“Da qualche anno la velocità dei cambiamenti indotti dalla tecnologia sta cambiando così rapidamente la società che siamo disorientati”. Esordisce così Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino, davanti alla platea del precongresso di Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta tenutosi davanti a quasi 100 manager a Torino. “Penso siano disorientati anche i manager – precisa Saracco – non solamente gli operai o le famiglie comuni che perdono dei riferimenti basilari. Tutto diventa più complesso e così viene meno anche quel valore del singolo che meritocraticamente cambiava le sorti anche di una società. Ormai una persona non fa più la differenza o se la fa è un caso eccezionale. L’economia globale ha portato, avendo come faro il solo profitto, a sviluppare azioni senza considerare gli effetti collaterali a livello sociale. Sono lontane le modalità di fare impresa di Adriano Olivetti e della prima Fiat che hanno sostenuto e fatto crescere la società di Torino”.
Al grido d’allarme del Rettore ha subito risposto il presidente dell’Associazione Daniele Testolin: “Non ci sono dubbi, le trasformazioni in corso, che hanno toccato profondamente anche i manager, richiedono una ancora maggiore assunzione di responsabilità dei dirigenti d’impresa e di chi li rappresenta. Dobbiamo portare l’innovazione in azienda mettendola al servizio delle persone, dell’organizzazione del lavoro e della competitività. Non è facile, ma questa è la strada e questo stiamo già facendo. Se l’Innovation Manager, figura recentemente incentivata con appositi finanziamenti dal MISE, deve diventare l’innesco di questa trasformazione nelle imprese e nelle Pmi, serve che i manager portino l’innovazione anche fuori dalle aziende nella PA e nella società”.
“I numerosi dati sulla trasformazione del mondo del lavoro – ha detto Luigi Bobba, già sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – ci mettono di fronte a una serie di temi da considerare. Primo il disallineamento forte tra competenze e abilità acquisite nel percorso di studi e quelle richieste dalle imprese e dal mercato del lavoro. Tant’è che sappiamo già che nei prossimi cinque anni mancheranno 450.000 specialisti e tecnici necessari alle imprese. Poi c’è una richiesta di innalzamento della qualità e della quantità della formazione terziaria, a questo si aggiunge la forte necessità di formazione continua per supportare la capacità di resilienza e spendibilità nel mercato del lavoro”.
“Quanto sta avvenendo – ha detto Mario Mantovani, presidente CIDA e vicepresidente Manageritalia aprendo la tavola rotonda – richiede di operare una trasformazione normativa e organizzativa centrata sul concetto di “lavoro organizzato”, superando la distinzione lavoro dipendente vs autonomo, di preservare e rendere più efficiente il sistema di welfare “europeo”, fonte di stabilità, coesione sociale e copertura dalle discontinuità indotte dalla tecnologia, di sviluppare competenze e capacità con modelli d’apprendimento continuo nell’intero ciclo di vita professionale”.
“In un paese che ha profondi gap a livello di innovazione, gestione e presenza manageriale nelle imprese, siamo – ha detto Guido Carella, presidente Manageritalia – attivamente impegnati a supportare l’evoluzione dei nostri manager e insieme a loro a coinvolgere nei tanti aspetti positivi della trasformazione tecnologica in atto tutti i lavoratori, la business community e anche la società. Ecco perché Welfare, Trasformazione del mondo del lavoro, Sindacato a km0 e Conoscenza sono al centro dei precongressi delle nostre associazioni che in una settimana toccheranno tutto lo stivale da Palermo a Trento per portare il contributo di tutti i nostri oltre 36mila manager associati e dei loro territori al Congresso Nazionale del 15 e 16 novembre a Milano”.
L’impegno dei manager
Tra le decisioni prese al Precongresso di Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta c’è la definizione di un patto, chiamato L’ImPatto dei manager di Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta, che andrà ora sottoscritto con i Rappresentati politici e istituzionali nei vari ambiti delle due regioni, e portato avanti sul territorio con la Fondazione Prioritalia, che ha l’obiettivo di portare il contributo dei manager all’innovazione sociale. L’impegno vuole impattare sul territorio con l’obiettivo di:
1) Costruire un ponte nei prossimi quattro anni tra il sistema produttivo e il sistema educativo con progetti mirati alla diffusione di una cultura lavorativa e manageriale nei giovani, che possa rafforzare in prospettiva, anche la responsabilità sociale dell’impresa e agevolare l’impatto sociale del sistema produttivo nel nord-ovest.
2) Mettere in atto tutte quelle azioni che possano favorire lo sviluppo e l’ancoraggio di intelligenza e managerialità nelle nostre regioni, in particolare nelle loro aree interne (non urbane) con politiche pubbliche e strumenti di formazione abbinati all’uso delle nuove tecnologie. L’obiettivo è salvaguardare e sostenere l’eccellenza produttiva di aree del Paese che godono di un enorme patrimonio culturale e naturalistico ma rischiano di diventare sempre più periferiche con danno per l’intero paese. La proposta intende sfruttare il vantaggio del ritardo nello sviluppo che spesso si combina con la salvaguardia di un ambiente intatto e più ospitale ma in una logica produttiva, cosmopolita ed europeista che superi il provincialismo.
3) Riportare al centro del dibattito pubblico le esperienze (best practices) e le personalità (il pensiero e la visione) che nel tempo hanno saputo realizzare e incarnare i temi A e B sostenendo con idee, energie e risorse tali iniziative e avviare tali collaborazioni con attori del sistema produttivo, sociale e culturale aggregando e costruendo leadership civiche sui territori per rafforzarne il tessuto economico e sociale.
Un impegno che trae linfa vitale e ispirazione da personalità che con il loro pensiero e con le loro azioni hanno saputo innovare come César-Emmanuel Grappein, Don Bosco e Adriano Olivetti, tre figure antesignane del concetto della CSR Corporate social responsibility. Un’azione forte di una lunga tradizione e di recenti esperienze quali l’iniziativa VO.LA.RE. Volontariato, Lavoro e Responsabilità – un progetto finalizzato al contrasto alla disoccupazione e sostegno alla microimprenditorialità – portata avanti dal gruppo di lavoro Prioritalia, coordinato sino a pochi mesi fa da Claudio Trucato.
I Dati
Alcuni dati dimostrano che l’innovazione c’è ed è presente sul territorio della regione Piemonte, ma rimane confinata alle singole aziende e non riesce a fare sistema sia nella cooperazione tra imprese che tra pubblico e privato. Il gap con l’Europa sta tutto qui e in un livello di istruzione terziaria troppo basso. Questo dicono i dati e questo si è ribadito e condiviso a Torino al precongresso di Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta.
Il Piemonte, guardando ad alcuni parametri significativi della presenza di innovazione nel territorio (grafico 1) svetta rispetto alla media europea per Pmi che innovano all’interno dell’azienda e Sistemi di innovazione nel manifatturiero. Mentre i gap negativi più vistosi sono nella collaborazione di pmi innovative, nell’istruzione terziaria, nella spesa in R&S del settore pubblico e nelle co-pubblicazioni pubblico-privato. Rispetto all’Italia il Piemonte si posiziona sempre sopra la media, salvo nelle imprese con accordi di cooperazione per l’innovazione, la registrazione di marchi e di disegno e modello.
La Valle d’Aosta, sta messa molto peggio ed è quasi sempre ben inferiore nei vari parametri rispetto a Italia ed Europa (grafico 2).