Guardando al 2019. Demografia: opportunità e minacce

Cosa ci attende quest'anno? Lo abbiamo chiesto ad alcuni esperti. L'obiettivo? Capire quali sfide e tendenze caratterizzeranno il 2019. Un vademecum da leggere e condividere, su cui avviare una discussione. Oggi pubblichiamo il punto di vista di Alessandro Rosina, direttore del Dipartimento di Scienze statistiche presso l'Università Cattolica di Milano. Con lui parliamo di natalità, giovani, senior e donne

Natalità

Opportunità: nel 2019 la recessione dovrebbe essere considerata alle spalle. La crisi economica ha rallentato l’uscita dei giovani dalla famiglia di origine e l’avvio di una propria famiglia, ha inoltre congelato la scelta di ulteriori figli per coppie già formate. Se il paese torna a crescere e ritrova fiducia nel proprio futuro tali scelte potrebbero essere recuperare prima che diventino revisione definitiva al ribasso dei propri desideri.    

Minacce: la denatalità passata sta riducendo il numero delle potenziali madri. In assenza di politiche adeguate non solo quindi la natalità non torna a salire ma è trascinata verso il basso da una struttura demografica con sempre più anziani e sempre meno persone nelle età attive e riproduttive. Il rischio è quello di squilibri che si allargano e rendono sempre meno solido il futuro del Paese. 

Giovani (come cambia e come cambia il ruolo del manager)

Opportunità: il Paese ha grande bisogno di utilizzare al meglio le intelligenze e le energie delle nuove generazioni. Questo significa che i giovani possono avere un ruolo da protagonisti se l’Italia torna a crescere. Questo però significa adeguata formazione e valorizzazione del loro capitale umano all’interno delle aziende. La leva per la crescita competitiva sarà sempre più la capacità di gestire fragilità, potenzialità e specificità delle nuove generazioni e il rapporto tra diverse generazioni.   

Minacce: se le nuove generazioni possono essere le protagoniste di un paese che torna a crescere, è ancor più alto, viceversa, il rischio che diventino le vittime principali di un’Italia avviata verso il declino. Il nostro paese prima e durante la crisi ha dimostrato di non saper mettere in relazione positiva ciò che le nuove generazioni possono essere e dare, da un lato, e ciò che questo secolo chiede per poter produrre crescita e generare valore. I segnali degli ultimi anni sono contraddittori e forte è il rischio di un paese che dopo la recessione si posiziona su un percorso di basso sviluppo. 

Senior

Opportunità: la fascia tra i 55 e i 64 anni è quella in più forte crescita quantitativa e qualitativa ovunque nel mondo. Nel nostro paese è più accentuato l’incremento quantitativo ma migliora anche il livello di formazione delle nuove coorti di chi arriva a tali età, oltre che le capacità cognitive, le abilità, la voglia di essere attivi e la disponibilità a rimettersi in gioco. Entriamo in un mondo in cui tale fase della vita ha tutte le caratteristiche per poter essere vissuta pienamente e liberamente nell’attività di lavoro, sociale e negli hobbies, con il mix più adeguato per ciascuno. 

Minacce: per vincere le sfide poste dagli squilibri demografici e dall’innovazione tecnologica è necessario mettere ogni generazione nella condizione di valorizzare tutte le fasi della vita, in coerenza con le opportunità del proprio tempo. Il rischio è che le nuove generazioni non si trovino nella condizione di accedere con la giusta formazione e i giusti tempi nel mercato del lavoro e le generazioni più anziane siano indotte ad uscirne precocemente per l’incertezza del quadro politico e la carenza di misure di age management.  

Donne

Opportunità: l’Italia presenta uno dei valori più bassi in Europa del tasso di occupazione femminile. I paesi che maggiormente crescono sono oggi quelli che consentono alle donne di realizzare pienamente i propri progetti professionali e di vita. Questo avviene anche all’interno del territorio italiano, mostrando che dove famiglia e lavoro possono essere scelte al rialzo c’è maggior crescita e minori diseguaglianze. 

Minacce: la condizione occupazionale femminile può solo migliorare, ma il rischio è che ciò avvenga molto lentamente e senza un effettivo salto di qualità nella presenza nella classe dirigente del paese e nei settori più dinamici, innovativi e meglio remunerati. Ancora più verosimile è che ciò avvenga solo nelle aree più avanzate e produttive del paese aumentando i divari di sviluppo e qualità della vita tra Nord e Sud. 

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