in favore di una preoccupante delocalizzazione delle produzioni. L’augurio è che ci sia la volontà del prossimo esecutivo di tornare a investire, con una visione nel medio-lungo termine, su comparti strategici per il futuro della Liguria e dell’Italia intera come possono essere quelli della Difesa e dell’Acciaio».
Sarà un futuro sostenibile e come?
«Sostenibile è una parola abusata, se non la decliniamo correttamente: sostenibile sotto il profilo ambientale, energetico, sociale ed economico. Il futuro sarà sostenibile anche con una transizione energetica ragionevole che metta insieme alimentazione matura e rinnovabili; ma dovrà esserci un’azione nazionale di sostegno diffuso alla crisi congiunturale e all’inevitabile inflazione (crediti e sostegni), accompagnata a un orientamento mirato dei fondi strutturali al sistema delle imprese (investimento, credito, garanzie) e alle famiglie, non dimenticando la necessità di una visione prospettica di una strategia industriale che rilanci investimenti in un settore che non può essere abbandonato».
Tre punti di forza dell’economia della regione?
«Le reti delle piccole-medie imprese come patrimonio di competenza diffusa, il sistema portuale visto nella sua unitarietà, le potenzialità di sviluppo turistico dell’entroterra, con servizi dedicati al green-tourism e alla silver-economy».
Tra le aree di miglioramento c’è la dimensione e managerializzazione delle aziende?
«La forza e la debolezza dimensionale aziendale è una caratteristica oramai storica italiana, ancor più marcata in Liguria. Per dare una forza finanziaria e strutturale maggiore, e resistere alle fluttuazioni e alle incertezze dei mercati, stiamo supportando e continueremo a supportare iniziative di consolidamento aziendale tra diverse entità o anche di acquisizione di rami d’azienda. È evidente che aziende di piccole dimensioni non possano dotarsi di profili professionali manageriali elevati, comportando a cascata tutta una serie di mancanze e incompletezze che alla fine rendono l’azione imprenditoriale non così qualificata dal punto di vista manageriale. In futuro riprenderemo in mano il discorso dei temporary manager, che avevamo introdotto con le associazioni prima della pandemia, per dotare anche le piccole imprese di figure temporanee di management».
Ci consiglia di venire al Salone, perché e per vedere cosa in Fiera e in Città?
«Il consiglio, valido per tutto l’anno, è quello di visitare la Liguria per quello che offre in termini di paesaggio, storia, cultura, tradizione, gastronomia. La varietà del territorio che trapassa veloce da mare ad Appennini apre il ventaglio di tutti i segmenti turistici, dal leisure per le giovani coppie e le famiglie al congressuale al religioso. Il Salone di Genova è un’occasione per uno short-break, per gli appassionati del settore ma non solo. Conoscere le novità e le anteprime è il motivo principale, se siete interessati alle imbarcazioni o alla nautica, in generale. Il Salone Nautico di Genova è un’occasione golosa per chiunque lavori o produca barche o accessori di mostrare le proprie novità. Dalla tenda per imbarcazione, ai sistemi di controllo, dalle pinne stabilizzatrici ai gommoni, passando per l’abbigliamento tecnico. Non a caso viene spesso definito il salone nautico più completo del Mediterraneo».
Foto in alto: Wikimedia Commons