La figlia di Saadi: un viaggio nell’universo femminile

Marcella Mallen, presidente di Prioritalia, ha scritto insieme alla fotografa Sonia Costa un libro di viaggi che non intende tanto essere una guida con itinerari turistici quanto piuttosto un percorso fatto di tappe e persone, con un focus dichiarato sulla condizione femminile di oggi. Sfide, ostacoli, potenzialità: La figlia di Saadi è un libro che interroga il lettore invitandolo a superare molti luoghi comuni sulle donne, dal corpo alla professione, dalle opportunità di istruzione a quelle in ambito professionale, fino a toccare il tema delicato e universale della conciliazione tra vita e lavoro. La percezione della donna e del suo ruolo nella famiglia e nella società cambia a seconda del contesto culturale in cui ci si trova. Eppure, il libro mette in luce una serie di modelli che superano i confini geografici e le differenti culture. Un omaggio alle donne di tutto il mondo e un invito a fare sinergia, viaggiare e superare ogni barriera fisica o mentale. 

Chi è la figlia di Saadi?

È stata una sorpresa per me e Sonia Costa, coautrice del libro, sentire la prima volta questa espressione dalla nostra guida Siamak durante il viaggio in Iran di qualche anno fa, dove ci siamo conosciute e abbiamo maturato l’idea del libro. È un modo di dire popolare che sta a indicare le donne curiose, estroverse, che amano uscire, girovagare e guardare intorno a sé. Saadi, un poeta persiano del dodicesimo secolo ancora molto popolare e amato, incarna proprio questo paradigma di apertura verso nuovi confini mentali e fisici. In noi è scattata una sorta di identificazione in tale atteggiamento esplorativo e abbiamo subito condiviso che “La figlia di Saadi” fosse un titolo perfetto per il libro di viaggi al femminile che volevamo scrivere insieme.

Il libro è un viaggio accompagnato da fotografie che mostrano vite di donne molto diverse l’una dall’altra: esiste un fil rouge tra loro?

Sono diciotto fotografie scattate in 30 anni di viaggi in giro per il mondo, da cui scaturiscono racconti di viaggio e riflessioni su un paese e i suoi abitanti. Ad ogni storia, diversa per il luogo e l’epoca del viaggio, abbiamo correlato un tema universale ispirato dalla narrazione: la bellezza, la forza, la gentilezza, la determinazione, l’amicizia. Se volessimo trovare un filo conduttore tra i capitoli così vari del libro, che tocca tanti paesi – India e Senegal, Giappone e Brasile, Libia e Ruanda, Sud Est asiatico e un po’ d’Europa e Stati Uniti – direi che lo si può trovare in quella particolare resilienza che le donne dimostrano in tutte le cose che fanno e a tutte le latitudini in cui vivono. La loro capacità di rialzarsi dopo ogni caduta, la loro dignità nell’affrontare situazioni anche penose e difficili. Senza dimenticare il loro sguardo laterale, quella sensibilità di cogliere le sfumature e i dettagli che fanno la differenza.

Lei si è spesso occupata di leadership al femminile e di diversity: quanto sono attuali queste tematiche e quali prospettive vede per gli stili manageriali che ne traggono ispirazione?

Viviamo in tempi di deficit di leadership e di fiducia in tutti i campi, dalla politica, ai mercati, alle istituzioni. Una crisi che finisce per aumentare il bisogno collettivo di sicurezza e ostacolare atteggiamenti di apertura, scambio e confronto indispensabili per accelerare processi di innovazione. Credo, invece, che sia molto importante partire dalla valorizzazione dei talenti di tutti i generi, le età e le etnie per porre le basi di uno sviluppo economico, sociale e culturale durevole. Per questo, oggi più che mai, servono stili di leadership collaborativa ed etica, spesso agiti con molta efficacia dalle donne per le loro spiccate capacità di ascolto e di dialogo con gli altri e il loro senso di responsabilità civica.

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