Pasqua con Leonardo

Due simboli, uno sacro e uno profano, per celebrare la risurrezione di Gesù

Milioni di persone in tutto il mondo celebrano oggi la Pasqua. Una delle immagini più famose di questa storia sacra è senza dubbio “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. Il capolavoro che meglio di tutti rappresenta uno dei momenti più importanti della Pasqua, che la chiesa celebra con il rito della comunione.
Quest’opera del Rinascimento, tra le più famose al mondo, è stata elogiata, studiata e copiata per oltre 500 anni. E proprio quest’anno si celebrano i 500 anni dalla morte di Leonardo, avvenuta il 2 maggio 1519.


L’opera si trova a Milano nell’ex-refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie. Non è un affresco (tecnica che Leonardo pare non amasse) ma un dipinto a tempera grassa su intonaco. Questa particolare tecnica, insieme all’umidità dell’ambiente, è una delle cause del suo cattivo stato di conservazione e fa dire a molti che sia un miracolo il fatto che sia ancora visibile e visitabile.


A proposito dell’effetto domino di questo capolavoro, negli anni 80 Andy Warhol ha dato una sua personale interpretazione dell’opera con la sua Last supper. E il dialogo tra il genio rinascimentale e il padre della Pop Art avviene a sei secoli di distanza proprio oggi a Milano, con una mostra immersiva inaugurata a marzo nella Cripta di San Sepolcro.


Leonardo raffigura il momento più drammatico dell’Ultima Cena, rappresentando la reazione degli apostoli alla pronuncia della terribile frase del tradimento previsto. Vangelo di Giovanni, 13 – “21 Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò:

<>. 22 I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse”. È un annuncio che erompe nella stanza come un’esplosione che flette i corpi, come un immane boato. Leonardo sceglie il segmento narrativo 22. Cristo, al centro, imperturbato e in una profonda, malinconica solitudine, ha già assunto un distacco divino e il suo corpo è incorniciato dalla parete in cui si aprono i tre finestroni – che si configurano come richiamo al mistero della trinità – e è già consegnato al cielo. Lo scivolamento granitico della figura del Signore in direzione del compimento delle Sacre Scritture è acuito da una prospettiva centrale accelerata, che flette le pareti laterali a imbuto verso i finestroni luminosi.


Leonardo, come dice lo storico e scrittore Ross King, rende giustizia a quell’episodio come nessun altro e, svolgendo un compito molto difficile, raggruppa le sue 13 figure insieme sullo stesso piano. Così ciascuno è identificato da gesti ed espressioni, ma nessuno sottrae nulla all’effetto complessivo. Ogni figura è unica e indimenticabile, fin nei minimi dettagli. Mai prima di allora un artista aveva creato un tale dramma in un dipinto, con figure così realistiche e dettagli così minuti.


Buona Pasqua a tutti!

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