L’arte ai tempi del coronavirus

Libere considerazioni di una guida turistica lontana dal suo mondo da troppo tempo

Sabato 22 febbraio ho accompagnato ben tre gruppi nell’ultima visita guidata della stagione, anche se ancora non sapevo che sarebbe stata l’ultima. Arrivavano notizie frammentarie, si parlava di Codogno e di un “Paziente 1”, nessuno sapeva bene come comportarsi.

Poi la situazione è precipitata ed è stato un vortice di follia: dal capire come gestire le numerosissime richieste di visitatori di mostre e musei, alla necessità di inventarsi una nuova routine per trascorrere le giornate in una dimensione ristretta, e tutto in poche ore.

Non entro nel merito di questioni spinose: le guide turistiche hanno partita Iva, se non lavorano non fatturano, e di conseguenza non guadagnano, non hanno diritto ad ammortizzatori sociali e tanto altro.

No, vorrei raccontarvi un aspetto diverso e profondo. Sono guida turistica abilitata a Milano da quasi due decenni; da settembre a luglio svolgo una media di 10 visite guidate a settimana. Una giornata di lavoro standard spesso inizia al Cenacolo Vinciano e finisce con Lucio Fontana al Museo del 900, passando per il Museo del Teatro alla Scala, o una grande mostra a Palazzo Reale.

Vuol dire trascorrere la giornata, le settimane, i mesi, gli anni, la vita a contatto con la bellezza. E poi, un brutto giorno, ti svegli con la consapevolezza di non poter vedere più per un periodo indefinibile ciò che da sempre è linfa vitale, non soltanto un lavoro.

È disarmante, ma per fortuna lo sconforto dura molto poco, perché siamo italiani, e la creatività è parte del nostro DNA!

E allora, via libera alla fantasia: nel mio piccolo pubblico ogni giorno su Instagram (@claudiacorti75) un post in cui descrivo un’opera d’arte, o svelo aneddoti curiosi intorno a un dipinto o un artista. Il gradimento è decisamente elevato, e qualcuno mi ha persino suggerito l’idea di aprire un blog, o addirittura di raccogliere in un libro le mie considerazioni!

Alcuni colleghi si dilettano con dirette Facebook, vere e proprie conferenze! Altri ancora, i più estrosi, hanno reinterpretato, mascherandosi e fotografandosi, opere d’arte celeberrime.

Un grande aiuto è arrivato, senza dubbio, dai più grandi musei italiani, i cui direttori hanno voluto dare la possibilità a chiunque di svolgere dei tour virtuali nelle sale più ammirate del mondo. Gli Uffizi o il Museo Egizio di Torino con un pratico e comodo click.

Morale della favola… non tutto il male viene per nuocere! Follia? No, solo un invito a una considerazione elementare: vi siete accorti che nelle ultime settimane i social sono letteralmente invasi da pagine intere dedicate a temi artistici? Mai visto così tanto interesse per la materia da parte dei non addetti ai lavori!

Ed è un evento che scalda il cuore, perché in questo caos di cui nessuno di noi conosce le reali proporzioni, e men che meno i confini, c’è voglia di arte, di cultura, di informarsi, di documentarsi, di appuntarsi un “appena esco da qui voglio proprio andare a visitare quel museo a cui passo davanti da una vita senza mai entrare”!

C’è voglia di bellezza, e proprio la bellezza, ne sono convinta, salverà il mondo!

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