Salviamo il soldato De Rossi?

È corretto che un collaboratore (giocatore) del capo (allenatore) si rifiuti di eseguire un ordine in un momento così delicato per la squadra (azienda/team)?

Non è questo il posto per parlare di calcio, delle scelte tattiche del CT della Nazionale, Gian Piero Ventura, tantomeno di perdersi in ipotesi se l’ingresso in campo di Insigne avrebbe cambiato o meno le sorti della partita.

Lasciamo ad altre firme più autorevoli in materia la disamina dei fatti. Oltre alla bruciante eliminazione dai Mondiali però, sui social, si discute molto sul gesto di De Rossi, centrocampista della Roma e alla sua ultima presenza con la maglia della Nazionale.

Durante la diretta di Italia-Svezia viene inquadrata la panchina azzurra e ripreso un litigio tra De Rossi e uno degli addetti dello staff tecnico del CT Ventura.

Il centrocampista appare furioso e dal labiale si evince il suo rifiuto a entrare in campo, suggerendo al posto suo l’ingresso di un attaccante (“Fai entrare Insigne, non me”) visto che l’obiettivo dell’Italia era quello di vincere, non pareggiare. Il sentimento di sdegno popolare ne ha fatto immediatamente un eroe, caparbio nel rifiutarsi di eseguire degli ordini da lui valutati, senza senso.

Tralasciamo per un attimo il sentimento calcistico legato a una sconfitta ancora calda e guardiamo invece la cosa da un punto di vista organizzativo. È corretto che un collaboratore (giocatore) del capo (allenatore) si rifiuti di eseguire un ordine in un momento così delicato per la squadra (azienda/team)? Se si, allora a cosa servono le organizzazioni e le gerarchie? Cosa ne pensate?

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca