Si fa presto a dire manager

Mettiamo finalmente ordine nelle partecipate pubbliche, ma anche nel lessico

Il mistero delle partecipate con più manager che dipendenti: “Sprecato il denaro dei contribuenti”. Questo il titolo di un articolo uscito oggi su Corriere.it.

Il tutto ci provoca come manager una doppia rabbia. Da un lato perché siamo cittadini e in quanto manager i principali contribuenti che apportano con le tasse che paghiamo gran parte di quel denaro destinato al bene comune. E non ce ne lamentiamo, seppure vorremmo che le tasse le pagassero tutti, dichiarando veramente tutto il loro reddito reale.

Dall’altro perché, come sempre, si dà del manager a chi manager non è e non ha nulla per esserlo. E questo è forse uno dei casi più classici e veri di fake news, soprattutto in Italia dove si dà del manager a tutti, come lo si fa con il titolo di dottore e/o presidente, ma poi in realtà pochissimi sono i manager veri che abbiamo nelle nostre aziende (1 ogni 100 dipendenti, contro i 3 di Germania e Francia e i 6 dell’UK).

Infatti, nell’articolo si dice che “la Corte dei Conti ha rilevato che le partecipate da Regioni, Comuni e Province, dalle municipalizzate agli organismi che forniscono servizi d’interesse pubblico, hanno un cda, di tre o cinque membri, ma hanno in media un solo dipendente. Per la precisione 1,5”. Certamente un’anomalia, purtroppo vera, ma che non ha nulla a che fare con i manager e ancor più con i manager veri.

Infatti il cda è l’organo collegiale al quale è affidata la gestione delle società per azioni e delle altre società la cui disciplina è modellata su quella delle società per azioni. È l’organo di governance eletto dall’assemblea dei soci, che ha appunto il compito di indirizzare e vigilare sull’attività aziendale rappresentando in modo proporzionale la volontà di tutti i soci. Per inciso è poi il management, quello vero e operativo in azienda, che deve assicurare una gestione attenta all’interesse di tutti gli stakeholder, anche quelli non rappresentati in cda come lavoratori ecc.

Ammesso che ci siano componenti del cda che nella vita fanno anche i manager e dovrebbero essercene di più, questi non svolgono in questo contesto un compito manageriale. Lo stesso vale per l’amministratore delegato che di solito è l’unico manager aziendale presente in cda con il compito di collegare volere degli azionisti e gestione operativa dell’azienda.

Certo, poi, lo scandalo delle partecipate pubbliche c’è ed è reale, con tanti dirigenti e componenti dei cda e spesso quasi nessun dipendente. Ma come ben sappiamo, spesso, per fortuna non sempre, anche i manager che hanno quel ruolo sono scelti non per capacità e merito, ma per appartenenza politica. E i membri del cda ancor peggio sono scelti con criteri del tutto fuorvianti.

Quindi mettiamo finalmente ordine nelle partecipate pubbliche, ma per favore anche nel lessico. E diamo a Cesare quel che è di Cesare e ai manager quello che è dei manager veri, non di quelli che non lo sono per incarico o perché non ne hanno le competenze e i titoli.

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