Qual è la situazione attuale della vostra azienda a livello di risultati e strategie?
«I risultati degli ultimi cinque anni sono stati eccellenti e anche le previsioni del prossimo quinquennio sono molto buone. Loccioni progetta e realizza sistemi di misura e controllo qualità per clienti che sono leader mondiali nei mercati della mobilità, energia, ambiente e benessere della
persona. La scelta di lavorare con i numeri uno al mondo ci porta continue sfide tecnologiche e una rete di relazioni altissime. Questi
clienti trovano da noi persone e competenze che sostengono i loro modelli di open innovation e fanno crescere il valore della nostra comunità di lavoro. È un sogno vedere nelle Marche la presenza continua di team di clienti del calibro di Bosch, Cleveland Clinic, Ferrari, General Electric,
Mercedes, Nuovo Pignone, Volvo e altri».
Su cosa state puntando di più per competere e crescere? E quali sono le principali sfide e prospettive?
«La grande sfida di questo secolo è la decarbonizzazione, da un’economia basata sul fossile a una a zero emissioni. Elettrificazione e digitalizzazione sono i due grandi driver: batterie, idrogeno, ecosistemi energetici rinnovabili, mobilità elettrica, sono alcuni degli ambiti in cui lavoriamo con clienti di primaria importanza. Importante anche rafforzare la presenza internazionale vicino ai clienti con team flessibili: l’italianità rappresenta un grande valore. Ma la vera sfida è continuare a investire nel vivaio dei giovani per favorire l’ingresso di chi ha le “bollicine negli occhi e l’ambizione di lavorare per i clienti numero uno”».
Qual è il ruolo dei manager e del management per far crescere e competere la vostra azienda oggi?
«Nell’impresa della conoscenza il vero capitale è la competenza dei collaboratori (il loro sapere, il saper fare e le loro abilità sociali) unita a quella “organizzativa” (le regole interne, le relazioni con i clienti, i fornitori, i partner). Il ruolo dei manager è di diffondere a tutti i livelli la cultura dell’“intraprenditorialità”, creare un humus positivo e un clima di fiducia per favorire un percorso di crescita da parte di ogni knowledge worker e l’innovazione come comportamento».
Che rapporto avete, come azienda e manager, con il territorio? Quali i pro e i contro?
«In occasione dei primi 50 anni d’impresa abbiamo redatto la carta “Noi siamo 2068”, ovvero come sarà il modello d’impresa a 100 anni dalla fondazione. La parola Territorio è al primo punto: “L’impresa è un bene sociale, che genera ricchezza e identità nel territorio. Non è solo proprietà privata, ma bene comune: non c’è impresa senza territorio e non c’è territorio senza impresa”. Questa la spinta che ha portato a investire in progetti pubblico-privati, come la messa in sicurezza del fiume Esino, il laboratorio con l’ospedale regionale, il progetto di innovazione rurale o i progetti con le scuole del territorio».
Guardando al futuro, cosa serve al vostro territorio per crescere?
«Il vero problema è invertire il trend demografico che, unito alla tendenza dei giovani di andare verso il nord, genera un problema enorme nel lungo periodo. Occorre rivalorizzare la periferia come nuovo centro. Un esempio: abbiamo progettato, insieme ai tre rettori di Ancona, Perugia e l’Aquila, la Scuola Situm per offrire ai ragazzi della laurea magistrale corsi che si tengono presso le migliori imprese delle tre regioni. In questo modo, possiamo far scoprire loro le eccellenze che abbiamo anche qui».
Quale rapporto e contributo avete e vi aspettate da Manageritalia per far crescere l’economia e il Paese?
«Continuare a spingere sull’importanza della managerialità nelle imprese italiane, anche attraverso progetti pilota che portino manager nelle aziende che attualmente non hanno dirigenti».
Manageritalia è partner di Motore Italia, il roadshow di Class Editori per contribuire alla crescita del management, perché i manager sono una parte determinante per far crescere le imprese.