Giocheremo (ancora) in difesa

Il pensiero di Mario Mantovani, presidente Manageritalia, sulla manovra finanziaria 2023

Cambiano i governi, ma rimaniamo condannati a giocare in difesa.

Il Governo Meloni chiede tempo per varare provvedimenti strutturali, impossibili quest’anno, ma se questi sono i primi segnali non possiamo attenderci niente di buono.

Nell’anno del ritorno all’inflazione a due cifre, contavamo sui risultati di un’azione lunga e costante, a difesa della perequazione delle pensioni. Puntualmente, il prelievo straordinario è ritornato: la perdita pro capite sarà (ogni anno!) pari a diverse migliaia di euro, a fronte di contributi previdenziali elevatissimi versati per quarant’anni e più. Ai colleghi in servizio viene risparmiato il prelievo, ma non la beffa di vedersi esclusi dal “ceto medio”, in base a una nuova retorica indirizzata a una parte del lavoro autonomo, beneficiaria della flat tax. All’opposto, come mostra l’evidenza dei cambiamenti del lavoro, servirebbe convergere verso un modello di “lavoro organizzato” che possa incorporare gli elementi di flessibilità tipici del lavoro autonomo e quelli di stabilità del lavoro dipendente.

Per chi è vicino alla pensione, “Quota 103”, oltre a penalizzare i laureati e le donne, viene espressamente negata per i redditi medi.

Giocheremo in difesa, come sempre, con tutte le difficoltà di una categoria che non può implorare uno stato di bisogno né vantare numeri oceanici. All’Italia serve invece qualcuno che giochi all’attacco, superando la retorica del “Paese low-cost”, giustamente preoccupato per chi non può pagare le bollette, le imposte, i carburanti, ma determinato a creare le condizioni perché queste persone possano uscire dalle difficoltà. Qualcuno che punti finalmente sulle imprese capaci di crescere, assumere, generare margini, pagare stipendi più vicini alla media dei grandi paesi europei. Qualcuno che veda come sia il terziario, la riserva inespressa di crescita, recupero di produttività, ricchezza, anche nei territori meno sviluppati.

Servono investimenti urgenti in sanità e istruzione, superando l’ipocrisia di un servizio sanitario fintamente universalistico, troppo diverso in ciascuna regione e in rapida perdita di competenze, affrontando con decisione l’obsolescenza dei metodi educativi che, nell’età adolescenziale, generano abbandono scolastico e disamore verso lo studio di proporzioni inaccettabili.

Con pochissime eccezioni, anche i governi precedenti si sono lasciati guidare dalle emergenze e dalle risposte agli elettori più numerosi e rumorosi, ma ogni anno si approfondisce un solco che ci separa dai territori leader. E non è questione di fare a gara con presunti concorrenti europei, ma di creare, invece, anche rafforzando l’Unione europea a scapito dei singoli paesi, opportunità per i nostri cittadini, soprattutto giovani, e per chi potrebbe vedere l’Italia come luogo privilegiato per sviluppare sogni e progetti.
Siamo come quegli attaccanti che si ritrovano soli, nella metà campo avversaria, e non possono fare altro che ripiegare e dare una mano alla difesa.

Mario Mantovani

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