Parità salariale: si parte!

Entra in vigore oggi, 3 dicembre, la legge sulla parità salariale che premia l’impegno di Manageritalia. Sono due le direttrici della riforma: contrastare il salary gap tra uomo e donna e favorire la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro

La legge sulla parità salariale, recentemente approvata in Senato, per la quale Manageritalia e il suo Gruppo Donne Manager hanno tanto lavorato, entra in vigore oggi e riguarderà le aziende oltre i 50 dipendenti. Vengono previsti un documento di certificazione delle politiche e misure adottate per ridurre il divario di genere, sgravi per le aziende virtuose e sanzioni e verifiche ad opera dell’Ispettorato del lavoro per quelle che violassero la norma.

La legge 5 novembre 2021, n. 162 è un ottimo punto di partenza per cambiare la cultura, seppure in Italia, su 4,4 milioni di imprese, solo 29mila siano sopra i 50 dipendenti (Fonte Istat 2019).

“Ringraziamo – dice Luisa Quarta, coordinatrice Gruppo Donne Manager Manageritalia – per l’appassionato impegno e il rapido ed efficace risultato raggiunto con l’approvazione della legge dagli onorevoli Alessandro Fusacchia, Chiara Gribaudo, dalla senatrice Susy Matrisciano (presidente della Commissione lavoro) e da tanti altri. Adesso dovremo metterci all’opera tutti perché il lavoro femminile venga valutato e retribuito davvero su competenze e merito. Un risultato che porterebbe vantaggi all’intera economia. Il vero obiettivo, in questo come in altri casi, è fare della legge un grimaldello per cambiare davvero e per sempre la cultura, qui come in tanti altri ambiti. Manageritalia continuerà quindi con ancor più forza il suo lavoro per fare informazione e sensibilizzazione su questo importante tema, ma ancor più per valorizzare le aziende virtuose e i vantaggi tangibili che le pari opportunità di genere ad ogni livello possono portare allo sviluppo del Paese. Un discorso che vale, in ogni caso, per ogni diversità”.

Cosa prevede la legge
La legge istituisce, dal 1° gennaio 2022, una certificazione della parità di genere il cui possesso consentirà alle imprese di beneficiare di un esonero dal versamento dei contributi previdenziali, nel limite dell’1% e di 50.000 euro annui per ciascuna azienda.

Certificazione sulla parità di genere
Questo documento vuole attestare le politiche e le misure concretamente adottate dal datore di lavoro per ridurre il divario di genere, quali, ad esempio, le opportunità di crescita in azienda, l’uguaglianza salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità.

Sarà, in seguito, il Presidente del Consiglio dei Ministri, mediante apposito decreto/i, a stabilire:
(i) i parametri minimi per il conseguimento della certificazione della parità di genere da parte delle aziende;
(ii) le modalità di acquisizione e di monitoraggio dei dati trasmessi dai datori di lavoro e resi disponibili dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
(iii) le modalità di coinvolgimento nel controllo e nella verifica, del rispetto dei parametri indicati, delle rappresentanze sindacali aziendali e delle consigliere e dei consiglieri di parità regionali, delle città metropolitane e degli enti di area vasta di cui alla L. n. 56/2014; (iv) le forme di pubblicità della certificazione della parità di genere.

A detto fine, inoltre, verrà istituito, presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un Comitato tecnico permanente sulla certificazione di genere nelle imprese.

Sgravi contributivi per le aziende
A partire dall’anno 2022, alle aziende private in possesso della certificazione della parità di genere sarà accordato un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, nel limite dell’1% e di 50.000 euro annui per ciascuna azienda, tenuto conto che l’esonero sarà riadeguato e applicato su base mensile, con un apposito decreto da adottare entro il 31 gennaio 2022.

Le risorse pubbliche stanziate annualmente dovrebbero essere pari a 50 milioni di euro e, al riguardo, è utile precisare come lo sgravio in parola sia in misura differente rispetto a quello già attualmente in vigore per le assunzioni di donne.

Bandi per le aziende virtuose sulla parità salariale
Alle aziende private che, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione della parità di genere la norma riconosce un punteggio premiale per la valutazione, da parte delle Autorità di volta in volta competenti, della concessione di aiuti di stato e/o finanziamenti pubblici in genere.

Peraltro, anche nell’ambito dei bandi di gara, negli avvisi o negli inviti relativi a procedure per l’acquisizione di servizi, forniture, ecc., il possesso di una certificazione di parità di genere dal punteggio più alto determinerà un miglior posizionamento in graduatoria dell’azienda partecipante.

Obblighi reportistici per chi ha oltre 50 dipendenti
La legge sulla parità salariale introduce l’obbligo per le aziende pubbliche e private con “oltre 50” dipendenti (prima la soglia era pari a “100”) di redigere un rapporto, da inviare entro il 31 dicembre, ogni due anni, sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni e in relazione allo stato di assunzioni.

La relazione dovrà riguardare anche gli ambiti della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica e segnalare anche l’equa applicazione tra uomo e donna delle misure straordinarie, quali licenziamenti collettivi, ammortizzatori sociali, prepensionamenti e pensionamenti ecc.

Tale obbligo diviene una mera facoltà per le aziende pubbliche e private che occupano fino a 50 dipendenti.

La violazione di detto obbligo può comportare sanzioni e verifiche ad opera dell’Ispettorato del lavoro.

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