Petizione CIDA: firma e sostieni anche tu

La Confederazione dei manager e delle alte professionalità lancia un raccolta firme per contrastare l’accanimento che da anni e con vari governi colpisce sempre i soliti noti che pagano le tasse e i pensionati che hanno pagato lauti contributi

Insieme a CIDA, che rappresenta a livello istituzionale tutte le organizzazioni dei dirigenti, quadri ed alte professionalità del pubblico e del privato, Manageritalia opera da tempo per contrastare l’accanimento contro il ceto medio-alto che si protrae da anni e con ogni Governo colpendo sempre i pochi che dichiarano e pagano le tasse e le pensioni di chi ha versato cospicui contributi.

Noi manager, attori decisivi della scena nazionale anche per dare risposte alla crisi e rilanciare il sistema Italia, siamo ulteriormente colpiti anche dall’ultima Legge di Bilancio. Così, nei giorni scorsi con CIDA abbiamo rappresentato formalmente le nostre istanze in un’audizione presso la Commissione Bilancio del Senato. Ma questo non basta. Dobbiamo far sentire le nostre ragioni anche con un’azione simbolica, in grado di avere un forte impatto presso l’opinione pubblica e i decisori istituzionali.

Per questo lanciamo una raccolta di firme su una petizione che coinvolge soprattutto il management e le alte professionalità italiane, ossia tutti quei contribuenti (il 14%) che, da 35mila euro di reddito lordo in su, sostengono il peso del welfare versando il 63% circa di tutto il gettito Irpef. Cittadini che pagano regolarmente tasse e tributi ma che, ancora una volta, vengono esclusi da agevolazioni sostegni e bonus, mentre altri fruiscono di flat tax e condoni. Pensionati che sopra i 2.100 euro perdono anche quest’anno gran parte del recupero dell’inflazione, allarmando anche chi in pensione ci andrà in un futuro più o meno lontano. Tutte misure che sono un danno non solo per chi ne è direttamente colpito, ma incidono anche sui consumi, oggi indispensabili per sostenere il Pil.

Se anche tu condividi queste ragioni, ti chiediamo di sottoscrivere la petizione “Salviamo il ceto medio” che CIDA ha pubblicato sulla piattaforma change.org. Le richieste e azioni contenute nella petizione, che con una cospicua raccolta di firme vogliamo rafforzare e portare avanti, partono da una difesa delle pensioni, dei nostri pensionati, ma riguardano poi tutti noi con altre misure specifiche.

Firmare è semplice, bastano solo tre passaggi:

  1. Inserisci nome, cognome e indirizzo email nel form presente su change.org e FIRMA
  2. Conferma la tua firma nel messaggio che riceverai per email (se non lo fai la tua firma non sarà valida)
  3. Condividi la petizione con i tuoi contatti    (ti suggeriamo di scegliere l’opzione 2 – NO, PREFERISCO SOLO  CONDIVIDERLA).

FIRMA LA PETIZIONE

La petizione può essere firmata da chiunque. Diffondila quindi fra familiari, amici, conoscenti e fra tutti i componenti del tuo network personale e professionale per raccogliere quante più adesioni possibili e rendere più forte la nostra azione. Siamo certi che ci sosterrai. Oggi è più che mai è necessario mobilitarci e farci sentire. La tua firma è un gesto molto significativo che ci permetterà, insieme a quelle di tanti tuoi colleghi e italiani, di sostenere una causa giusta per il futuro del Paese e di tutti noi.


Salviamo il ceto medio – Petizione promossa da CIDA e indirizzata a Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’Economia, Ministro del Lavoro

Negli ultimi anni i governi hanno individuato in 35mila euro lordi annui, vale a dire circa 2.000 euro netti per tredici mensilità, il limite di reddito oltre il quale il contribuente deve sostenere sé stesso, la propria famiglia e anche coloro che vivono di bonus, sussidi e prestazioni gratuite, senza che ci sia un adeguato controllo per valutare che, chi ne beneficia, ne abbia effettivamente bisogno, comprendendo quindi il nutrito popolo degli evasori.

Nel frattempo, il nostro Paese continua a basare tutte le politiche sociali sui redditi lordi dichiarati che non rappresentano un quadro fedele della realtà visto che solo il 14% degli italiani dichiara almeno 35mila euro di reddito lordo e paga il 63% di tutta l’Irpef. Il resto rimane quasi totalmente a carico di lavoratori dipendenti e pensionati.

Inoltre, non è più tollerabile che, a coloro che hanno un reddito pensionistico superiore a 4 volte il trattamento minimo Inps, venga applicata persistentemente una tassa occulta derivante dal mancato riconoscimento della perequazione spettante.

Chiediamo quindi di salvaguardare il ceto medio italiano che costituisce il motore della nostra economia, la parte intraprendente e produttiva che genera PIL, posti di lavoro, crea nuove aziende e, ciò nonostante, da troppi anni è oggetto di ripetuti provvedimenti falsamente redistributivi ed è orfano di un’attenzione politica.

Chiediamo di fermare questo accanimento prodotto da reiterate vessazioni che negli ultimi 20 anni ha comportato una progressiva riduzione del ceto medio e ha visto scadere valori fondanti come il merito e il dovere, mentre è cresciuto a ritmi preoccupanti il numero di coloro che usufruiscono di misure assistenziali senza averne realmente diritto.

Chiediamo un Paese più equo e giusto in cui tutti partecipino in base alla propria reale capacità contributiva, stanando furbi e disonesti, per pagare meno e pagare tutti; un Paese più inclusivo che punti su lavoro e crescita in imprese più produttive, retribuzioni più elevate e pari opportunità per giovani e donne.

FIRMIAMO:

  • Per sostenere il potere d’acquisto delle pension i: applicare la perequazione per scaglioni in base all’art. 34 comma 1 legge 448/98 e all’art. 69, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388. (rivalutazione al 100% per le pensioni di importo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, al 90% per importo compreso tra tre e cinque volte il trattamento minimo e al 75% importo superiore a cinque volte il trattamento minimo), abolendo il calcolo per fasce.
  • Per dare trasparenza e consentire la reale sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico: separare in maniera contabile la previdenza dall’assistenza.
  • Per dare maggiori opportunità di crescita retributiva: abolire il divieto di cumulo fra redditi e pensioni di qual-siasi tipo in applicazione dell’art. 19 del decreto-legge 112/2008.
  • Per valorizzare i contributi previdenziali versati dai lavoratori: eliminare i tetti sulle prestazioni pensionistiche anticipate (art. 24 comma 11 DL 6 dicembre 2011 n. 214 e Legge 92/2012).
  • Per una maggiore equità fiscale: eliminare il meccanismo di riduzione progressiva delle detrazioni fiscali in relazione al reddito, individuato dall’art.1 comma 629 Legge 27 dicembre 2019, n. 160.
  • Per aumentare le risorse disponibili a famiglie e imprese: rivedere la progressività delle aliquote Irpef al fine di evitare disparità di trattamento fra le diverse categorie di lavoratori.
  • Per rafforzare il welfare pubblico a sostegno di chi ha effettivamente bisogno: attivare una vera lotta all’evasione fiscale, utilizzando tutti i dati disponibili ed evitando i condoni.
Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca