Il caso di Tiziana Cantone e il diritto all’oblio digitale

La notizia della morte di Tiziana Cantone è tra i fatti di cronaca più commentati in questi giorni. Quali sono i confini del diritto all’oblio in ambito digital? Ci siamo confrontati con l’avvocato Corinne Ciriello dello studio legale Ciriello-Cozzi, collaboratrice della rivista Dirigente.

Il caso di Tiziana Cantone impone una riflessione sul diritto a rimuovere contenuti digitali. Come gestire questa problematica?

Si tratta di una questione senz’altro complessa e contempla due principi, il diritto alla privacy e quello di cronaca. La corte europea è intervenuta nel 2014 imponendo ai motori di ricerca come Google di prevedere una richiesta di deindicizzazione di link. La procedura è semplice: si inseriscono i propri dati e la URL da rimuovere, specificando la motivazione. Ad esempio che si tratta di una notizia personale priva di interesse pubblico.

Perché allora si verificano episodi come questo? C’è qualcosa che sfugge a questa procedura?

Tutto dipende dalla viralità, ovvero la condivisione della notizia via social, un ambito in cui Google non può agire. Nel caso di Tiziana Cantone inoltre c’è il diritto all’informazione.

Esiste la possibilità di intervenire nel caso ci sia un problema di privacy legato a una notizia che soddisfa i criteri di informazione?

Ci si può rivolgere al Garante della privacy, che può decidere se accettare l’istanza bilanciando privacy e diritto di cronaca. Occorre aspettare dunque che si pronunci il giudice civile. In linea generale è più semplice cancellare fatti personali, in cui non ci sia un link diretto. Risulta praticamente impossibile oscurare un’informazione pubblicata sui siti giornalistici, che non acconsentono alla rimozione di una notizia di rilevanza pubblica.

 

 

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