Manageritalia Veneto e Assessore Donazzan: un patto per i giovani

Sabato 19 ottobre a Mestre, in apertura del precongresso dell’associazione, il presidente di Manageritalia Veneto Lucio Fochesato ha illustrato l’accordo chiuso la sera prima con l’Assessore Donazzan per aumentare l’occupazione dei giovani, favorire il loro accesso a impieghi qualificati, migliorare la managerializzazione delle Pmi e la loro competitività

“Vogliamo – ha detto sabato Lucio Fochesato, presidente Manageritalia Veneto aprendo il precongresso – come manager portare appieno i vantaggi dell’innovazione tecnologica nelle nostre aziende e filiere, ma dobbiamo poi contaminare tutto il territorio. Dobbiamo farlo per noi stessi, per le imprese, ma anche per avere un ecosistema e dei lavoratori che possano trarre il meglio dalle profonde trasformazioni in atto. Svilupperemo ancora maggiori sinergie con istituzioni e organizzazioni perché questo avvenga e se ne traggano i veri e indiscutibili vantaggi”.


Questa la premessa all’incontro e all’illustrazione dell’importante accordo sottoscritto la sera prima con la Regione, rappresentata dall’Assessore all’istruzione, alla formazione, al lavoro e pari opportunità, Elena Donazzan. “L’accordo siglato ieri è di estrema rilevanza – ha sottolineato Fochesato – e prevede azioni per la qualificazione delle competenze professionali dei lavoratori, per favorirne l’occupabilità, nonché la crescita, la competitività e la capacità di innovazione delle imprese e del sistema economico produttivo e territoriale. L’accordo prevede il riconoscimento del capitale umano, l’accompagnamento dei giovani all’ingresso del lavoro, quasi presi per mano dai nostri manager, e la promozione di iniziative che realizzino opportunità di integrazione dell’offerta dell’istruzione e della formazione professionale con l’ambito territoriale, in considerazione dei fabbisogni emergenti dal mondo del lavoro di riferimento, anche attraverso modelli organizzativi che garantiscono la reciproca corresponsabilità dei soggetti pubblici e privati al fine di conseguire obiettivi condivisi”.

Donazzan ha espresso soddisfazione per l’accordo: “I manager veneti e la Regione Veneto hanno siglato un patto a favore dei nostri giovani, affinché possano essere finalmente al centro di una strategia ben precisa che permetta il trasferimento di competenze manageriali. Istituzioni e business community devono collaborare sempre più perché si investa sul nostro capitale più importante. I manager del terziario in questo senso hanno un ruolo chiave di mentor in percorsi per l’accompagnamento nel mondo del lavoro”.

E in regione di manager che possano portare ancor più innovazione ce n’è tanto bisogno. Infatti, i dirigenti, dopo il calo dovuto alla crisi del 2008, sono risultati nel 2017 (ultimo anno con dati ufficiali Inps) stabili. Ma il Veneto ha ancora un basso tasso di managerializzazione delle imprese. Infatti, in regione ci sono solo 0,6 dirigenti ogni 100 dipendenti, contro una media nazionale di 0,9 e l’1,7 della Lombardia.
Una maggiore managerializzazione è indispensabile anche per aumentare il tasso di innovazione che è ancora oggi scarsa sul territorio della regione Veneto e troppo spesso confinata in poche aziende senza riuscire a fare sistema sia nella cooperazione tra imprese sia tra pubblico e privato. Con l’Europa c’è un gap su tutti i fronti dell’innovazione, soprattutto nella collaborazione tra Pmi innovative, nell’istruzione terziaria, nelle co-pubblicazioni pubblico privato e nelle richieste di brevetti. Il Veneto svetta sull’Europa soprattutto per domanda di registrazione di brevetti e marchi, per Pmi che innovano all’interno dell’azienda, innovazioni organizzative e di prodotto/processo. Abbastanza speculare a quello con l’Europa il confronto con l’Italia.


I lavori del precongresso hanno sviluppato i due temi della Trasformazione del Lavoro e della Conoscenza, due facce della stessa medaglia.
Gian Angelo Bellati, consigliere Manageritalia Veneto, ha presentato i risultati di una ricerca del progetto Excelsior – sistema informativo, sullo scollamento tra occupazione e formazione dei giovani. “La formazione universitaria – ha interrogato la sala Bellati – è utile per il mondo del lavoro, in particolare quello del nostro territorio?”. Da questa domanda è partita la presentazione dell’indagine Excelsior. “Se i settori anti-crisi – ha detto Bellati – sono risultati quelli dei servizi alla persona e del turismo, ci sono allo stesso tempo diversi ambiti ad alta specializzazione (data analysis, rami di ingegneria, operai specializzati) in cui è difficile reperire profili di valore”.

A seguire Martina Gianecchini, docente di Gestione Risorse Umane Università di Padova ha detto: “In un quadro generale dell’Italia contraddistinto da un brain drain non compensato da un brain gain – 117.000 i laureati che hanno lasciato il nostro paese nel 2018 – anche i giovani veneti cercano sempre più opportunità professionali fuori dalla nostra regione: in Lombardia, in Emilia Romagna oppure oltre confine. Per trattenerli serve un lavoro che deve garantire un buon stipendio, ma soprattutto una certa dose di “imprenditorialità”, intesa come stimoli a mettere qualcosa di proprio nelle mansioni che si svolgono, oltre che un work-life balance adeguato”. Ha poi chiuso tracciando una via: “Una strategia adottata da diverse imprese venete, ha detto, è quella del graduate program ovvero un programma che prevede una rotazione dei giovani della durata di 18-24 mesi nelle sedi estere, un’interessante opportunità che permette di scoprire altri modi di lavorare, acquisire nuove competenze trasversali. Per le aziende venete costituisce anche una forma di employer branding”.


A parlare dei manager Enzo Rullani, direttore T-Lab del Cfmt (il Centro di formazione dei manager del terziario) che ha detto: “Il mestiere del manager oggi deve essere quello di guida in un ambiente di per sé poco governabile. Siamo nel mezzo di una vera e propria tempesta e gli imprenditori veneti oggi hanno bisogno di competenze “altre”. In un periodo come il nostro in cui è forte il mismatch, il disallineamento tra le competenze che si posseggono e quelle richieste dal mercato locale, dobbiamo renderci conto che il mitico Veneto di un tempo non esiste più. Dobbiamo passare dall’idea della crisi a quello della transizione: ci stiamo semplicemente avvicinando a un mondo nuovo, imprevedibile in cui l’unica cosa che non cambierà sarà il cambiamento. La parola d’ordine è fluidità: è fluida la conoscenza e sono fluide le relazioni professionali che devono essere sempre aggiornate: il manager oggi deve essere prima di tutto un bravissimo networker”.


I dati sull’innovazione

Alcuni dati (grafico 1) dimostrano che l’innovazione è scarsa sul territorio della regione Veneto, e anche quella poca resta confinata nelle aziende e non riesce a fare sistema sia nella cooperazione tra imprese sia tra pubblico e privato. Con l’Europa c’è un gap su tutti i fronti dell’innovazione, soprattutto nella collaborazione tra Pmi innovative, nell’istruzione terziaria, nelle co-pubblicazioni pubblico privato e nelle richieste di brevetti.
Il Veneto svetta sull’Europa soprattutto per domanda di registrazione di brevetti e marchi, per Pmi che innovano all’interno dell’azienda, innovazioni organizzative e di prodotto processo. Abbastanza speculare a quello con l’Europa il confronto con l’Italia.


Dati andamento dirigenti in Veneto

Per quanto riguarda i dirigenti in Veneto, abbiamo segnali positivi: sono infatti diminuiti del 7,9% dal 2008 al 2017 (ultimo dato disponibile INPS), ma si sono sostanzialmente stabilizzati (-0,4%) nel 2017. Tutte le province in calo nel decennio, salvo Belluno (+10,3%). Buona ripresa invece nel 2017 di Belluno (+6,2%), Venezia (+2,5%) e Rovigo (+1,2%), mentre le altre province restano in calo, seppure limitato. A crescere spesso solo le donne, ma questo è ormai un dato di fatto. Tutto questo avviene per il pesante calo in atto ormai da tempo dei dirigenti privati dell’industria, mentre quelli del terziario e gli associati a Manageritalia Veneto sono in continua crescita (+7% dal 2008 a oggi).

Grafico 1 – Innovazione in Veneto: rispetto a media Eu e Italia


 

I DATI

Alcuni dati (grafico 1) dimostrano che l’innovazione è scarsa sul territorio della regione Veneto, e anche quella poca resta confinata nelle aziende e non riesce a fare sistema sia nella cooperazione tra imprese sia tra pubblico e privato. Con l’Europa c’è un gap su tutti i fronti dell’innovazione, soprattutto nella collaborazione tra Pmi innovative, nell’istruzione terziaria, nelle co-pubblicazioni pubblico privato e nelle richieste di brevetti.

Il Veneto svetta sull’Europa soprattutto per domanda di registrazione di brevetti e marchi, per Pmi che innovano all’interno dell’azienda, innovazioni organizzative e di prodotto processo. Abbastanza speculare a quello con l’Europa il confronto con l’Italia.

 

Legenda

Le due linee colorate sono la regione (Veneto) rispetto all’Italia e all’Europa che sono = 100. Più in dettaglio:

Se l’Italia è 100: la linea arancione è la Veneto rispetto all’Italia (se linea arancione > 100 allora Veneto meglio di ITALIA).

Se l’Europa è 100: linea blu è la Veneto rispetto all’Europa (se linea blu > 100 allora Veneto meglio di EUROPA)

IN SINTESI, LA LETTURA DEI DUE GRAFICI È SEMPRE “SE MAGGIORE DI 100, LA REGIONE PERFORMA MEGLIO DEL BENCHMARK”



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