Il Piemonte piace ai turisti, che sono in aumento e con un trend in crescita: non è soltanto una sensazione perché a confermarlo ci sono i numeri, anche quelli elaborati dall’Ufficio Studi CGIA Mestre (sui dati Istat, Regione Piemonte e camerali disponibili al 30 ottobre) per un’analisi commissionata da Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta e orientata sui risvolti economici e occupazionali, nel presente e, quello che più ancora conta, in prospettiva.
L’Associazione ha di recente reso pubblici i risultati del rapporto “Andamenti economico-turistici territoriali e uno sguardo alla demografia”, che offrono un quadro nel complesso positivo e incoraggiante, anche se non privo di ombre e di aspetti da migliorare: il Piemonte, con 5,2 milioni di turisti registrati nel 2022, sale addirittura in una classifica nazionale per arrivi in cui svettano Veneto, Lombardia e Toscana piazzandosi ad un più che lusinghiero settimo posto (dopo il Lazio e prima della Campania; Valle d’Aosta al diciottesimo con 1,2 milioni di arrivi) ma è il fanalino di coda per permanenze medie. Con appena 2,62 giorni di permanenza media il Piemonte chiude la classifica regionale delle presenze medie per arrivo turistico (20° posto). “Un dato, molto probabilmente – considera il rapporto della CGIA di Mestre -, condizionato dal prodotto turistico – città d’arte (meno giorni di permanenza media) ma che potrebbe riflettere soglie più elevate in relazione al prodotto-montagna: il Trentino Alto Adige con 4,20 giorni si posiziona 4°. Permanenze medie più elevate per l’area lacuale: 3,47 giorni per il Verbano; la provincia di Torino (2,55) si posiziona vicino al dato regionale (2,62 giorni)”.
Daniele Testolin, presidente Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta, sottolinea: “Le presenze in Piemonte sono avviate verso il recupero dei livelli pre-Covid ma, a fronte di una generale crescita turistica, va preso atto che la permanenza media è bassa, questa la criticità più evidente. Su questo, ma non solo su questo, bisogna lavorare per lo sviluppo di un comparto che ha ampi margini di crescita. Siamo fiduciosi e determinati. Le sinergie in atto sul territorio dimostrano che, se si vuole crescere, lo si deve fare insieme, pronti al confronto e investire sul capitale umano senza esitare a mettersi in discussione”.
I turisti arrivano ma si fermano poco e le presenze non sono ancora quelle del 2019, anche se non manca molto: nel 2022 Piemonte e Valle d’Aosta hanno totalizzato 17 milioni di presenze turistiche (rispettivamente 13 milioni e 700.000 e 3 milioni e 3.000) piazzandosi al dodicesimo posto in una classifica saldamente dominata dal Veneto (quasi 66 milioni) seguito da Trentino Alto Adige e Toscana. Il gap con il 2019 è dell’ordine dell’8%, superiore rispetto al 6% nazionale; sempre nel 2022 la provincia di Torino ha inciso per quasi la metà delle presenze regionali (6,2 milioni, un milione in meno rispetto al 2019.
A far la parte del leone ovviamente Torino e provincia, che pesa (in buona parte con il capoluogo) per quasi la metà degli arrivi e delle presenze, seguita dalla zona dei laghi e da Langhe, Monferrato e Roero. Basta guardare l’Incidenza in percentuale di presenze e arrivi in Piemonte per Agenzie Turistiche Locali DISTRETTO TURISTICO LAGHI: PRESENZE 29% ARRIVI 22%. ATL TURISMO PROVINCIA DI TORINO: PRESENZE 3% ARRIVI 4%. ATL ALEXALA: PRESENZE 5% ARRIVI 6%. LANGHE MONFERRATO ROERO: PRESENZE 9% ARRIVI 11%. TURISMO BIELLA VALSESIA VERCELLI: PRESENZE 4% ARRIVI 4%. TURISMO TORINO E PROVNCIA: PRESENZE 44% ARRIVI 46%. ATL CUNEESE: PRESENZE 6% ARRIVI 7%. L’estrema polarizzazione, quindi, è un altro elemento su cui riflettere. E lavorare.
Andrea Vavolo, ricercatore della CGIA di Mestre, illustra i dati e osserva: “Al di là del fattore pandemico, le analisi di lungo periodo restituiscono una crescita sostanziale del turismo italiano che in 14 anni (dal 2008 al 2022) ha visto salire il numero di presenze di oltre il 10%. In Piemonte la crescita (+19%) è stata quasi doppia del dato nazionale; nel 2022 si contano quasi 2,2 milioni di presenze turistiche in più rispetto al 2008. Più contenuta la crescita in Valle d’Aosta (+7%) che appare sensibilmente inferiore rispetto allo scatto del Trentino Alto Adige (+22%), seconda regione turistica d’Italia”. E pone l’attenzione sul turismo proveniente dall’estero: “In Italia il rapporto delle presenze straniere è 1 su 2. Nel 2022, le presenze turistiche straniere sono state pari a circa la metà del totale (49%): ben 201 milioni di «notti spese». La quota di presenze straniere in Piemonte (47%) è simile alla quota nazionale, mentre in Valle d’Aosta è più bassa (37%). La quota più elevata si verifica in Veneto dove 2 presenze su 3 sono straniere (67%), in termini assoluti sono elevatissime (nel 2022 hanno superato i 44 milioni); secondo posto assoluto per presenze straniere per il Trentino Alto-Adige: più di 30 milioni nel 2022”.
Segnali positivi anche rispetto al lavoro nei servizi turistici, almeno in quanto a numero di occupati, cresciuto in Piemonte di 2500 unità rispetto al 2019. Si contano quasi 32mila imprese attive per 43mila localizzazioni (sedi e territorio) e 132mila addetti (quasi il 6% del totale nazionale) tra dipendenti e indipendenti (da notare che nei servizi di alloggio/ristorazione 1 occupato su 4 è un autonomo, nella manifattura 1 su 10). In Valle d’Aosta le imprese sfiorano le 2 mila unità mentre gli occupati sono più di 10 mila; per la Valle d’Aosta si registra un numero di addetti medi per localizzazione (3,7) superiore al dato italiano (3,3) e piemontese (3,1). Se in termini di arrivi turistici, nel 2022 in Piemonte si registra ancora un gap del 2% (su base 2019), per l’occupazione complessiva il recupero è evidente: +2% sul 2019). Ristorazione e alloggio presentano invece un andamento opposto, positivo per la prima (+2,1% sul 2019) e negativo per il secondo (-3,6%). In Valle d’Aosta ristorazione e alloggio sono predominanti a livello occupazionale (93% sul totale degli addetti turistici) e presentano una crescita occupazionale significativa: +10% sul 2019.
Guardando alla produttività (rapporto tra valore aggiunto per ora lavorata) in Piemonte l’Alloggio e ristorazione rappresentano un settore a basso valore aggiunto (20 euro per ora lavorata occupato), la metà rispetto alla manifattura piemontese (41 €). Attività artistiche /intrattenimento/ divertimento hanno invece una produttività (40 euro per ora lavorata) superiore al totale settori (33 euro per ora lavorata) e in linea con la manifattura; anche in Valle d’Aosta l’Alloggio e ristorazione rappresentano un settore a basso valore aggiunto (23,5 euro per ora lavorata occupato), inferiore al totale settori (34 €). Attività artistiche/intrattenimento/divertimento hanno invece una produttività in linea con il totale dei settori.
Nel settore alloggio e ristorazione, quella degli addetti valdostani risulta (quasi 24 euro per ora lavorata) sensibilmente superiore a quella piemontese (poco più di 20 euro). La Valle d’Aosta rimane tuttavia lontana dall’altra regione montana: il Trentino Alto-Adige supera i 32 euro per ora lavorata. Guardando ai dati assoluti si evince anche il peso del valore aggiunto dell’alloggio/ristorazione che in Piemonte si attestava a 3,8 miliardi di euro nel 2019 (8° posto, dopo il Trentino-Alto Adige).
La produttività, invece, scende in termini reali: “Si nota una crescita del valore della produttività (valore aggiunto per ora lavorata) che risulta tuttavia più bassa rispetto alla crescita del livello dei prezzi; questo si verifica sia in Piemonte e Valle d’Aosta ma anche nella vicina Lombardia. Dunque, in termini reali la produttività è diminuita”.
Interessanti poi gli spunti che emergono dall’analisi delle retribuzioni lorde orarie per settore economico: in Piemonte per l’alloggio e ristorazione si notano retribuzioni più contenute (<14 euro per ora lavorata dai dipendenti) ma superiori agli altri servizi alla persona; per le Attività artistiche /intrattenimento/divertimento si raggiungono le retribuzioni più elevate, (31,06 euro per ora lavorata) ben superiori al dato del totale settori e anche rispetto alla manifattura. In Valle d’Aosta per l’Alloggio e ristorazione retribuzioni più contenute (intorno ai 14 euro per ora lavorata dai dipendenti), in linea con quelle degli altri servizi alla persona; per le Attività artistiche intrattenimento/ divertimento si raggiungono retribuzioni un po’ più elevate (18,34 euro per ora lavorata) e in linea rispetto alla manifattura e al totale attività economiche.
E altrettanto interessanti, per le previsioni sul futuro, i dati demografici che parlano di una popolazione in calo, anche se non ancora tra i giovani 15-29 anni ma che è da considerare un campanello d’allarme. Rispetto al 2014, la popolazione in Piemonte è più bassa del 4,1% (in 9 anni 180 mila residenti in meno), mentre in Lombardia è salita (nonostante il Covid). Si tratta di una flessione %, quella piemontese, identica alla Valle d’Aosta, e peggiore del decremento nazionale (-2,5%): “In Piemonte e in Valle d’Aosta, si nota, almeno per il momento, una tenuta con riferimento ai giovani 15-29 anni ma se si volge lo sguardo alla classe d’età precedente (0-14 anni) si notano cali rielevanti e superiori al dato nazionale, un fattore che condizionerà il futuro mercato del lavoro, in particolare quello «turistico» che si avvale maggiormente di personale d’età giovane.
In particolare occorre tener conto, al fine dei potenziali occupati nel turismo in futuro, dell’andamento previsionale della popolazione giovane (15-29 anni), destinata a flettere presto sia in Piemonte sia in Valle d’Aosta. Una previsione da tenere d’occhio proprio perché rappresenta un bacino importante in relazione all’occupazione turistica.
Le previsioni al 2026 indicano in Piemonte una crescita, anche netta, della popolazione giovane: nella fascia d’età 15-29 anni: +20 mila unità (+3,3%) rispetto al 2023. Tuttavia nel periodo 2026-2028 questa crescita si appiattirà e anche i giovani piemontesi in fascia d’età tra 15 e 29 anni torneranno a flettere (dal 2029 in poi). Un risultato che non preoccupa nell’immediato ma il problema si trasferirà alla prossima generazione: al 2040, 64 mila unità in meno in Piemonte tra 15-29 anni (-10,7%).
Anche in Valle d’Aosta le previsioni al 2026 sono di una sensibile crescita della popolazione giovane: nella fascia d’età 15-29 anni +732 unità (+4,1%) rispetto al 2023. Tuttavia nel periodo 2026-2028 questa crescita è destinata ad appiattirsi e anche i giovani valdostani in fascia d’età tra 15 e 29 anni torneranno a flettere dal 2029 in poi. Di nuovo un risultato non preoccupante nell’immediato, ma va sottolineato che anche per questa regione il problema si trasferirà alla prossima generazione: al 2040, infatti, si registreranno circa 2500 unità in meno nella classe 15-29 anni (-14,2%).