La grande bellezza

Non solo cibo, divertimento e relax: il turismo italiano è anche, e soprattutto, bellezza. Un mix di arte, natura e cultura curato e promosso dal Fai, Fondo ambiente italiano. Per fare luce sullo stato di salute di questa fondamentale risorsa nel nostro Paese, abbiamo fatto due chiacchiere con Davide Usai, direttore generale Fai

Come sta andando il turismo culturale in Italia?
«Nonostante le chiusure del 2020 e del 2021, sono due anni che registriamo tassi di crescita a doppia cifra. Pensi che solo nel mese di agosto 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, i visitatori dei nostri beni sono cresciuti di quasi il 20%. C’è grande richiesta di cultura, di coscienza delle bellezze del nostro Paese, non solo artistico-culturali ma anche paesaggistiche: i nostri visitatori cercano sempre più di vivere esperienze che siano anche formative ed educative».

Quale ruolo gioca e può giocare il Fai nel mettere in sinergia la conservazione del patrimonio, la sua valorizzazione e la messa a reddito per favorire il turismo italiano ed estero?
«Il mandato istituzionale del Fai è “curare, promuovere e vigilare il nostro immenso patrimonio culturale e ambientale”. In quest’ultimo biennio ci siamo molto concentrati nell’ampliare la nostra offerta attraverso una proposta che potesse incontrare i gusti di varie tipologie di utenti. In questo senso, pensiamo di aver maturato un’esperienza significativa che mettiamo volentieri a disposizione di enti pubblici e privati».

Quali prospettive per il ruolo del Fai nel sistema turismo e cultura italiano?
«Il Fai non si occupa di turismo in senso stretto, ma promuove sicuramente il Paese sia in contesti nazionali che internazionali: ne è un esempio la partnership di reciprocità con il National Trust. Abbiamo un considerevole numero di turisti europei che tornano con regolarità a visitare il nostro Paese e i nostri beni».

Di cosa ha bisogno il patrimonio culturale italiano per essere valorizzato?
«Di cultura! Si parla sempre di risorse economiche, ma servono anche risorse umane qualificate e competenti. Dal punto di vista economico, comunque, il Pnrr rimane un’eccellente opportunità per tutto il sistema Paese, con oltre 7 miliardi di euro che saranno spesi per potenziare in maniera strutturale il nostro patrimonio culturale. Come Fai siamo direttamente coinvolti in alcuni progetti e anche qui riteniamo che la nostra esperienza di recupero e gestione possa essere utile a tutti».

Le nuove tecnologie quanto possono fare per la conservazione, promozione e messa a disposizione di tutti del patrimonio italiano?
«L’esperienza virtuale, per quanto possa essere coinvolgente e immersiva, non è paragonabile a un’esperienza fisica. Le nuove tecnologie, però, sono fondamentali per attrarre il visitatore. Per questo noi miriamo a un mix di tecnologia e “fisicità” per rendere ancora più unica l’esperienza di visita».

Influencer e cultura: un matrimonio che s’ha da fare?
«Con cautela: il concetto di influencer rischia di essere fuorviante rispetto a quello della cultura. Ci sono molti creatori di contenuti che hanno un pubblico fidelizzato, appassionato e desideroso di cultura. Non hanno milioni di follower, ma un pubblico molto interessato a parlare un nuovo linguaggio e a informarsi anche sulle piattaforme social su dove e cosa visitare».

Quali prospettive per il ruolo della cultura e del patrimonio nello sviluppo e nella crescita del turismo?
«Grazie al lavoro del ministero della Cultura, in questi ultimi dieci anni si è davvero fatto molto per porre delle solide basi di crescita e sviluppo. Occorre forse ridefinire alcuni ruoli e processi per evitare lungaggini e contribuire alla promozione del sistema Paese, ma siamo fiduciosi per il prossimo futuro».



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