Da oltre tre anni sogniamo la parola “normalità” e cerchiamo di recuperare una stabilità perduta. Ma ora che appare in vista, toccando ferro, non c’è molto di cui rallegrarsi.
Finito il rimbalzo post-Covid, la crescita economica ritorna al consueto zero virgola degli anni precedenti, gli stipendi in valore reale vedono una lenta ma costante diminuzione, unico segno positivo è la tendenza al ribasso dell’inflazione, senza tuttavia che i tassi d’interesse ancora la riflettano.
In compenso, per ritornare a questo status quo ante, l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è aumentato di oltre 240 miliardi (elaborazione dell’Osservatorio del Terziario Manageritalia), dato che ancora non incorpora l’ulteriore indebitamento delle prossime rate del Pnrr. I soli bonus destinati alle costruzioni ne sono responsabili per oltre 116 miliardi (stime Def 2023).
Forse, ma ancora non è detto, abbiamo evitato una recessione più lunga e profonda, ma il nostro Paese rimane debole e privo di prospettive concrete che prefigurino un’inversione della tendenza al graduale declino. In questo contesto, riemergono perciò le minacce alle quali siamo purtroppo abituati: taglio della perequazione, contributo di solidarietà, taglio delle agevolazioni fiscali per il welfare. Provvedimenti che hanno assunto governi di ogni colore, perché facili da realizzare, certi nell’importo e punitivi per una minoranza di supposti “privilegiati”, che grazie a un meccanismo fiscale di prelievo alla fonte non possono sfuggire: dirigenti, quadri, pensionati.
Alla Corte costituzionale, che su impulso di Cida e Manageritalia nuovamente ne chiederà conto, il governo, come quelli passati, risponderà che non si poteva fare altrimenti per assicurare l’equilibrio dei conti pubblici e che i provvedimenti sono temporanei. Come in passato, faremo di tutto per far sentire la nostra voce e per ridurre i danni, consapevoli tuttavia di non avere molti alleati, in Parlamento e anche fuori.
In un’epoca in cui i capitali globali disponibili sono elevatissimi e anche in Italia il risparmio accumulato è molto ragguardevole, non riusciamo proprio ad uscire dalla trappola di bilancio e indebitamento pubblico? Molti settori del terziario nascondono una riserva di recupero della produttività, di potenziale di crescita dell’export e dell’internazionalizzazione: servizi professionali, informatica e digitale, finanza, assicurazioni, servizi alle imprese. Anche il retail e il turismo hanno margini di crescita del valore aggiunto.
E nei settori chiave della salute, della scuola, della formazione e della ricerca dovremmo accelerare, recuperare i gap, trovare posizioni di leadership, con un afflusso di capitali privati regolato e indirizzato.
In un sistema di regole adeguato ai tempi, focalizzato su incentivi (pochi) e disincentivi economici, potremmo mettere in movimento risorse finanziarie e umane oggi poco utilizzate, attivando finalmente una crescita dei redditi trainata dal lavoro qualificato e dalla professionalità.
Questa però non è la “normalità” a cui eravamo abituati. E anche questa volta l’appuntamento pare rinviato, senza una data alla quale affidare le speranze di nuove generazioni.
Mario Mantovani, presidente Manageritalia
https://it.linkedin.com/in/mantovani
mario.mantovani@manageritalia.it